Un Governo che va sfrattato, altro che aiutato

Il verbo sfrattare è stato proprio quello usato da Silvio Berlusconi prima che un fulmine lo colpisse sulla via di Damasco, anzi a dirla tutta non solo ci fu il cosiddetto “avviso di sfratto” coi risultati delle Regionali, ma la continua giaculatoria sul Governo più di sinistra della storia. Per non parlare dei giudizi del Cavaliere sui grillini e sull’ingresso in maggioranza del partito di Laura Boldrini: insomma, un ritornello di aggettivazioni antagoniste contro l’esecutivo e contro le sinistre, eppure detto e fatto perché da qualche giorno Silvio si è smarrito e curiosamente convertito. Per farla breve, Berlusconi e Forza Italia sono passati dall’avviso di sfratto senza discussione alla necessità assoluta di sostegno e collaborazione, una roba non solo strana in quanto tale, ma impossibile, perché tra la maggioranza più di sinistra di sempre e il centrodestra, la differenza di programma e strategia è la cosa più grande che ci sia. Ma se questo non bastasse, nella maggioranza tra ex Rifondaroli comunisti e grillini, hanno fatto a gara per accusare di ogni nefandezza Berlusconi come fosse il peggiore male della storia nazionale. Dunque, pensare di farci accordi e mediazioni genera dubbi, sospetti e suggestioni. Oltretutto, questo Governo è dall’inizio che non solo se ne buggera dell’opposizione ma l’attacca e la dileggia in continuazione, ecco il motivo per cui immaginare una possibile collaborazione sa più d’inciucio che di mediazione.

Sia chiaro: noi a Berlusconi vogliamo bene eppure tanto, e lui lo sa eccome, lo abbiamo sempre difeso a spada tratta e spesso in condizioni difficili e solitarie, ci siamo schierati al fianco suo quando la sinistra con tutti i mezzi possibili e immaginabili, compresi quelli ipocriti, infami e strumentali, l’ha attaccato e defenestrato surrettiziamente, ma la sua smania di cercare accordi con gli antagonisti ci ha sempre provocato l’orticaria e anche questo il Cavaliere lo sa bene, l’abbiamo detto e scritto direttamente e indirettamente. Oltretutto, non va dimenticato che il Cavaliere nella sua vicenda politica ha fatto il pieno elettorale sia col bipolarismo e di più con la famosa scelta di campo, quando chiese agli italiani di schierarsi chiaramente col centrodestra in quanto forza antagonista al centrosinistra, al comunismo, considerato e giustamente esiziale per il Paese e per la gente. Tanto è vero che la frana elettorale di Forza Italia è iniziata proprio da quando questa posizione antagonista si è cambiata, ed è cominciata quella cosiddetta dell’inciucio, insomma a partire dal sostegno incredibile e incomprensibile al Governo di Mario Monti che defenestrò Silvio Berlusconi con una sorta di golpe, dal patto del Nazareno e dagli elogi al Governo di Paolo Gentiloni, è iniziato il precipizio dei voti a Berlusconi, dal 30 percento dei momenti migliori al 6 o 7 percento di oggi. Tutto questo perché, piaccia o meno, la gente e gli elettori vogliono chiarezza, essere rappresentati da chi difenda l’appartenenza e votano da una parte perché sono contrari all’altra, votano un programma definito e non una gelatina di scelte miscelate fra centrosinistra e centrodestra che sono un pataracchio. Tanto è vero che la storia insegna, anche quella più recente, che a mettere insieme proposte politiche divergenti, si tira fuori il peggio delle menti: basterebbe pensare al programma gialloverde, al contratto nato fra grillini e Lega che è stato una iattura e una sciagura economica e sociale.

Ecco perché con i giallorossi non si devono fare accordi, con chi non sente ragioni e sta portando il Paese allo sfascio con una politica statalista, assistenziale e demenziale, un esecutivo che sta polverizzando cifre enormi con provvedimenti antieconomici abnormi, che sta allargando a dismisura un debito immenso, al punto tale che nel quadro generale c’è rimasta solo la cornice con in mezzo un buco colossale, che piegherà ogni progetto di risanamento. Tranne che non si obblighi il Paese alla patrimoniale, perché sia chiaro i giallorossi pensano proprio a questo. L’esecutivo, l’abbiamo scritto e riscritto, più che sui soldi della Unione europea contano sui patrimoni degli italiani, apposta se ne buggerano di fare revisione della spesa, di impiegare i soldi per avere resa, di pensare allo sviluppo, al sostegno del settore produttivo. I giallorossi pensano solo a sperperare, tutelare e ingigantire l’apparato pubblico per avere un ritorno elettorale, sapendo che potranno compensare con una bella patrimoniale. Ma ci rendiamo conto di quello che succede dalle parti del Governo è dall’inizio che bruciano risorse, chiudono l’Italia senza riscontri scientifici oggettivi, bloccano il Paese senza una strategia di salvataggio dell’economia, finanziano i monopattini e le sedie a rotelle, aumentano i contratti della Pubblica amministrazione ma non pagano gli arretrati ai fornitori, nominano commissari col risultato della barzelletta vista in Calabria. Una cosa che, in un Paese normale, avrebbe fatto dimettere in un secondo il ministro competente.

Per non dire che nel mentre aprono i porti all’invasione di illegali che costano una cifra in termini economici e sociali, aprono le autostrade per l’invasione della Cina che è il nemico commerciale numero uno, sono riusciti a creare il terrore da Covid così bene che negli ospedali le altre patologie serie sono trascurate col rischio di ulteriori emergenze. Non riportano a casa i nostri pescatori incarcerati criminalmente dalla Libia, affidano la gestione del vaccino anti-Covid a Domenico Arcuri che, se dovesse gestirlo come sta gestendo quello dell’influenza, sarebbe da mettersi l’anima in pace e le mani nei capelli. Ecco il motivo per cui questo Governo va solo sfrattato, mandato a casa: subito, adesso, altro che aiutato e sostenuto, caro Berlusconi. Perché sia chiaro: almeno da queste parti nessuno è fesso.

Aggiornato il 19 novembre 2020 alle ore 10:56