In difesa della Meloni

Da liberale sempre più convinto (sì, proprio perché non è affatto di moda: la direzione ostinata e contraria rappresenta per me una attrattiva irresistibile) detesto i paludamenti del politicamente corretto.

Insomma, credo religiosamente nel dibattito aperto. Amo le differenze quanto aborro il conformismo ideologico. In definitiva, penso che la restrizione del dibattito non sia mai buona cosa; le cattive idee si sconfiggono attraverso l’argomentazione, non attraverso la censura.

Talvolta il mio idealismo lib-lab deve, tuttavia, fare un passo indietro. Sul Fatto Quotidiano si invita ad usare lo “scoppio” contro Giorgia Meloni. Sento invocare l’intervento dell’Ordine dei giornalisti. Io, invece, resto in attesa, se l’articolo 414 del Codice penale non m’inganna, dell’intervento di una delle Procure della Repubblica di cui, da sempre mi auguro unilateralmente, il giornale di Marco Travaglio si è fatto house organ.

Post Scriptum ad uso dei diversamente intelligenti: io Giorgia Meloni non l’ho mai votata, ma proprio per questo – pensate voi che tipo strano sono – mi picco di difenderla oggi.

Aggiornato il 10 luglio 2020 alle ore 08:48