Dopo la mascherina arriverà l’obbligo del colbacco

Parliamoci chiaro dopo l’idea della polizia in casa, delle spiate, di Bella ciao simbolo di democrazia e garanzia, dopo i controlli sulla spesa privata, l’abolizione o quasi della moneta ufficiale, l’utilizzo dei Dpcm per scavalcare il Parlamento, l’eliminazione di libertà costituzionali e il coprifuoco, l’obbligo del colbacco con la stella falce e martello potrebbe essere l’ultima idea per strizzarci bene tutto il cervello. Del resto, con una maggioranza la più di sinistra della storia, la somma dei figliocci di Palmiro Togliatti, cattocomunisti e dei grillini amici di Nicolás Maduro e della Cina, pensare di svegliarsi una mattina, visto che arriva l’inverno, con l’uso obbligatoria del cappello rosso per eccellenza ci potrebbe stare.

In fondo, con questa maggioranza della democrazia c’è rimasto poco perché è dall’inizio che impongono alla gente tutto il contrario delle libertà assicurate dalla carta, senza che nessuno dica niente, insomma sembra che alcune istituzioni siano diventate pie illusioni.

Dal fisco che fa strame dei diritti del contribuente, alle Camere diventate passacarte, ai decreti che da atti amministrativi si sono trasformati in atti inappellabili e impositivi, al Grande Fratello sulla vita sociale e privata dei cittadini, agli incontri domestici limitati, se non è soviet diteci cosa sia. Qui non si tratta più di cautele, provvedimenti a tutela della salute, giusti e doverosi, si tratta del ribaltamento del pensiero liberale, del dettato costituzionale, della libertà individuale, non sulla base di evidenze scientifiche assolute, ma di semplici indicazioni, oltretutto contrastanti, di una quantità di esperti molti dei quali fino a ieri sconosciuti.

Per non dire che alcune imposizioni con la salute non c’entrano niente tipo l’utilizzo del contante, il prolungamento da 5 a 7 anni dei controlli fiscali, oppure la tassa sui licenziamenti di cui si parla, ma a dirla tutta pure la mascherina all’aria aperta per molti è un inutile eccesso del Governo giallorosso. Ma se questo non bastasse, c’è l’evidenza di una politica economica che testimonia una deriva comunista, statalista, assistenzialista, pauperista, fiscalista e repressiva, esattamente opposta a quella liberale democratica ed espansiva, che servirebbe alla crescita e alla ripresa del Paese.

Insomma, non solo il Governo ha spaccato il Paese in due, tutelando solo il pubblico a scapito del privato, ma insiste a mazzolare il segmento produttivo con una serie di obblighi e imposizioni da libro di Francois Furet “Il passato di un’illusione”, come se lo Stato si tenesse in piedi con risorse proprie. Ovviamente non è così, perché l’apparato statale senza il pompaggio dell’economia privata, produttiva, individuale, rischia di saltare per collasso fiscale, senza la produzione della ricchezza e la sua distribuzione c’è solo il crollo di tutta la nazione.

Ecco perché il Governo, anziché pensare a tutelare il pubblico, avrebbe dovuto pensare all’esatto contrario, visto che uccidendo la gallina dalle uova d’oro non può esserci futuro, per questo abbiamo scritto che in un momento di crisi tragica, la prima cosa sarebbe stata quella di intervenire sulla spesa piena di sprechi, sperperi, privilegi per questo e quello, per recuperare e trasferire magari temporaneamente risorse dal superfluo al necessario, dal pubblico al privato.

Oltretutto, su questo principio il Governo è in totale contraddizione, perché sul Covid ha giustificato limitazioni e restrizioni con la motivazione di intervenire sul non essenziale a favore del resto, mentre sulla spesa pubblica sta procedendo in senso opposto, aumenti agli statali, assunzioni improduttive, assistenzialismo. Per farla breve, aumenta il superfluo e colpisce l’indispensabile.

Ma il colmo vuole, a proposito di colbacco e comunismo, che i sindacati addirittura minaccino l’agitazione collettiva. Perché, secondo loro, gli aumenti e le concessioni contrattuali ai dipendenti pubblici stanziati, parliamo di svariati miliardi di euro, sono pochi.

Insomma, la triplice anziché dire ai dipendenti pubblici ringraziate Dio che in un momento come questo state tranquilli del bonifico e del posto, visto che nel privato ci sono milioni di lavoratori che rischiano il licenziamento, li sostengono per gli aumenti caricando la spesa pubblica di risorse sottratte a chi ne avrebbe invece bisogno vitale, roba da matti. Detto e fatto, perché il Governo più di sinistra della storia su questo ha deciso di aprire un confronto, perché i comunisti se si tratta di depredare le casse pubbliche per assistenzialismo, spesa improduttiva, statalismo, aprono un tavolo. Ma se si tratta di erogare un fondo perduto, pagare gli arretrati ai fornitori privati, fare un saldo e stralcio di cartelle, rispondono niet, i soldi non ci sono. Eppure, su una spesa pubblica che sfiora i mille miliardi quante decine e decine di miliardi si potrebbero recuperare, sottraendole magari solo temporaneamente al superfluo, per sostenere in ogni modo le imprese, gli artigiani, i commercianti, le partite iva, le officine e le centinaia di migliaia di posti di lavoro che assicurano. Altro che 35 miliardi del Mes, intorno al quale siamo al cabaret fra annunci e smentite.

Infine, il Governo tenuto in pugno dai grillini che amano Maduro e la Cina, che hanno devastato definitivamente Roma, che col reddito hanno bruciato miliardi anche per i delinquenti, che hanno imposto la prescrizione e il fine pena mai, che hanno un ministro della Giustizia indifferente allo scandalo “Palamara”. Insomma, il Governo giallorosso ha bruciato 100 miliardi senza che il Pil se ne accorgesse, alla faccia dell’economia, della democrazia, della crescita. Verrebbe da dire che bravi questi comunisti e cattocomunisti, perbacco, da domani tutti col colbacco.

Aggiornato il 21 ottobre 2020 alle ore 10:48