Conte ride alla Meloni perché ha perso, soprattutto la reputazione

venerdì 31 luglio 2020


Parecchi giornali evocano la dittatura. Dopo il voto sul rinvio a processo di Matteo Salvini per “lo stop alla nave Open Arms” e quello sul “prolungamento dei poteri speciali” al governo Conte senza una nuova seria emergenza. La stampa di opposizione e i commentatori sono quasi concordi nel sostenere che l’Italia abbia imboccato la via pericolosa della dittatura con due provvedimenti liberticidi. Il primo, la guerra all’avversario per via giudiziaria, come nel caso dell’ex ministro leghista; il secondo, le “risate in faccia” del premier Giuseppe Conte alla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, mentre arringava il governo sull’immigrazione selvaggia. Non sono completamente d’accordo che i due fatti segnino la deriva totalitaria del governo giallorosso. Ma di fronte all’emergenza immigrazione e alla propaganda che scricchiola, la sinistra e la maggioranza al potere stanno tentando il tutto per tutto, ma è come quando in piena presa della Bastiglia la Corte assediata si rifugiò a Versailles prima della definitiva caduta. Le due mosse, insomma, sono il segno della disperazione piuttosto che del comando. E ciò è fondamentale, perché in questi anni di governo sinistro e giallorosso il Paese non era pienamente convinto che l’opposizione avesse ragione, il ceto base dell’elettorato pensava che anche il centrodestra facesse la sua demagogia con Salvini “al Papeete” e con i “fascismi” della destra di Fratelli d’Italia.

Ma ora questa immagine è completamente caduta. E lo “sciacallaggio” persuasivo per tenere incollati come “sardine” gli affiliati sinistri al pericolo leghista e conservatore è andato in frantumi. A poco serviranno le trovate giustizialiste. L’opposizione ha ragione, come ai tempi degli “spring rolls cinesi”, è un fatto chiaro ed evidente. La mano morbida sull’immigrazione, gli sbarchi continui, le fughe dai centri e dagli hotspot, gli sbandati clandestini che girovagano nelle città, i positivi che circolano e i costi di queste imprudenze in tempi amari di crisi e di Covid-19 hanno persuaso gli ultimi scettici. D’altro canto, è evidente che nella stessa sinistra sia in atto uno scollamento, con la parte più avveduta e responsabile che vorrebbe nuove politiche, ma prima che si determini la scissione la chiamata alle armi era scontata. E sul voto su Salvini il ricompattamento c’è stato, neppure Matteo Renzi se l’è sentita di andare sino in fondo e dopo aver detto che “l’avversario si batte nelle urne” ha votato per il processo, convinto che ai tempi debiti delle intese sarà lui il mediatore. Ma che volete che sia “la faccia” per gente di sinistra che non l’ha mai avuta? Non si stupisca Giorgia Meloni quando il premier Conte “se la ride” di fronte a una donna leader giovane, onesta e impegnata, che si gonfia le vene mentre chiede “con che faccia spiegate agli italiani” le sciagurate politiche delle ultime ore. Giuseppe Conte ride perché se dovesse assumere quella intransigenza morale, quel senso dello Stato e del diritto, quel rispetto istituzionale e politico, dovrebbe scegliere il punto più alto del mondo per suicidarsi, lui e la sua maggioranza, che hanno fatto di tutto per violare ogni regola e ogni dignità. Ride, perché la rettitudine di Giorgia Meloni è paradossale per una sinistra che sta gettando la maschera.

Ma voi ci pensate che abbiamo fatto la “caccia al paziente uno” del Covid-19 e ora lasciano sbarcare decine di positivi senza nome? Voi capite che è stata lanciata la app “Immuni” per inseguire i contagi e adesso la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ammette che ci sono centinaia di infetti completamente invisibili e fuori controllo? Con queste ammissioni le sue dimissioni dal ruolo e dalle responsabilità sono già date, resta in carica per le gravità e le conseguenze. E dice bene quella vignetta sul Tempo che ritrae il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il premier Giuseppe Conte mentre si sussurrano all’orecchio: “Ahò, non è che sto’ voto Open Arms è fatto per giustiziare poi noi?”. Quindi, quale regime? Stiamo calmi ad evocare scenari che fanno comodo agli avversari per rinsaldare gli opposti estremismi, mentre sta per abbattersi lo tsunami quando ad ottobre esploderà tutta la crisi, quando le imprese che hanno chiuso riverseranno gli italiani in strada, quando gli alunni torneranno a scuola, quando servirebbe il massimo dell’efficienza sanitaria e noi avremo l’invasione strada per strada. D’altro canto che era una “guerra” lo si era capito, perché questi immigrati clandestini non sono qui né per integrarsi né per lavorare né per fare nulla di buono se non che concorrere con le loro mafie all’assalto dei fondi Ue e di tutti gli altri fondi di denaro lecito e illecito.

Il problema dell’Italia e dell’Europa è la messa in sicurezza. Pensate che cosa può accedere se un solo ruandese, a cui era stato obiettato il rinnovo del permesso di soggiorno, per rabbia ha dato fuoco alla cattedrale di Nantes! Ci rendiamo conto? Un solo ruandese, oltre tutto volontario, dotato delle chiavi della cattedrale, ricoperto di fiducia, di integrazione, di sostegno. Per aver temporeggiato sui suoi diritti non ha esitato ad appiccare fuoco a Nantes, il povero immigrato! Cosa può accadere in Italia e in Europa? È un bene, non un male, che anche i vari ideologi alla Bernard-Henri Lévy gettino la maschera. Sono stati loro a foraggiare questa gravissima deriva scambiando il buonismo col caos e la destabilizzazione. E consideriamo “un miracolo” che l’ex magistrato di Mani Pulite, Gerardo Colombo, la toga rossa che sembrava più irraggiungibile, si trovi mascherato da “nostromo” sulla nave che solcherà i mari del Mediterraneo in cerca di immigrati da salvare.

In acqua ormai sono costretti a scenderci da soli, a fare i presidenti di queste Ong “militanti-militari” allo scoperto con tanto di logo di Georg Soros e non più a trincerarsi dietro le varie Carola Rackete. L’Europa delle Angela Merkel e di Papa Bergoglio deve solo decidere se andare a picco con loro. Il rinvio a giudizio di Salvini, che con il ruolo di ministro dell’Interno e con ampio mandato popolare ha cercato di fermare l’invasione e proteggere i confini italiani ed europei, è una sconfitta della ragione e della verità. Non c’è un Renzi e nessuno a sinistra che all’ultimo si possa sfilare da questo suicidio globale, a cui hanno costretto l’Europa e anche i paesi africani e asiatici coinvolti in questa deriva mondiale, che ha sparso fame, morte e paura.


di Donatella Papi