Dpcm, il “coprifuoco” e l’ira dei sindaci

Dalle stelle alle stalle, con tanto di ira dei sindaci. Un pacco, doppio pacco e contropaccotto tornato indietro per certi versi come un boomerang. In principio fu la conferenza di ieri sera: Giuseppe Conte, nella presentazione del nuovo Dpcm, aveva parlato della delega ai primi cittadini in merito alla chiusura, alle 21, di strade e piazze più frequentate, con ingresso consentito solo a chi doveva raggiungere abitazioni private o esercizi commerciali.

Apriti cielo. Virginia Raggi, su Twitter, ha commentato: “I sindaci dovranno disporre chiusure e restrizioni Covid? Mancano dati, informazioni, forze ordine e strumenti adeguati alla richiesta…attendiamo di leggere il Dpcm”. Dario Nardella, fascia tricolore di Firenze, ha puntualizzato: “So che la situazione è difficile ma lasciare sulle spalle di noi sindaci la scelta delle zone dove imporre e controllare il coprifuoco è impossibile. Il Governo corra ai ripari subito e cambi questa regola”. Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, è sbottato: “La norma inserita nel Dpcm che attribuisce ai sindaci il compito dopo le 21 di chiudere piazze e vie a rischio di assembramento, oltre che costituire un evidente scarico di responsabilità sui Comuni, è inattuabile con le sole (scarse) forze di polizia locale. Va tolta o cambiata”. Stessa musica per Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani): “Nei momenti difficili le istituzioni si assumono le responsabilità, non le scaricano su altre istituzioni con cui lealmente dovrebbero collaborare”.

Dopo la bordata di fischi, ecco il colpo di tacco. A segnalarlo sui social è il sindaco Gori: “Nel testo definitivo è stato tolto il riferimento esplicito ai sindaci che c’era nella bozza, citato da Conte in conferenza stampa. Ma non si dice a chi competerebbero quelle misure: se ai sindaci, ai prefetti, ai presidenti di Regione. Né con quali mezzi si possano attuare”. Un chiarimento poco chiaro, mentre Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali, a Rainews 24 ha provato a dissipare ogni dubbio: “Nel Dpcm c’era una norma che richiamava espressamente i sindaci. Quella norma è stata smussata. Detto questo, se c’è un quartiere da chiudere lo decidono i sindaci e non c’era neanche bisogno di inserirlo nel Dpcm, perché è già così. I sindaci sappiano che lo Stato è al loro fianco, 24 ore su 24”.

Il passo indietro c’è stato, c’è poco fare. Più che un colpo di tacco una ciabattata a porta vuota, che probabilmente non placherà le polemiche.

Aggiornato il 19 ottobre 2020 alle ore 12:58