Ipocrisie di Governo

In passato, il bombardamento di annunci poco veritieri da parte di chi ricopriva ruoli importanti nel Governo del Paese erano meno virulenti e, quasi sempre, trovavano una immediata denuncia da parte di coloro che o erano alla opposizione, o ricoprivano ruoli chiave nel mondo del sindacato, o in quello della informazione. Da almeno due anni, invece, assistiamo a sistematiche dichiarazioni, a quasi giornalieri annunci, che, a mio avviso, si configurano come vera “propaganda di Stato” e per cui, come tale, sarebbe opportuno invocare la stessa norma prevista per la “pubblicità ingannevole”; sì, quella norma che colpisce chi con un messaggio falsato e distorto, esalta qualità che il prodotto non possiede, ingannando il consumatore. Secondo l’ordinamento giuridico italiano la pubblicità ingannevole è “qualsiasi pubblicità che in qualunque modo, compresa la sua presentazione, sia idonea ad indurre in errore le persone fisiche o giuridiche alle quali è rivolta o che essa raggiunge e che, a causa del suo carattere ingannevole, possa pregiudicare il loro comportamento economico ovvero che, per questo motivo, sia idonea a ledere un concorrente” (decreto legislativo 145/2007).

Ebbene per motivare il mio sconcerto e per poter giustificare questo riferimento con la “pubblicità ingannevole” riporto alcune dichiarazioni prodotte da personalità che attualmente ricoprono cariche di elevata responsabilità come, solo a titolo di esempio il ministro Paola De Micheli, il ministro Roberto Gualtieri o addirittura il presidente del Consiglio. Entro la fine del 2020 disporremo di un vaccino contro il Covid 19. Poi scopriamo che nel migliore dei casi il vaccino sarà disponibile nel secondo semestre del 2021. Il trasporto pubblico locale è sicuro. Poi scopriamo che è sul banco degli imputati per essere sospetto di alimentare in modo virulento il Covid; poi scopriamo che i mezzi di trasporto usati hanno ancora una occupazione fino all’80 per cento, numero che deriva da criteri di omologazione dei mezzi per i quali l’80 per cento di occupazione degli spazi consente la presenza di 5 persone per metro quadrato, mentre i servizi ferroviari di lunga distanza Freccia Bianca e Freccia Rossa rimangono con tassi di occupazione pari al 50 per cento, mettendo in crisi sia Italo che Trenitalia e generando la più grande forma di discriminazione nell’erogazione dei livelli di servizio ferroviario che la Repubblica italiana ricordi. Il programma Italia Veloce che contiene un elenco di opere infrastrutturali ha un costo globale di circa 200 miliardi di cui 130 già disponibili. Poi abbiamo appreso che le disponibilità non superavano nel triennio 2020 – 2022 i 6 miliardi di euro.

Entro la fine del corrente anno disporremo di un venti per cento della quota destinata all’Italia dal Recovery fund. Poi abbiamo scoperto che il Recovery fund era una aspirazione e che per difficoltà nei negoziati tra il Consiglio e Parlamento europeo non sarebbe stato possibile disporre del Recovery Fund prima della seconda metà del 2021, sempre se il Parlamento europeo riesca ad approvare tale proposta. Abbiamo stanziato e resi disponibili per investimenti nel 2020 19,7 miliardi di euro. Poi scopriamo, come ho ricordato in un precedente blog, che tali risorse dopo dieci mesi non sono ancora state rese disponibili e ancora la quota assegnata alle infrastrutture è di 6.091 milioni di euro ed inoltre nel triennio 2020 – 2022 è erogabile soltanto 1.730 milioni (356 milioni nel 2020, 668 milioni nel 2021 e 774 milioni nel 2022).

Il terzo trimestre del 2020 ha visto una forte crescita del Prodotto interno lordo e, addirittura, entro il 2021 massimo il 2022 torneremo ai valori del Pil prima del Covid 19. Poi però scopriamo che tra inizio e fine del 2020 le piccole e medie imprese potrebbero perdere un milione di posti di lavoro. ArcelorMittal ha pagato tutte le imprese dell’indotto del centro siderurgico di Taranto ed è in fase conclusiva l’ingresso di Invitalia nella società. Poi scopriamo che ArcelorMittal non ha ancora chiuso nessuno accordo con Invitalia e che ha chiesto la Cassa integrazione speciale per altre 13 settimane, ha chiesto una proroga di una Cassa integrazione speciale (Cigs) che dura dal mese di luglio del 2019. In merito ai pagamenti delle imprese dell’indotto, abbiamo appreso che i pagamenti di tali attività sono critici e i tempi di attesa superano i 150 giorni.

Entro il 30 dicembre 2019 sarà disponibile il nuovo Regolamento unico del Codice dei contratti nel comparto delle opere pubbliche. Poi scopriamo che pur se tale provvedimento, secondo il decreto Sblocca cantieri sarebbe dovuto essere disponibile entro dicembre 2019. In realtà il nuovo Regolamento probabilmente vedrà la luce non prima di fine 2020. Questo nonostante, come ripeto spesso, i lavori pubblici siano fermi al palo da almeno cinque anni a causa di un Codice appalti folle e indifendibile. Il Governo si impegna a realizzare e ad inserire nel Recovery plan l’alta velocità ferroviaria da Salerno fino a Reggio Calabria – Messina e Palermo e come tale non ci sono più pregiudiziali per la realizzazione del ponte sullo Stretto. Sarebbe infatti un non senso realizzare un asse ferroviario veloce senza prevedere un collegamento stabile. Poi scopriamo che il ministro dell’Economia e delle Finanze rilascia questa dichiarazione: “Siccome dubito che costruiremo il ponte di Messina nei prossimi cinque anni, per me il dibattito può continuare ma non dovrà essere collegato al Recovery plan”.

Ogni futura iniziativa programmatica legata agli investimenti in infrastrutture contemplerà risorse finanziarie destinate al Mezzogiorno pari alla quota del 34 per cento e, in particolare nel Recovery plan in corso di definizione tale soglia potrà addirittura superare il 40 – 45 per cento. Poi scopriamo, anche alla luce delle linee guida per la definizione del Recovery plan prodotte dal Governo, che per il centro nord sono pronte opere per oltre 70 miliardi di euro e per il Mezzogiorno l’importo non supera i 6 miliardi di euro. Potrei continuare nella triste elencazione di annunci che, mese dopo mese, stanno incrinando la credibilità di chi attualmente è preposto alla gestione del Paese e non è la mia una boutade quella di ricercare davvero un garante, un certificatore sistematico delle dichiarazioni, ormai giornaliere, su interpretazioni della realtà e su prospettazioni di un futuro prossimo che poi nei fatti diventa sempre più un futuro lontano o, addirittura, il nulla.

In particolare, sarebbe bene che almeno per il Mezzogiorno il Governo evitasse questo comportamento offensivo per una realtà territoriale che partecipa alla formazione del Prodotto interno lordo del Paese ma che non utilizza nessun beneficio diretto ed indiretto. Voglio solo ricordare, per pura e banale informazione, che i cittadini del sud hanno difeso sempre la realizzazione dei valichi come il Brennero e il Frejus, perché convinti che tali opere erano il cordone ombelicali che legava l’intero Paese all’Europa, finora però non ho letto una frase a difesa della realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina da parte di chi vive nel centro nord. Eppure il ponte è, a tutti gli effetti, un cordone ombelicale essenziale per l’economia del Paese, è il terzo grado di libertà che oggi l’isola non possiede, è la condizione per cui si motivi davvero una rete ferroviaria efficiente e veloce nell’isola. Sì lo so: i miei sono sfoghi inutili. perché il ,inistro Gualtieri ha detto no.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

Aggiornato il 31 ottobre 2020 alle ore 10:46