Default Italy? Il ritorno dello straniero

Ricordate la Storia d’Italia? Quando, cioè, per cacciare un invasore facevamo appello all’intervento di una potenza straniera ancora più forte e vincente rispetto a quella da spodestare? E poiché tutto è destinato a replicarsi in peius, questo Terzo decennio del XXI secolo ci proporrà le sue scontate sorprese. Ovvero, in questa Europa della moneta capitale (ubiqua e impersonale) sarà l’Imperatore Euro a fare la differenza scatenando la sua Troika, che ci arriverà comunque, con Mes o senza Mes. Anzi: sicuramente con il “Mess” (che nella lingua di Shakespeare equivale a Caos!) che farà seguito a un’Italia sgovernata e assalita dai demoni di un debito pubblico fuori controllo, che le nostre future generazioni dovranno ripagarsi da sole e con immensi sacrifici. Questo perché non ci sarà mai per noi “cicale” un soccorso assistenziale da parte del Recovery Fund, di cui molti, forse davvero troppi si illudono di aggirare le famose “conditionalities”, (identiche a quelle che caratterizzano le usuali procedure per l’assegnazione dei fondi europei di coesione), per sperperarli in spesa corrente e generose mance elettorali. Così l’Italia cadrà inevitabilmente nella sofisticatissima trappola finanziaria per tigri di carta che ci sta approntando Bruxelles, mimetizzandola sotto gli arbusti floreali dei grants&loans (pari a due terzi di donazioni e un terzo di prestiti a tassi vicini allo zero) del Next Generation Ue.

Infatti, nel corso dei prossimi cinque anni, quando verrà gradualmente avviata l’erogazione dei fondi europei per il recupero della crescita economica post-Covid (in base a rigorosi cronopragrammi di riforme strutturali e al loro stato di realizzazione) l’Italia si renderà conto che l’aspetta un conto salato, sia per restituire in quota-parte il debito comune relativo all’emissione di titoli europei per finanziare la parte dei “grants”, sia per onorare gli interessi di ulteriore nuovo debito pubblico da noi contratto, stavolta relativamente ai “loans”. Per di più, se dovessimo contestualmente sottoscrivere gli impegni per ottenere i prestiti del Mes (che sono tutto fuorché gratis, in quando condizionati all’oggetto specifico del loro utilizzo e del vincolo relativo ai tempi e alle modalità della loro restituzione), ci ritroveremo a dover onorare una nuova, enorme complessiva massa di impegni finanziari, passando per le forche caudine del Patto di Stabilità che sarà certamente reintrodotto entro il 2021! Per cavarcela dovremmo essere un Paese serio. Agendo e non discutendo come stiamo facendo da decenni a questa parte di temi quali: il sesso degli angeli per discriminare la Destra dalla Sinistra; il mutamento di maggioranze ogni due mesi; il cambiamento in peius delle leggi elettorali ogni due anni; le semplificazioni burocratiche sempre più complicanti; il controllo ipocrita di un’immigrazione “liquida” e irregolare, che passa attraverso il colabrodo delle maglie di un inesistente diritto comune europeo dell’asilo, e di un Trattato di Dublino capestro, divenuto per noi un nodo scorsoio; i condoni fiscali per troppo furbi e i condoni edilizi per intemerati abusivi che divorano ancora un po’ di un territorio nazionale, martoriato e abbandonato sempre più a se stesso.

Nessuno pare aver ben presente come sia oggi strutturato il nostro marcescente sistema Paese, anche perché è sempre molto difficile dettagliare gli innumerevoli interessi frammentari e molecolari che paralizzano le capacità pubbliche di innovazione sia nel governo dell’economia, sia nell’ammodernamento istituzionale e sociale dell’Italia. È possibile, però, sintetizzare quei meccanismi diffusi di blocco rappresentandoli schematicamente come un tessuto cancerogeno ubiquitario le cui radici si diramano uniformemente nell’intero sottosuolo dello spazio collettivo nazionale, nutrite per metà da una legittimità burocratica paralizzante e, per l’altra, dalle condotte illegali di vasti poteri criminali e dei colletti bianchi. Quegli interessi molecolari si tengono assieme come gli acini di grandi grappoli appesi a robusti tralci disposti in migliaia filari (o filiere), saldamente ancorati al terreno sempre fertile della manna “reale” dei flussi di denaro pubblico. Il problema italiano è tutto qui: per motivi di consenso elettorale, non esiteranno mai un partito e un Governo di maggioranza in grado di estirparli, spremendoli per bene nel torchio fiscale al fine di recuperare denaro da destinare a investimenti pubblici e Welfare. Cosicché tra di loro quegli interessi diffusi e parassitari compongono un unico, eterno domino interconnesso che copre tutto il territorio peninsulare.

Laddove, ad esempio, è attivo un posto pubblico si crea automaticamente una sorta di microfeudo, così come analogamente accade in tutta l’economia sommersa del lavoro nero. Questo perché la rimozione forzata e l’annullamento di quei privilegi ostruttivi comporterebbe la perdita certa di milioni di voti e rischi concreti di rivolta sociale. Allora, per uscirne vivi non resta ai “buoni” superstiti che invocare l’intervento dello Straniero: quella famosa Troika che commissari governi inconcludenti e privi di progettualità, perché incapaci di un disegno unitario per orientare il futuro a medio-lungo termine di questo Paese. Sempre che nel frattempo non prevalga l’ondata sovran-populista del ritorno alla Liretta.

 

 

 

 

Aggiornato il 06 luglio 2020 alle ore 15:57