Sogin, una comunicazione spericolata

lunedì 27 aprile 2020


In decreti e bilanci forse la chiave alle bizzarre spese nella comunicazione, compito del Cda attuale accertare le eventuali responsabilità di una presunta condotta non chiara, lo si deve gli italiani.

Ricordate qualche anno fa, quando il buon Beppe Grillo durante qualche suo spettacolo e dichiarazione, a buon motivo, sosteneva di aver capito che la Parmalat investiva, senza senso, i soldi e che guardando i bilanci, come aveva fatto semplicemente lui, a chiunque sarebbe stato facile intuire il resto? Bene, per cercare di capire le implicazioni della interrogazione del senatore Francesco Battistoni di Forza Italia (Atto n° 4-03220) che chiede ai ministeri competenti di conoscere una serie di spese effettuate dalla Sogin (Società pubblica responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi) nel periodo in cui era presieduta da Giuseppe Zollino e se sia configurabile un danno erariale, si è fatto lo stesso esercizio intrapreso da Beppe Grillo, si è data una sbirciatina ai bilanci della stessa Sogin ed in particolare alla voce “Società trasparente”, nella speranza che questa voce non rappresentasse né un mero auspicio, né una sottile ironia.

Con piacere, effettivamente, si è trovato un buon grado di trasparenza, segno indubbio di professionalità aziendale, e questo fa ben sperare per il futuro, quando all’azienda sarà richiesto di fare effettiva e totale chiarezza anche sui dettagli emersi dall’interrogazione depositata. Se la si vuole dire tutta, l’attuale Cda, a propria tutela, dovrebbe accertare le eventuali responsabilità di una presunta condotta non lineare, dato che il tutto è divenuto di dominio pubblico dopo l’interrogazione succitata e riportata anche dalla stampa. Far chiarezza è un atto dovuto, perché l’azienda la deve proprio a tutti quei cittadini italiani, a cui tra l’altro recentemente si è rivolta, tramite un video, dichiarando che dato il periodo che si sta vivendo vuole “fare arrivare la sua vicinanza ed incoraggiamento” proprio a loro, dunque quale miglior occasione per dimostrarlo senza sé e senza ma, questa volta non tramite la donazione di mascherine, gesto pur nobile, ma con i fatti a cui questo nuovo vertice è stato chiamato. Quello che incuriosisce in tutta questa storia è “se corrisponda a verità la notizia secondo cui l’ex presidente della società, Giuseppe Zollino, abbia gestito, insieme a Federico Colosi, attuale direttore delle relazioni esterne della Sogin, campagne di comunicazione per 3,5 milioni di euro” e su questo si è fatta qualche ricerca sul sito stesso della Sogin.

Il primo quesito è una premessa: perché il presidente e non l’amministratore delegato si è occupato di campagne di comunicazione? Questa risposta è stata trovata sia nella Relazione sulla gestione del 2013 nel bilancio della Sogin, che nel documento “Determinazione e relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa) per l’esercizio 2013” della Corte dei Conti, dove si legge che il Cda nella seduta del 26 settembre 2013 ha nominato l’amministratore delegato, nella persona designata dal ministero dell’Economia; attribuito al presidente, previa autorizzazione rilasciata dall’Assemblea del 20 settembre 2013, deleghe in materia di relazioni esterne e istituzionali, relazioni internazionali e supervisione delle attività di controllo interno; attribuito all’amministratore delegato, oltre ai poteri per la legale rappresentanza della società, tutti i poteri di amministrazione della stessa, ad eccezione di quelli attribuiti al presidente ed a quelli che il Consiglio si è espressamente riservato.

Le campagne di comunicazione, a quanto appare, ricadevano quindi nella diretta ed esclusiva responsabilità del presidente e non dell’amministratore delegato. Occorre prima di tutto precisare che le attività di comunicazione fanno parte integrante dei doveri che la Sogin ha verso i cittadini, data la materia estremamente delicata che gestisce. Sono così nel tempo nate, e si sono sviluppate con una certa costanza, attività di comunicazione legate alla presenza degli impianti nucleari sul territorio, i cosiddetti “Tavoli della trasparenza”, talvolta anche giustamente richiesti dalle amministrazioni locali. Esiste poi l’attività formativa, scientifica e tecnica sia di livello nazionale che internazionale, attività importanti, legate alle competenze caratteristiche di questa società, che dal punto di vista tecnico rappresenta un’eccellenza italiana, che andrebbe difesa ed ulteriormente sviluppata. Nel bilancio del 2013 non si trova nulla che si possa riferire all’interrogazione, ma è bene tenere a mente due numeri: “trasferta dipendenti euro 1.598.218”; “Pubblicità, mostre e fiere, ecc. euro 182.405”.

Nel bilancio dell’anno successivo, il 2014, nella Relazione sulla gestione, si rinviene una notizia che sembra essere interessante alla voce “Comunicazione ed eventi”, “l’organizzazione degli eventi ha seguito prevalentemente lo sviluppo delle attività di comunicazione per il Deposito nazionale”. Gli importi di spesa delle due voci di cui sopra si evolvono come segue: “trasferta dipendenti euro 1.464.739”; “Pubblicità, mostre e fiere euro 195.827”. Nel bilancio dell’anno successivo, il 2015, le stesse voci subiscono un’altra evoluzione, “trasferta dipendenti” è riclassificata come “Rimborsi per spese di trasferta e simili euro 1.849.837”; e “Pubblicità, mostre e fiere” è riclassificata come “Campagna comunicazione, mostre e fiere euro 3.234.327”. Le trasferte hanno quindi subito un incremento di euro 385.098 euro, più 26,29 per cento e la comunicazione ha avuto un incremento di euro 3.038.500, più 1.551,62 per cento! Ma è interessante notare che i numeri sarebbero ancora maggiori, infatti guardando in una sezione del bilancio che dedicata al conto economico per il Deposito nazionale e il Parco tecnologico, si legge: “La principale variazione rispetto al consuntivo 2014 riguarda principalmente le attività di comunicazione, che registrano un consuntivo di 4,1 milioni di euro contro gli 0,6 milioni di euro del 2014.

Infatti, per quanto riguarda le attività inerenti i Processi di comunicazione, si rileva che, nel corso del 2015: sono continuate le collaborazioni di Sogin con il Comitato scientifico e l’Osservatorio per la chiusura del Ciclo nucleare della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, organismi consultivi tecnici composti da autorevoli rappresentanti di enti scientifici e universitari; è stata perfezionata la stipula di contratti per la gestione degli aspetti di informazione e coinvolgimento del processo di localizzazione del Deposito nazionale; si è conclusa a novembre la campagna informativa sul Deposito nazionale e Parco tecnologico lanciata a luglio; si sono conclusi inoltre i lavori di preparazione dei 3 infopoint di Torino Porta Nuova, Roma Tiburtina e Bari Centrale, che saranno utilizzati, secondo quanto previsto dal c.3 art. 27 del D.lgs. 31/2010, per consentire la consultazione degli atti nella loro interezza.” A questo punto le domande che sorgono spontanee sono: qual è il numero che ci interessa 3,2 milioni o 4,1? Questi infopoint presso le stazioni ferroviarie, se sono stati realizzati, hanno sicuramente comportato delle uscite, ma sono stati mai aperti presso le stazioni citate o sono rimasti lì chiusi, come semplici cattedrali nel deserto, comportando solo spese di denaro pubblico? Forse, a qualcuno potrebbero essere di interesse entrambi.

Ma, soprattutto, questi soldi erano da spendere o no? Le domande sono lecite perché il riferimento legislativo trovato, ovvero il Decreto legislativo 31/2010, poi aggiornato al Decreto legge 192/2014 e convertito dalla Legge n° 11/2015 all’articolo 27 (Autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio del Parco tecnologico), ai comma 11 e 12, si recita quanto segue: “11. Entro trenta giorni dalla ricezione della proposta il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e del ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca per gli aspetti relativi all’attività di ricerca, sulla base della proposta formulata dalla Sogin Spa e del parere vincolante dell’Agenzia, individua con proprio decreto il sito per la realizzazione del Parco Tecnologico e attribuisce il diritto di svolgere le attività ad esso relative, di cui al presente decreto legislativo, in via esclusiva alla stessa Sogin Spa, nel rispetto del diritto comunitario. Con il medesimo decreto, la relativa area viene dichiarata di interesse strategico nazionale e soggetta a speciali forme di vigilanza e protezione e vengono definite le relative misure compensative.

Il decreto è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana e contestualmente sui siti internet dei suddetti ministeri, della Sogin Spa e dell’Agenzia. 12. Nella regione in cui è situato il sito prescelto per la realizzazione del Parco tecnologico, la Sogin Spa avvia entro trenta giorni una campagna di informazione diffusa e capillare volta a comunicare alla popolazione ed agli enti locali le necessarie informazioni sul Deposito nazionale; in tale campagna informativa si terrà conto, in particolare, dei temi della sicurezza, della salute dei lavoratori e della popolazione, della tutela ambientale, nonché di quelli relativi alle ricadute socio-economiche, culturali e di sviluppo del territorio connesse alla realizzazione del Parco Tecnologico e ai benefici economici previsti, della loro quantificazione, modalità e tempi del trasferimento alla popolazione interessata”.

Si evincerebbe, insomma, che la Sogin avrebbe dovuto procedere ad una campagna di informazione una volta stabilito per decreto il sito per la realizzazione del Parco Tecnologico, cosa che sembrerebbe mai avvenuta, tanto da aver subito l’Italia una condanna da parte delle Corte di Giustizia europea. Leggendo quanto sopra citato dai documenti ufficiali, se il sito per il Deposito Nazionale non era stato ancora decretato, chiunque si chiederebbe il motivo di tanti investimenti in comunicazione quando non vi era alcuna certezza né del luogo e né della data del decreto autorizzativo stesso. Rimane da chiedersi quale entità possa aver riconosciuto i costi sostenuti da parte della Sogin, intuitivamente verrebbe da dire, forse, l’Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente), ma su tale punto ci soccorre ancora una volta uno dei chiarissimi bilanci Sogin, ancora quello dell’esercizio 2015: “Tenuto conto di quanto riportato nel par.

“Sistema di riconoscimento dei costi del Deposito nazionale e Parco tecnologico”, relativamente alle perduranti mancanze del Regolatorio per il Deposito, considerati altresì gli obblighi in capo alla Società derivanti dal Decreto legge 31/2010 e dai vincoli temporali ivi previsti, con particolare riferimento alla Cnapi, la Società ha fatto fronte ai relativi pagamenti, attingendo alle proprie disponibilità liquide, come da prassi per gli esercizi precedenti.” Insomma, stando a quanto si può desumere, da qui, la società non si vede riconosciuti dall’Arera, i costi sostenuti soprattutto per le attività di comunicazione e informazione, segno indelebile del fatto che tali attività non sarebbero state considerate concluse ai sensi del Decreto legge 31/2010. Ci si chiede allora perché sono state avviate tali attività? Come si sono formate tali decisioni? Il Cda ha mai autorizzato tutto ciò? E sulla base di quali informazioni interne o esterne? Non esisteva almeno una funzione che si interfacciasse con l’Arera che chiarisse preventivamente questi aspetti, se vi fosse stato un dubbio su una norma di legge che appare molto chiara? Dall’organigramma indicato nel bilancio 2015 appare addirittura una “Divisione regolatorio”, nell’ipotesi che quest’ultima avesse avuto il compito di fornire un eventuale supporto interno su tali decisioni, chi ne era a capo ha fatto qualcosa per metterle in luce? E chi è stato il decisore o i decisori effettivi su queste attività? Non si può che limitarsi a formulare delle domande, sta ad altri trovare risposte convincenti, dato anche il dubbio posto, dall’interrogazione depositata dal senatore Battistoni, che vi siano stati danni erariali.

In questo tempo in cui molti cittadini italiani attendono 600 euro per tirare avanti, si scopre che in un altro tempo si spendeva qualche milione di euro, di soldi sempre dei cittadini, per una campagna di comunicazione, forse senza autorizzazione, soldi spesi inutilmente tra l’altro. A questo punto, se i fatti esposti corrispondessero al vero, è compito del nuovo vertice della Sogin fare chiarezza su questa bizzarra vicenda. Una sola cosa è certa e la si può sottolineare con una efficace battuta del principe della risata Totò: “Ed io pago”! Si, perché alla fine della fiera si ci rende conto che a pagare sono sempre gli italiani, dalla loro tasca, tramite la bolletta elettrica.

 

 

 

 

 

 

 

 


di Edmond Dantès