Spingeranno la gente alla rivolta

mercoledì 13 maggio 2020


Solo a pensare a che po’ po’ di guaio abbiano combinato Matteo Salvini prima e Matteo Renzi dopo, a consentire ai grillini di governare, viene una rabbia incontenibile, anche se per essere obiettivi la colpa di Renzi è stata molto più grave perché la catastrofe gialloverde si era vissuta eccome. Dopodiché va detto pure che Renzi sia stato agevolato da una forzatura costituzionale che seppure legittima non tutti i presidenti della repubblica avrebbero consentito, tanto è vero che nella storia il precedente di Oscar Luigi Scalfaro del 1994 parla da solo. Insomma ad agosto scorso quando del virus non c’era l’ombra già la maggioranza del Paese era convinta che la scelta di Renzi e l’interpretazione della carta per una maggioranza che dava un minimo di garanzia, sarebbero state un pericolo vero. E non si trattava di essere gufi, prevenuti, ma più semplicemente previdenti sia perché i grillini avevano dimostrato il peggio, sarebbe bastato pensare a Roma, sia perché assieme alla Lega si era già visto il disastro.

Come se non bastasse il 2020, virus a parte, si annunciava difficile, come difficile era la situazione del paese dopo l’esperienza gialloverde negativa. Oltretutto in democrazia ad avere paura del voto ci si rimette sempre, perché per un verso si irritano i cittadini privati temporaneamente dell’unico diritto certo per promuovere o bocciare, dall’altro si espone il paese ad un governo politicamente ipocrita, che per definizione nasce male. A mettere insieme infatti gruppi e partiti che se ne sono dette e fatte di ogni colore, che messi alla prova avevano fallito, che sarebbero stati spinti solo dalla voglia di impedire che scattasse la più importante regola della democrazia, l’alternanza, più che un rischio è una roulette. Per farla breve inutile nascondersi dietro le interpretazioni della carta, perché sarebbe come dire che i costituenti avessero previsto e scelto l’opzione di consegnare l’Italia all’azzardo, allo sbaraglio, alla guida di una maggioranza ipocrita, abborracciata, inadeguata e disunita.

Ovviamente non è così, le intenzioni dei costituenti erano tutt’altro, nel senso della ricerca per quanto possibile, di una maggioranza parlamentare sostitutiva di quella venuta meno, ma in grado di assicurare quella armonia, condivisione di un programma e di capacità d’azione coerente e chiara. Parliamoci con franchezza nei giallorossi non c’era nemmeno l’ombra di uno di questi presupposti, anzi c’era l’evidenza del contrario, e tutto quello che si è visto e che catastroficamente si vede, non è stato un caso, ma la più logica delle conseguenze.

Ecco perché prima del virus abbiamo assistito ad un teatrino spudorato sulla finanziaria, sui provvedimenti, abbiamo sfiorato la crisi quotidiana e dopo lo scoppio della pandemia a quanto di peggiore che ci sia, dall’inizio ad oggi, decreto dopo decreto, quello di stanotte compreso. Si fa presto a cercare di suggestionare gli elettori che in questo momento un cambio di governo sarebbe pernicioso, a cercare di persuadere tutti che il Conte bis sia il male minore, a cercare di nascondere dietro la paura, l’incapacità e la mancanza di visione e di statura politica. Si fa presto, ma non basta a cancellare le divisioni, le incertezze, la mediocrità e l’ignoranza di una strategia e della comprensione di ciò che servirebbe ora alla nazione, all’economia, al settore privato e della produzione per contrastare davvero la crisi. Come si fa a non vedere che questo governo ci stia portando a sbattere, che passata l’estate e la paura della malattia che soffoca il malcontento, ci sarà la rabbia a prendere il sopravvento, ci sarà l’esasperazione, la collera e l’indignazione.

Come non capire che quando l’ossatura produttiva del paese, fatta di piccole aziende, partite Iva, artigiani, commercianti, mondo del turismo, delle minuscole botteghe, tirerà il conto di questi mesi e sarà costretta a rinunciare, a portare i libri in tribunale, a dire basta, ci sarà rivolta. Come non capire che annunciare milioni di cartelle, confermare tutte o quasi le tasse da pagare, non aver messo subito i soldi necessari a compensare l’obbligo di chiusura sul tavolino, aver costretto la gente a file estenuanti con le banche, con i moduli, con l’Inps per la Cig, con la burocrazia, farà scattare una reazione. Come non immaginare l’insoddisfazione per un prestito che seppure agevolato non è voluto ma subito, oppure la collera nel giustificare con calcoli, pezzi carta, una perdita, uno sbilancio dovuto non all’incapacità ma alla impossibilità di lavorare. Come non rendersi conto che dopo un’estate passata a disperare con le distanze, le separazioni, la riduzione per decreto dell’offerta, la ricerca di mascherine, di guanti, l’abbattimento enorme del fatturato, un mondo di persone licenziato, un numero progressivo di serrande che verrà abbassato, non ci sarà furore.

Da ultimo come sperare che questo polmone produttivo ferito a morte non per colpa sua, non se la prenda con quell’apparato che al contrario è stato fatto dormire beato col bonifico di stato, con quel pubblico che ha continuato a percepire stipendi da favola, parlamentari e istituzioni che non hanno rinunciato a nulla pur di spremere fino alla scorza un bilancio disastrato. Per non dire di ciò che penseranno quei milioni di operatori obbligati alla chiusura e alle contorsioni micragnose da riapertura, dei soldi che il governo ha speso per i consulenti, le task force, la cooperazione e forse pure per i riscatti di chi incautamente si è andato a ficcare nei guai, perché sia chiaro molte Ong gettano allo sbaraglio troppe persone che sperando di salvare il mondo dalle guerre finiscono con alimentarle coi riscatti milionari pagati dallo stato. E per finire che diranno tutti quelli che avranno subito la fame da chiusura, un fallimento per mancanza di aiuti, di fronte al condono per gli immigrati, alla scarcerazione dei mafiosi, ai costi che lo stato paga per l’accoglienza ai clandestini e che mancano o scarseggiano per i cittadini? Insomma chi vivrà giudicherà se sarà stato meglio tenerci un governo e una maggioranza mediocre ed incapace, arrogante e fallace, oppure se dopo lo sbaglio gialloverde, quello giallorosso avviato e mai cambiato per mille scuse, abbia portato alla fine torti e rabbia nel paese.


di Alfredo Mosca