La casa delle libertà

sabato 21 novembre 2020


Nel centrodestra sta succedendo un gran casino. Nessuno ha ragione e tutti hanno la loro buona dose di torto. Gli unici a perderci sono gli elettori non di sinistra i quali, stanti gli stracci che volano copiosi, rischiano di essere maggioranza nel Paese e buggerati nelle urne. È la nuova politica baby, quella che non sente sulle spalle la responsabilità di rappresentare il corpo elettorale ma pensa solo agli interessi di bottega, al lucro momentaneo.

Adesso tutti accusano gli altri di flirtare con l’avversario: chi è innocente scagli la prima pietra. Silvio Berlusconi in passato ha inciuciato con Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi prima di strizzare l’occhiolino alla maggioranza giallorossa (ha anche rieletto Giorgio Napolitano se è per questo). Matteo Salvini con i pentastar ci ha fatto addirittura un Governo: lui stava gomito a gomito con Danilo Toninelli e non aggiungiamo altro, per carità di Patria. Nessuno può ergersi al rango di paladino della coalizione, di duro e puro senza macchia. L’unica che può rivendicare una certa coerenza è Giorgia Meloni, la quale di “porcate” con l’avversario non ne ha mai fatte in questi anni di brutta politica. Qualcuno potrebbe accusarla di non avere la statura da leader. Può darsi. Resta il fatto che la coerenza in questi anni non le è mancata.

Per questa incontestabile onestà intellettuale gli altri papaveri del centrodestra dovrebbero cospargersi il capo di cenere, fare un bagno di umiltà e supplicare la leader di Fratelli d’Italia di fare sintesi. Non lo faranno ovviamente, perché sono dei narcisi ai quali – fino ad oggi – è andato più o meno tutto bene nella vita. Ciò non certo per particolari meriti politici ma perché si sono trovati nel momento giusto al posto giusto (Silvio Berlusconi nel ’94 e Matteo Salvini più recentemente). Costoro non sospettano minimamente che il loro successo politico sia costituito in gran parte da immense botte di fortuna e per questo si sentono degli insostituibili strateghi, dei campioni del consenso, dei leader naturali. Da questo momento in poi cominceranno a litigare in pubblico manco fossero delle lavandaie: qualcuno continuerà la solita sterile opposizione fatta di slogan, mentre qualcun altro arriverà a un pelo dall’entrare in maggioranza per poi essere scaricato un attimo prima di raccogliere i frutti sperati. In entrambi i casi, i consensi lasciati sul campo non saranno pochi. Le sinistre ringraziano. Gli elettori di centrodestra un po’ meno.


di Vito Massimano