Tridico e lo stipendificio della quarta Repubblica

Uno stipendificio, ecco cosa è la Quarta Repubblica. Che va dai boiardi di Stato con stipendi da 240mila euro lordi l’anno, agli immigrati appena sbarcati, che ricevono subito un sostegno netto di 1.200 euro al mese per il solo fatto di essere irregolari e clandestini. Il lavoro, principio democratico e libertario, è sempre più umiliato e tradito con le previsioni di debiti a gogò e un milioni di disoccupati. La vicenda sconcertante del presidente dell’Inps Pasquale Tridico, di cui un articolo di Repubblica ha rivelato il raddoppio dello stipendio, da 60mila euro a 150, ha scoperchiato l’industria italiana dello spreco di denaro, la più attiva e redditizia. Nominato a marzo 2019 in quota 5 stelle all’ente di previdenza, l’economista rosso di Tor Vergata non si è fatto scrupolo in piena pandemia, ad agosto, di ottenere il via libera dal Cda per il vertiginoso aumento. La scusa è stata che il suo predecessore prendeva 103 euro lordi e che il compenso fu sdoppiato per retribuire il commissario speciale, così che l’adeguamento era cosa più che normale, visto che gli altri dirigenti prendono tutti sopra i 100mila euro arrivando anche a 240mila. Cari italiani, che avete votato il taglio dei parlamentari illudendovi di ottenere risparmi, rimarrete di stucco quando capirete che una riforma così strampalata servirà solo a mantenere i livelli attuali, concentrare il potere e accrescere i compensi.

Perché, come vedete, questo è l’andazzo, tale per cui “cane non morde cane” visto lo stuolo che accusa Tridico di malagestione ma non di soldi pazzi. “Uno che gestisce 400 miliardi di spesa pubblica non può guadagnare 60mila euro l’anno”, ha chiosato perfino Flavio Briatore. E dietro al “millionaire” a ruota un po’ tutti. Anche Matteo Salvini sulle prime infuriato ha corretto il tiro (“non discuto la congruità della cifra, ma l’inefficienza”), mentre Paolo Liguori, direttore di Tgcom, ha chiesto perfino scusa in diretta: “Non si può aggredire una persona per un compenso che era ridicolo”. Ricordo che 60mila euro l’anno lordi corrispondono a 5mila euro al mese, oltre ai benefit, l’auto, il telefonino, le segreterie, i viaggi pagati e i rimborsi vari. In più “il merluzzo dell’Inps” ha già assunto una bella portavoce, Daniela Bracco, per altri 80mila euro e gli aumenti riguardano a cascata anche l’Inail e altri dirigenti. “Si dimetta”, tuona Giorgia Meloni voce nel deserto.

Il più lunare di tutti è stato il premier Giuseppe Conte, il quale pur essendo l’aumento stato varato dal suo governo e dalla segreteria del ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, ha detto: “Non ne sapevo nulla, farò le mie verifiche”, mentre si diffonde un iter per cui tutti sapevano e nessuno ha fatto niente. Intanto la giustificazione è esilarante: per fare cassa hanno tagliato cartelle arancioni e altri servizi al pubblico. Come può una casta che percepisce anche 45mila euro al mese lorde, comprensive di stipendio da parlamentare italiano, europeo e anche comunale o regionale, capire che il compenso di Tridico era normale e che il raddoppio è un insulto in tempi di crisi mondiale! Si sono persi i parametri, è perso il decoro, è offesa la comunità a cui si applicano tasse e gabelle di ogni tipo. Poi almeno questi spudorati emolumenti servissero per la produttività, il rendimento, la crescita. Macché, vanno al contrario, perché spreco chiama spreco ed è una voragine senza fine. Ricordiamo infatti che Pasquale Tridico è l’inventore del reddito di cittadinanza, tale per cui il lavoro neppure si cerca più (solo nero) e il sostegno lo prendono dai carcerati ai ricchi delinquenti, oltre alle migliaia di stranieri al giorno che arraffano qualunque carretta pur di sbarcare a “Stipendilandia” per bivaccare e girovagare a spese del governo italiano.

Ma Tridico è anche l’inventore dei navigator dei beneficiari del reddito, cioè quello stuolo di 10mila persone (seimila assunti dall’Anpal e quattromila dalle Regioni), che percepiscono 1.700 euro lordi al mese e non fanno assolutamente nulla. Ma non è tutto. Il furbacchione dell’Inps è anche il mago del click day, il giorno più nero della burocrazia, quando s’inceppò il sistema e lui diede la colpa agli hacker. È il presidente delle casse integrazioni mai arrivate, della secolare riforma delle pensioni, dei 600 euro di bonus andati perfino ad alcuni parlamentari di cui “mister raddoppio” si rifiuta di fare i nomi invocando la privacy. Questo è il quadro sciagurato di questo paese, di Tridico e della casta contro la Repubblica, il tutto gestito dai grillini che erano quelli che avrebbero aperto il Parlamento come una scatoletta di tonno e invece sono gli artefici dei soldi a sbafo dalle tasche dei cittadini.

Aggiornato il 29 settembre 2020 alle ore 12:00