Per l’uscita dal virus serve l’unità nazionale

Se sono positivi Cristiano Ronaldo, Valentino Rossi e Federica Pellegrini, i super olimpionici palestrati e super controllati, che cosa sta accadendo nelle pieghe oscure dell’Italia immigrazionista? Lo ha mostrato una serie di servizi lanciati da Paolo Del Debbio nel suo “Dritto e rovescio”, in cui ha rivelato la condizione impressionante della parrocchia di Vicofaro, in provincia di Lucca, di don Massimo Biancalani, il “parroco disobbediente”, che ha ammassato in chiesa brande e coperte per dare ospitalità a decine di immigrati senza alcun distanziamento e protocollo sanitario. Tra le decine di giovanotti del “don” venti sono risultati positivi e alcuni sono già scappati. Non va meglio nei campi rom, nelle tante zone di bivacco a cielo aperto delle città italiane e neppure in quei comprensori del degrado dove stranieri con o senza permesso di soggiorno vivono ammassati senza controlli e senza igiene. Se facessimo tamponi a tappeto tra queste minoranze disgraziate che cosa emergerebbe?

La contraddizione più spaventosa del Governo di Giuseppe Conte sta tutta qui. Da una parte i coprifuoco imposti a bar, ristoranti e il numero chiuso a rischio delazione per le famiglie italiane e dall’altra un Paese “fuori controllo sanitario” per il numero insopportabile di stranieri senza regole e garanzie. Guido Bertolaso, ex capo della Protezione civile, ha detto che in lockdown ci manderebbe quelli che hanno creato questa situazione perché “lo sapevano anche i sassi” che alla ripresa autunnale ci sarebbe stata una fase critica e non si è fatto nulla per evitare le risalite dei contagi dopo mesi di tutto chiuso.

Dal Viminale la colpa è stata data alle discoteche e alla mobilità vacanziera, ma in verità per tutta l’estate gli sbarchi sono stati selvaggi per culminare con l’abolizione dei decreti Salvini che hanno riaperto i flussi spericolatamente. Anche se il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, assicura che tra gli stranieri va tutto benone, quasi fossimo noi il rischio patogeno. Dalla farsa insomma alla tragedia, mentre si succedono decessi eccellenti: dal padre di Francesco Totti, al povero Gianfranco De Laurentiis, a Jole Santelli, presidente della Regione Calabria, tutti con gravi patologie pregresse, a dimostrazione però che il virus è il peggior nemico del sistema immunitario. Negazionisti permettendo.

Quello che non si vuole vedere è il rischio virale e il disordine pubblico, una miscela esplosiva. E di fronte a tutto questo c’è un Governo politicamente illegittimo e una maggioranza delegittimata, che non riesce ad assumere posizioni univoche e che mostra ogni giorno il lato debole e fallace delle sue ideologie. Il risultato è un’alta litigiosità, una debolissima credibilità, un caos istituzionale, che vanificano sforzi e protocolli, ribaltando nel Paese confusione, allarmismo e irregolarità. Chi decide? Non siamo più in una democrazia parlamentare, ma in una democrazia mediatica, in cui tutto lo scontro si svolge davanti alle telecamere, virologi compresi e in cui tutti parlano contro tutto. In Francia, per fare il notista politico occorre la laurea, in Italia è tutto social e i Ferragnez contano quanto i politologi. Ma in questa fase fare come in quei film, in cui mentre l’aereo precipita si fa la scazzottata in cabina, rischia di essere fatale.

Per evitare il peggio forse c’è un’unica strada. L’unità nazionale, che spetterebbe al capo dello Stato auspicare e portare nella politica ai ferri corti, visto che Giorgia Meloni ha annunciato azioni clamorose contro le idiozie del Governo. Un’unità d’emergenza, di cui ha parlato nella sua audizione, al Senato, Pier Ferdinando Casini, auspicando una collaborazione diversa tra maggioranza e opposizione. E un gruppo centrista e moderato si è messo in moto. Nel frattempo, in una intervista al Giornale l’economista di Forza Italia, a Renato Brunetta, ha ricordato che è giunto il tempo di una unità nazionale.

Dopotutto, su Covid-19 e Recovery Fund è necessaria un’intesa collettiva, potrebbe essere l’unica via. “Lo vado dicendo in ogni puntata”, ha commentato Barbara Palombelli e poiché il suo “Stasera Italia” su Rete 4 è accreditato come “la quarta camera dello Stato” non c’è da escluderlo. Semmai il problema sarà Bruno Vespa, una volta era lui il gran cerimoniere.

Aggiornato il 16 ottobre 2020 alle ore 17:55