Charles Michel propone una proposta di mediazione. Una sorta di compromesso sul Recovery Plan e sul Multiannual financial framework 2021-27, il bilancio pluriennale dell’Ue. Il presidente del Consiglio europeo, in vista del summit del 17 e 18 luglio, mette sul tavolo la propria idea: 750 miliardi di euro per il Recovery Fund. Michel comprende la gravità della situazione. “È ora di agire, tutti facciano passo”, sostiene. La Recovery and Resilience Facility, cuore di Next Generation Eu, nella proposta di compromesso avanzata dal presidente del Consiglio europeo rimane con un budget invariato, 560 miliardi di euro, di cui 310 trasferimenti e 250 per prestiti.

Il 70 per cento dei trasferimenti dovrebbero essere impegnati nel 2021 e nel 2022, il restante 30 per cento dovrebbe essere impegnato “appieno” entro la fine del 2023. Le chiavi di allocazione delle risorse per il 2021-22 dovrebbero essere stabilite in accordo con quelle proposte dalla Commissione europea. Per il 2023, invece, il criterio della disoccupazione, che era stato criticato dai Paesi “Frugali” (Olanda, Danimarca, Svezia e Austria), perché ritenuto legato a “Legacy issues” e non alla pandemia di Covid-19, verrà rimpiazzato, secondo la proposta, dalla perdita cumulata del Pil registrata nel 2020-21, che sarà calcolata entro il 30 giugno 2022.

Se si prendono come base le previsioni della Commissione, è improbabile che questo cambiamento di chiave per il 2023 penalizzi l’Italia, che nel 2020 dovrebbe registrare la peggior caduta del Pil dell’intera Ue e nel 2021 registrare una ripresa in linea con la media dell’area euro. Intanto, ieri a Berlino si è tenuto un vertice tra Angela Merkel e Mark Rutte. Per il premier olandese ha dichiarato che il Recovery fund è importante, ma deve essere collegato alle riforme strutturali. Il riferimento all’Italia è apparso non troppo velato.

Aggiornato il 10 luglio 2020 alle ore 14:29