Non se ne può più

Che ci sia un bel pezzo d’Italia col Governo è fuori discussione, perché la gran parte dell’apparato di Stato sia diretto che indiretto, della crisi se ne è buggerato restando al caldo dello stipendio garantito e ancora meglio del lavoro remoto, da casa e incontrollato. Del resto, ai giallorossi poco importa se il lavoro a distanza della Pubblica amministrazione sia più un problema che la soluzione, perché dall’inizio della crisi per la pandemia hanno pensato solo a scaricare il peso e i sacrifici ovunque, tranne che sui dipendenti dei pubblici uffici. Anzi, nonostante la spesa sia un colabrodo, hanno deciso di migliorare il contratto agli statali a partire dai dirigenti di Palazzo Chigi, di garantire l’erogazione anticipata del Tfr, aumentare il numero dei consiglieri di qualche azienda pubblica e il compenso di parecchi amministratori.

Come se non bastasse, hanno dato il via alle procedure per l’assunzione di decine di migliaia di insegnanti, amministrativi e dipendenti, perché per la sinistra se la macchina statale funziona male è sempre colpa della mancanza di personale, dalla giustizia, alla scuola, all’università, alla Pubblica amministrazione, insomma per loro più dipendenti pubblici ci sono e più lo Stato funziona bene. Si tratta di un principio antico della filosofia cattocomunista che inseguendo la linea statalista nei decenni ha utilizzato il mito del posto fisso per tenere buoni i cittadini e garantirsi il voto alle elezioni, è così che in Italia è diventato tutto o quasi dello Stato sia centrale che locale, col risultato di ingigantire la spesa pubblica in modo assurdo e strutturale.

Quando poi nel tempo c’è stata crisi non ne parliamo, perché per la sinistra coi democristiani, l’unico rimedio al disagio sociale, alla disoccupazione, alla scarsa crescita, alle difficoltà dei consumi e della produzione, è sempre stato quello dell’intervento del Paese con assistenza, beneficenza, assunzioni, pensioni anticipate, assieme alle creazioni di nuovi enti e aziende pubbliche per dare posti.

Insomma, non solo non si è mai pensato che più si ingrandisce lo Stato e più le casse pubbliche succhiano risorse, ma che gli interventi di assistenza temporali dopo la crisi diventano strutturali, per farla breve i costi si trasformano in definitivi. E così, di crisi in crisi, perché passato il miracolo degli anni Sessanta ce ne sono state, la situazione si è fatta grave: basterebbe pensare alle baby pensioni, agli scivoli per gli statali, ai privilegi contrattuali dei dipendenti di una quantità di enti, Bankitalia, Enel, Inps, Inail, Fs, Alitalia, Poste, Consob. I cattocomunisti hanno sempre favorito il pubblico rispetto al privato, diviso il Paese tra lavoratori di serie a e di serie b, bonus e malus.

Come se non bastasse, con l’appoggio scriteriato del sindacato i cattocomunisti hanno statalizzato una infinita serie di aziende decotte, col risultato che se prima quelle aziende andavano male dopo l’intervento statale sono andate peggio. Quando poi finalmente è iniziata la stagione delle privatizzazioni, anziché copiare dall’Inghilterra thatcheriana, si è fatto all’italiana, regalando per due lire i gioielli, e finanziando coi soldi dello Stato l’acquisto dei carrozzoni, col risultato di stimolare gli imbrogli e gli imbroglioni.

Che la politica economica, sociale e industriale dei cattocomunisti sia stata un fallimento è sotto gli occhi di tutti a partire dal sud, che è stato trasformato in un bacino elettorale con la scelta assistenziale, un Paese da socialismo reale schiacciato dalla spesa sulle spalle dell’impresa. È questa la ragione vera per cui da decenni non cresciamo e siamo ultimi in Europa. Perché tra spesa pubblica e gli oneri al servizio di un debito debordante, di risorse per gli investimenti, lo sviluppo, lo stimolo fiscale ne restano poco o niente.

Ma il peggio vuole che negli anni i Governi di centrosinistra abbiano fatto altro debito, vedi Matteo Renzi, per altri bonus, altre assunzioni, altri vantaggi agli statali e al settore improduttivo, anziché il contrario e cioè stimoli fiscali, vantaggi finanziari, crediti agevolati, sgravi sostanziosi e semplificazioni, per i privati e per le produzioni.

Ecco perché lo Stato è diventato sempre più grande e il settore privato produttivo sempre più piccolo e gravato di tasse, burocrazia, adempimenti, costi e complicazioni da togliere il respiro oltreché la voglia d’intrapresa e d’investimento: si tratta di una miopia tragica della sinistra, sullo sviluppo, sull’economia per non parlare di democrazia.

È il motivo per cui, oggi, chi produce ricchezza e occupazione, volume da reddito produttivo, non ne può più. Perché fra tasse, documenti, permessi, vincoli, limitazioni, costi e oneri indiretti, certificazioni e controlli, difficoltà di accesso al credito, solo a pensare di fare impresa viene la voglia di rinunciare. E in mezzo a questo quadro generale che basterebbe per capire subito cosa servirebbe, con l’aggravante di una crisi epocale da pandemia, i giallorossi che di sinistra sono cosa hanno fatto? Incredibile ma vero hanno continuato a ingigantire la spesa statale dell’apparato improduttivo, dell’assistenza, dell’impiego pubblico cappuccino e cornetto, seppure da casa anziché al bar visto il lockdown e lo smart working. Come se non bastasse, pensano di inviare 10 milioni di cartelle fiscali a quei poveretti che non avendo fatturato non potranno pagare, però col contentino di un ritardo di qualche mese a fronte del quale il fisco avrà due anni in più per controllare, alla faccia del rispetto del diritto di reciprocità.

Dulcis in fundo è appena iniziata la cosiddetta seconda ondata del Covid che già gira voce della terza, roba da matti, si corre il rischio di restare chiusi per anni, sepolti vivi, nell’attesa che salti la baracca perché così finirà col Paese fermo, il Pil a precipizio e il debito alle stelle, altroché segnali positivi che ci raccontano per tenerci buoni. Però state tranquilli, perché i giallorossi pensano alla patrimoniale, sulla casa o sul risparmio. Del resto, quella cima di Paolo Gentiloni lo ha annunciato, perché la sinistra dopo aver rovinato l’economia, la democrazia, limitato le libertà costituzionali ci metterà una serie di patrimoniali. Non se ne può più, qualcuno ci aiuti a dirlo, ad iniziare magari dal centrodestra che è inebetito di fronte all’attacco più grande partito, dalla Cina comunista, alla storia al pensiero di destra liberale, democratica, solidale, mondiale e nazionale.

Aggiornato il 20 ottobre 2020 alle ore 11:11