Sogin, le allegre spese coi soldi degli italiani

giovedì 23 aprile 2020


Agli amministratori attuali si chiede se la storia stia continuando, ma anche se stiano continuando altre storie di danno erariale o di danno verso i contribuenti – utenti di energia elettrica.

Spiace ancora una volta, la stampa recente e meno recente è piena di articoli dello stesso tenore, di doversi occupare della Sogin Spa in senso negativo a causa di una interrogazione parlamentare, a cura del senatore Francesco Battistoni di Forza Italia, che fa trasparire possibili gestioni “allegre” dei soldi degli italiani. La Sogin è nata nel 1999 dal ministero del Tesoro col compito di gestire il decommissioning nucleare italiano e la gestione dei rifiuti radioattivi prodotti sia dai cicli industriali che dai processi ospedalieri italiani, ma ha ormai da anni assunto una dimensione europea grazie ad una serie di commesse svolte all’estero, alcune ancora in corso, e alle partnership europee a titolo oneroso, in particolare con Francia e Inghilterra, per lo stoccaggio provvisorio di rifiuti nucleari in attesa che la Sogin stessa, e lo Stato italiano, sia in grado di costruire il Deposito unico nazionale per lo stoccaggio e la gestione definitiva di tali rifiuti.

Anche nel campo di questa partnership, o forse lo dovremmo definire più semplicemente “contratto di servizi”, non sono rose e fiori, se si pensa che in data 11 luglio 2019 la Corte di giustizia europea ha formalmente accolto il ricorso della Commissione europea contro l’Italia per non aver comunicato entro quattro anni dal termine previsto dalle norme europee la versione finale del programma nazionale per la gestione del combustibile nucleare esaurito e dei radioattivi. Certo, questo tipo di mancanze non andrebbe ascritto direttamente alla Sogin, quanto alla mancanza cronica di decisioni politiche interne a tal riguardo, caratteristica italiana che concorre, assieme a tante altre, ad una non esattamente ottima reputazione verso i Paesi dell’Unione europea, nonostante il livello tecnico della Sogin sia tutt’altro che disprezzabile, anzi.

Ma l’interrogazione del senatore Battistoni, che peraltro ha il suo collegio elettorale non distante da uno dei centri gestiti dalla stessa società, la Casaccia, fra Roma e Viterbo, riapre vecchie ferite che poco hanno a che vedere col livello tecnico della società e dei suoi dipendenti, quanto con l’uso disinvolto dei soldi che questa azienda gestisce che, ricordiamolo, come ricorda l’interrogazione, sono “prelevati dalle bollette energetiche degli utenti”, più precisamente dalla componente A2rim della bolletta elettrica.

Viene fuori un ex presidente, Giuseppe Zollino (già candidato con Scelta civica di Mario Monti nel 2013 al Parlamento, non eletto e subito ripescato con quella carica, ndr) che evidentemente non del tutto soddisfatto da retribuzione e benefit vari chiedeva ed otteneva dalla Sogin non già di poter spostare il proprio domicilio per motivi di lavoro, che per quella carica non ricorrono, ma di spostare il costo di un appartamento a Roma, che già condivideva con la sua compagna, dalle sue tasche a quelle degli italiani che pagano la bolletta. E nonostante alcuni benefit ricevuti, Audi Q5 per uso promiscuo e autista a disposizione, chiedeva anche rimborsi per spese viaggio fra Roma e Padova, città quest’ultima dove svolgeva attività di professore associato all’università, fatto che fa domandare se per caso non si siano verificate “attività di doppi rimborsi fra Università di Padova e la Sogin”.

Per inquadrare meglio i fatti denunciati è bene ricordare che il periodo di gestione in Sogin fra il 2013 ed il 2016, con alla carica di presidente Giuseppe Zollino e amministratore delegato Riccardo Casale, non è stato esattamente tranquillo, l’amministratore delegato Casale, nel corso del 2015, arrivò a rassegnare le dimissioni esasperato da ciò che nella lettera di dimissioni presentata direttamente al ministro dell’Economia, non aveva esitato a denunciare comportamenti gravemente ostruzionistici da parte del presidente Zollino, “privi del minimo senso istituzionale”, come si leggeva nella lettera citata, e tesi a generare ritardi nei lavori del Consiglio di amministrazione, sia diradando le convocazioni, che impiegando tempi biblici per la semplice redazione dei verbali (roba che nel settore privato, è bene ricordarlo, avviene normalmente nell’arco di 24 ore, o 48 nel caso di modifiche) che spesso arrivavano a superare un mese di gestazione e talvolta addirittura superavano cinque mesi (sarebbe interessante sapere se questo avviene ancora).

Talvolta questi ritardi, come denunciato sempre dall’amministratore delegato, portavano al limite della scadenza procedure soggette a Via, ponendo l’azienda a grave rischio di penali, ma, come è noto, le penali di un’azienda di Stato le paga Pantalone, cioè il contribuente o, nel caso della Sogin, l’utente elettrico, cioè noi tutti cittadini italiani. In pratica, è lo stesso. L’amministratore Casale, tuttavia, arrivò a ritirare le dimissioni scegliendo a buon diritto di portare fino in fondo il suo periodo di gestione, avendo ottenuto nel 2015 e nonostante tutte le attività ostruzionistiche citate, ottimi risultati in termini di avanzamento lavori, il vero obiettivo di questa azienda. Scaduto il Cda, come si legge nell’interrogazione, l’ex presidente Zollino chiedeva di mantenere l’appartamento. Da ciò che si evince, sembra che la Sogin abbia dovuto rinunciare o abbia portato a scadenza, non lo sappiamo, il contratto di locazione in modo che Zollino potesse mantenere l’appartamento.

Insomma, non sarà ancora riuscita a costruire il Deposito nazionale la Sogin, ma sembra che con gli immobili in fondo ci sappia fare! Ma sempre a proposito di Deposito Nazionale, o forse no, c’è una richiesta finale nell’interrogazione: si chiede se risponda a verità “la notizia secondo cui l’ingegner Zollino abbia gestito, insieme al dottor Federico Colosi, attuale direttore delle relazioni esterne della Sogin, campagne di comunicazione per 3,5 milioni di euro”. Ebbene, non vogliamo entrare troppo nel merito, ma 3,5 milioni di euro per un’azienda di fatto inserita in un non-mercato o in un settore protetto, lasciano aperti molti interrogativi, non trattandosi di una somma piccola. Forse si tratta del Deposito nazionale? E se sì, che benefici effetti avrebbe avuto tale campagna di comunicazione, a parte le accuse della Ue, poi confermate dalla Corte di Giustizia europea?

Sono interessanti domande, alle quali dovrà rispondere l’attuale amministrazione della Sogin, alla quale è lecito chiedere anche, sempre citando l’interrogazione del sen. Battistoni, “se il nuovo management abbia ricevuto sollecitazioni dall’ingegner Zollino su qualsiasi argomento o se abbia ricevuto comunicazioni volte ad orientare scelte aziendali di qualunque tipo”. In altri termini, cari amministratori attuali, vi si chiede se la storia stia continuando, ma anche se stiano continuando altre storie di danno erariale o di danno verso i contribuenti/utenti di energia elettrica. Perché non paghi sempre Pantalone, ma chi si rende responsabile di questi danni, soprusi grandi e piccoli, o percepisca valori o utilità sulle spalle, e dalle tasche, degli italiani. A proposito, come va con l’avanzamento lavori?


di Edmond Dantès