A-men e a-woman, l’assalto dei supporters di Trump

Chi sperava in un cambio di passo ha deglutito amaro. Il 2021 si è aperto con le immagini scioccanti dell’assalto al Campidoglio di Washington da parte dei sostenitori di Donald Trump. Bilancio pesante, quattro morti tra cui una donna veterana dell’aeronautica, mentre i giornali titolano a caratteri cubitali “attacco al cuore della democrazia Usa”, “sotto assedio il tempio delle istituzioni americane” e di conseguenza “terremoto in tutto il mondo”.

La miccia sarebbe stata un discorso del presidente ancora in carica, che comunicava ai propri supporter “non cederemo mai, ci hanno rubato il voto”, dopo giorni di pressioni sulle elezioni in Georgia e nell’imminenza delle cerimonie di insediamento di Joe Biden. I fedeli di Trump si sono radunati davanti al Capitol Hill dando vita a una massiccia manifestazione fino a che un gruppo organizzato ha fatto irruzione all’interno delle “sacre stanze” della politica statunitense. Tensione altissima, la polizia ha sparato, a quanto pare i dimostranti avevano armi e bombe rudimentali, parlamentari in fuga, scene mai viste di un’America sull’orlo della guerra civile. La reazione sarebbe scaturita dopo che, oltre alla vittoria elettorale, i Democratici si battono per la maggioranza anche al Senato, cioè per i poteri assoluti per Biden, già stretto d’assediato dagli estremisti neri, dai gender, dalle femministe e dalle frange più radicali.

È chiaro che chi scrive depreca la violenza, le armi, le insurrezioni e i colpi di stato. Però non si può aderire acriticamente alle isterie che in particolare in Italia la sinistra sta montando, come se vent’anni e più di rivolte comuniste fossero solo un nostro personale incubo. Penso all’Est, alla rivoluzione romena, ai Balcani, a un fiume di storia in tutto il mondo, solo che quando sono rosse sono primavere di Praga o arabe, mentre se non sono rosse sono pazzi, dementi da cancellare, come hanno fatto Twitter e Facebook rispetto alle dichiarazioni di Trump, che pure invitava tutti a tornare a casa pacificamente. Perfino la paludata Barbara Palombelli ha perso l’aplomb e ha auspicato che il repubblicano sia sollevato per manifeste incompatibilità mentali in base al 25mo emendamento.

La manifestazione dei trumpiani, a mio parere, ha svelato in modo colossale la vera identità intollerante dei sinistri globali, i quali chiamano “democrazia” la presunzione stalinista e “tutela” la demonizzazione e le purghe contro il dissenso. Di fatti il loro alleato modello è il cinese di Xi Jinping, che ha fatto arrestare quel povero medico di Wuhan che cercava di avvertire del Covid-19, con la conseguenza di una pandemia mondiale dalle conseguenze a tutti note. La sinistra, che a parole depreca i vari al-Sisi, non sta con gli oppositori di Hong-Kong, coi giovani continuamente arrestati, con tutti coloro che si oppongono e combattono, medici, infermieri, dissidenti. Sta coi regimi che fanno uso spudorato di metodi di censura, illibertà e coercitivi pur di avere ragione. Perché non sopportano il confronto, il diverso da se stessi, chiusi in una superbia intellettuale che sta rasentando la follia. Per costoro il demone è Donald Trump, che contesta una elezione imperfetta, in quanto quand’anche lo fosse – attenzione – per questi democratici la vittoria vale qualunque mezzo. E chi si oppone è indegno come un sostenitore di Hitler e di Nerone. D’altro canto essi sono le propaggini di quelli che in Italia negli anni Settanta dicevano – e ancora dicono – che “ammazzare un fascista non è reato” e sono sfociati nel sessismo alla Laura Boldrini.

A questi sinistri assoluti non basta vincere, e fare affari come fanno i cinesi, essi vogliono riscrivere la bibbia del creato. E qui cade il cielo. Perché le loro idee sono cacchiate esplosive: Omero è un razzista, Colombo un fascista, Grease è un film sessista, la pasta “La Molisana” è peggio di Indro Montanelli con la piccola abissina, un susseguirsi di idiozie ad alto tasso demenziale a cui non si riesce a star dietro. Ma di fronte alla prima riunione del Congresso terminata con queste parole “a-men e a-woman” sono cadute le stelle. Non solo è troppo, è abominio. Trump si è rivolto ai 75 milioni di americani non democratici e a tutti i contrari del pianeta.

Che si vuole fare? Avete sentito la squadra degli opinionisti sinistri nella notte di Capitol Hill tra erre rutilanti, slogan, frasi fatte, anatemi alla Federico Rampini, che ha definito Trump “un criminale” che “sta facendo il Venezuela” e “un bivacco mussoliniano”, mentre Olio-Alan Friedman invocava l’impeachment, dimostrare a reti planetarie il loro campionario di assurdità. Inutili le analisi di Daniele Capezzone e Maria Giovanna Maglie sulle conseguenze dell’oppressione democratica. Secondo me la cura non è una destra poderosa con santa Giorgia Meloni o il populismo di san Matteo Salvini e neppure un blocco liberale, che allo stato mi pare confuso e smarrito. Cioè non vedo nella sola politica la via d’uscita. La vedo nel cervello la necessaria cura, perché il virus della scemenza è dilagato più del Covid. Fino a che sentirò discettare che è meglio dire “il giornalisto e la giornalista”, che “La Molisana” va abolita e “Grease” censurato, non vedo speranze. Anzi, vedo il precipizio protestante tedesco già annunciato da papa Bergoglio verso una dottrina gay benedetta con diaconi femministi fino al vuoto. Dopodiché, a-men e a-woman, lì si tornerà dopo tutto questo inferno.

Aggiornato il 07 gennaio 2021 alle ore 13:02