Chiagni e fotti

Bertolt Brecht diceva essere sfortunato il Paese che ha bisogno di eroi, oggi sembrerebbe molto più sfortunato un Paese – il nostro – che ha bisogno di uomini di Cultura, di vera reale e dimostrata Cultura, alla sua guida invece di un assortimento malriuscito e proteiforme di improvvisati senza arte né parte. Il che è reso facilmente manifesto dalla ratifica della Convenzione Faro avvenuta nelle scorse ore alla Camera dei deputati, con i voti congiunti del Pd e del M5s, e per coloro che si chiedessero cosa sia tale “convenzione” è presto detto, in parole semplici e dunque comprensibili anche a un ministro di questa repubblica: con questa convenzione vengono di fatto posti dei pesanti limiti al nostro patrimonio artistico e culturale, per non offendere le culture degli altri paesi. Non paghi di aver messo le mutande alla Cappella Sistina, cinque secoli or sono circa, adesso staremo ben attenti a far sì che in nome del politicamente corretto e dell’onnipervadente pensiero unico, ogni espressione artistica – libera – dell’uomo, in Italia, sia soggetta a un controllo superiore – non si capisce bene eseguito da chi, né con quali competenze – che se individuasse in essa possibili offese a una non ben precisata “cultura” altrui, la vieterebbe.

Tutto il nostro immenso patrimonio artistico, intellettuale e culturale può essere soggetto a censura, quindi via i nudi evocatori di lussuriosi amplessi del Bronzino, si copra ogni sua tela, così come si vieti la lettura di qualsiasi sonetto licenzioso dell’Aretino Pietro, o ancora certe quartine dantesche. In breve abbiamo compiuto una resa culturale unica nell’intera storia dell’Europa occidentale, che era sopravvissuta a Poitiers, agli assedi di Vienna e persino a quella scaramuccia che fu Lepanto, ma non ci siamo genuflessi alla Mezzaluna, abbiamo piegato il ginocchio di fronte alla nostra stessa ottusità! Tutto inutile, non è l’Islam ad aver vinto come vogliono farci credere, è la più bieca e bassa ignoranza di coloro che regolano le sorti di questa nazione. Con questa ratifica della “Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società” già del 2013, l’Italia ha gettato via ogni propria dignità e identità, ha sputato letteralmente su secoli d’Impero Romano, sulle libere città comunali, sui Guelfi e sui Ghibellini, sulle Signorie, ha di fatto disprezzato millenni d’arte e di cultura, rinnegando le auree menti del Rinascimento e da lì tutti coloro che hanno reso magnificamente unica la sua storia sino al secolo scorso.

L’ignoranza dei nostri amministratori è tale ed in tale malafede, da neanche essere consapevoli che non soltanto a nessun musulmano serio e non ignorante non importerebbe nulla di passare davanti a un dipinto rappresentante un nudo femminile né davanti ad una statua romana, ma che proprio l’Islam fu tra i grandi estimatori della stessa, tanto da offrire, un tempo come oggi, cospicui compensi per avere i nostri artisti e le loro opere. Forse nessuno tra coloro che siede sugli scranni di Montecitorio sa che più volte il Turco offrì di avere al proprio servizio geni assoluti come Michelangelo Buonarroti e Leonardo da Vinci, quello stesso Leonardo al quale oggi si attribuisce il dubbio Salvator Mundi, che è il dipinto più costoso che si conosca ed è di proprietà di un ricchissimo sceicco arabo. Quale oscuro turbamento avrebbe dunque un fedele dell’Islam, vorrei saperlo dai dotti parlamentari nostrani, o quale potrebbe essere quello provato da un monaco buddista al seguito del Dalai Lama, o ancora quale fremito di disgusto spingerebbe l’Imperatore del Giappone a distogliere lo sguardo dalla Venere di Urbino di Tiziano Vecellio? È il nostro un nuovo mondo orwelliano dove tutto è soggetto ad una vera e propria psicopolizia che controlla ogni cosa, una Gestapo culturale che fa impallidire gli orrori del nazionalsocialismo – dilettanti – e le violenze della Russia stalinista. Inoltre, gli altri paesi a noi vicini, anche per il congruo numero d’opere d’arte in loro possesso e per il patrimonio culturale – inferiore al nostro ma non meno importante – quali Francia, Grecia e Gran Bretagna si sono ben guardati dall’accettare questa gogna incatenante.

Ma del resto, chi è causa del suo mal pianga sé stesso, recita l’antico adagio popolare, e adesso vedere levare alti lai di disperazione e rabbia dai banchi della destra, mi muove a un sorriso di commiserazione, dacché dopo che per sei decenni più o meno, proprio le fila della destra italiana si sono lungamente disinteressate alla preservazione e alla tutela del nostro patrimonio artistico e culturale, lasciandolo di fatto nella mani della sinistra che così si è impadronita – senza colpo ferire e con poca fatica – del potere più assoluto, insieme con quello della magistratura, che abbia il nostro Paese: l’Arte e la Cultura, facendone personale uso e dominio. Troppo tardi si sono accorti, i rappresentanti sovranisti odierni, dell’essersi lasciati decurtare della ricchezza più importante non solo dell’Italia ma del resto del mondo. Troppo tardi e ora non ci resta che sperare, appunto, negli eroi.

Aggiornato il 28 settembre 2020 alle ore 13:20