In piazza per la libertà e per il voto

Un 4 luglio importante e non solo perché la data è il simbolo della libertà, quella che in America nel 1776 sancì l’emancipazione dall’oppressione monarchica inglese delle prime 13 colonie, ma perché quando la maggioranza di un popolo invoca il voto significa che la democrazia è malata. Parliamoci chiaro: da noi la maggioranza elettorale reale è di centrodestra ed è per questo che non ci hanno fatto votare e cercano ancora in tutte le maniere di impedirlo. La giustificazione della Costituzione sui numeri in Parlamento in realtà è solo un paravento. Tanto è vero che non è detto affatto che qualunque presidente della Repubblica avrebbe scelto la stessa via di Sergio Mattarella, e se ci avessero mandato alle urne sciogliendo il Parlamento dopo la crisi gialloverde non ci sarebbe stata nessuna offesa alla carta fondamentale.

Insomma, nella fonte delle fonti è risaputo che, oltre ai numeri, si cita l’armonia, la capacità di essere in sintonia con la democrazia, col popolo e con la realtà elettorale. Ecco perché l’articolo 1 gli assegna la sovranità, che piaccia o meno questa è la realtà. Dopodiché, è vero pure che la formazione delle maggioranze si realizza in Parlamento. Dunque, in punta di diritto costituzionale quella giallorossa è certamente legale. Resta il fatto che seppure i numeri ci siano manca tutto il resto, l’armonia, la sintonia, la rappresentazione della democrazia. Qui non si tratta solo di questo o quel sondaggio che indica il centrodestra largamente in vantaggio, si tratta di maggioranza dei governatori che a settembre crescerà ancora. Si tratta di tutta l’economia reale che protesta contro il governo, si tratta della gente che invoca il voto quotidianamente.

Sia chiaro: si può far finta di niente, annunciare che il governo non si può cambiare, che ai giallorossi non esistano alternative come se le elezioni fossero nocive, si può usare la propaganda per dire che c’è una maggioranza che comanda, ma basterebbe un po’ d’onesta intellettuale per capire che una maggioranza così al posto del bene stia facendo solo il male. Del resto, se così non fosse i sondaggi sarebbero diversi, come sarebbero diverse le reazioni ai provvedimenti di Giuseppe Conte da parte di Confindustria, Confcommercio, Federturismo, Confartigianato, Confagricoltura, per non parlare degli autonomiPartite Iva, milioni di lavoratori privati.

Sabato scorso se non ci fosse stato il Covid-19 altro che 4mila. In piazza avremmo trovato centinaia di migliaia di persone almeno. Una marea di rappresentanze di ogni categoria che dal nord al sud dell’Italia protestano contro l’incapacità, l’incoscienza, l’ignoranza dei giallorossi verso una crisi che non hanno capito, valutato, contrastato come si dovrebbe. E non si tratta di populismo e sovranismo pericoloso, perché, piaccia o no, è proprio la Costituzione ad assegnare supremo valore al popolo, alla sua sovranità, alla sua volontà. Dunque, solo l’ipocrisia degli eredi di Palmiro Togliatti, dei cattocomunisti e dei grillini, considera un disvalore la voce del popolo, la tutela del primato nazionale, la primazia del tricolore innanzitutto. Del resto, che si tratti di ipocrisia è testimoniato dal fatto che a sinistra l’importanza del popolo va bene quando canta Avanti popolo alla riscossa, quando magnifica Giuseppe Pellizza da Volpedo, quando beatifica le repubbliche comuniste popolari e l’intangibilità delle loro sovranità, mentre quando il centrodestra invoca prima l’Italia e gli italiani, attacca col pericolo populista, sovranista e illiberale.

L’onestà intellettuale dei grillini e della sinistra Pci-Pds-Ds-Pd è quella dell’inchino antirazzista per George Floyd, ma delle spallucce su Hong Kong, sui cristiani massacrati nel mondo a partire dalla Nord Corea, sulle repressioni nel sangue di Nicolás Maduro oppure a Cuba, perché per loro non si tratta di razzismo, discriminazione, persecuzione, ma di autonomia della nazione. Per non parlare delle braccia aperte che per come sono state gestite e attuate rappresentano un esempio di disparità insopportabile al contrario, come se la povera gente, gli emarginati, i senza tetto italiani fossero figli di un Dio minore, eppure per i comunisti e per la propaganda radical chic, rive gauche, è il centrodestra ad essere illiberale e contro l’interesse nazionale.

Dulcis in fundo, l’Europa. Ebbene se c’è un’asse sovranista, opportunista è quello franco-tedesco che dall’inizio della Ue dispone a suo favore, tutela senza pudore gli interessi sovrani, vuole sottomettere tutti e specialmente gli italiani, perché un’Italia silenziosa e prona fa comodo alla causa, però nel verbo collettivo dei cattocomunisti i sovranisti pericolosi sono Matteo Salvini e Giorgia Meloni. La verità è che il lupo perde il pelo ma non il vizio, perché chi è figlio della cultura infida di Togliatti, delle due chiese sbugiardate dalla storia, della ignoranza grillina che non vuole il Mes perché sa bene che se lo accettassimo l’Europa prenderebbe il posto della Cina nelle scelte industriali ed economiche interne, non avrà mai un pensiero liberale, democratico e plurale. Per queste ragioni, ci impediscono di votare per paura di perdere il potere. Quelle 4mila sedie di sabato sono state solo un’anteprima, un piccolo antipasto. Perché sia chiaro: a ottobre, in Italia si vedrà e si capirà il resto.

 

 

 

Aggiornato il 06 luglio 2020 alle ore 17:28