Laura non c’è (ci fa)

venerdì 4 dicembre 2020


Confessiamo che è molto complicato accostarsi alla tastiera dopo la scomparsa di Arturo Diaconale. Nulla sarà più come prima perché lui non è qui tra noi con la sua esperienza, con la sua umanità, con le sue indubbie qualità e con la sua visione lucida delle cose che fungeva da faro anche per noi. Il suo esempio ci è stato donato gratuitamente così come la possibilità di poter collaborare ad un progetto titanico come L’Opinione. Anche il peggiore dei suoi allievi (cioè chi scrive) ha in questo momento il preciso compito di provare a dimostrarsi all’altezza degli insegnamenti ricevuti portando avanti (come o più di prima) la sua idea di preservare una voce liberale, ostinata, di qualità e fuori dal coro. L’assenza del “numero uno” si farà sentire ma è nel suo nome, è per onorare la sua memoria che siamo chiamati a compiere il nostro dovere nel miglior modo possibile. Ci proveremo. Glielo dobbiamo.

Ma veniamo all’oggi. Di questi tempi, nel panorama politico italiano ci sono poche certezze ma granitiche: Emanuele Fiano che vede fascisti ovunque, Giuseppe Conte in bulimia da Dpcm, la magmatica ignoranza politica dei pentastar, la capacità del Partito Democratico di andare al Governo di straforo e senza passare per un successo elettorale. Non poteva mancare a questo elenco la vacua vanità di Laura Boldrini la quale ama occuparsi di migranti e Lgbt con malcelato vezzo ideologico, così, giusto per riempire le pagine dei giornali facendo notizia con le sue uscite radical chic su temi importanti che forse meriterebbero un approccio più strutturato. In perfetta continuità con le sue intemerate da madre badessa delle minoranze (che le vanno a fagiolo) risalenti al suo mandato da presidente della Camera dei deputati, in questi giorni si è resa artefice dell’ennesima “boldrinata”: la nuova follia è passata per la commissione Affari costituzionali, dove la nostra paladina ha presentato un emendamento, poi approvato, all’articolo 19 comma 1 del testo unico sull’immigrazione imponendo il divieto di espulsione o respingimento di uno straniero “verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di orientamento sessuale, identità di genere”. Evidentemente la signora Boldrini non deve essersi accorta che è in atto una pandemia di portata planetaria, che i barconi sono un possibile focolaio incontrollato e quindi capace di vanificare gli sforzi che stiamo facendo e che rendere più fluido il fenomeno migratorio irregolare potrebbe acuire la minaccia terroristica in europa (fatto ampiamente verificato negli utlimi mesi). Tutti questi ragionamenti devono esserle sembrati di una praticità a tal punto volgare e disarmante da convicerla a scrivere un emendamento alto e nobile che oseremmo definire “l’emendamento intermundia”, lontano dalle misere cose terrene.

E così, mentre fino ad oggi i migranti irregolari si dichiaravano tutti perseguitati politici, tutti assessori e onorevoli al loro Paese perseguitati per motivi ideologici, da oggi in poi scenderanno dal barcone tutti con il tacco dodici come Lino Banfi nel film “Vieni avanti cretino”, scambiato per “uranista” dal direttore dell’ufficio di suo cognato Gaetano Baudaffi, per gli amici “Gaeteno”. Già vediamo i poveri operatori che dovranno verificare la verdicità delle dichiarazioni dei richiedenti asilo alle prese con le opportune verifiche del caso: cosa dovranno verificare? Dove dovranno guardare? In altri temini, come si verifica un orientamento sessuale? Mistero. Ecco il modo migliore per banalizzare un problema serio e reale come quello dei diritti civili nei Paesi a sud del mondo rendendolo burletta da film anni Ottanta.


di Vito Massimano