Per non sapere né leggere e né scrivere

Come se niente fosse Giuseppe Conte, a scanso d’equivoci, tira dritto alla ricerca delle soluzioni più insostenibili e pericolose, per mantenere il posto a capo di un Governo che, fino ad ora, ha portato il Paese allo sgretolamento e alla rovina. Non solo al Senato non ci sarà la maggioranza dei 161 ma gira voce che l’accordo sarebbe di andare avanti anche con un solo voto in più rispetto agli altri, una cosa a dir poco inaudita vista la situazione del Paese. Oltretutto, ci rifiutiamo di pensare che il capo dello Stato, dopo aver lanciato appelli alla unità, alla condivisione, alla responsabilità più ampia di tutto il Parlamento, possa accettare e avallare un Governo che al Senato abbia un solo voto o poco più di maggioranza. Non scherziamo. Per farla breve, sarebbe come consentire un volo transoceanico in piena tempesta ad un aereo con un solo motore funzionante su due. Suvvia, qui non si tratta solo di Costituzione che oramai viene tirata in ballo come una fisarmonica a seconda delle esigenze. Si tratta di realismo e concretezza, si tratta di capire che sul filo del rasoio il Paese non può stare. Parliamoci chiaro: per quanto sia evidente l’obbligo di una conventio ad excludendum del voto, voluta dalla Unione europea per evitare un Governo di centrodestra a guida Lega, arrivare all’autolesionismo e al masochismo sociale, economico e nazionale ci pare troppo davvero. Possibile che si mandi l’Italia alla rovina?

Ecco perché delle due l’una: o le urne che però alla sinistra provocano l’orticaria quando rischia di perdere, oppure il rientro di Matteo Renzi in maggioranza, che domani o dopo sarà l’esito scontato di una sceneggiata squallida e ridicola dei giallorossi. Nessuno escluso. Perché sia chiaro, era noto sin dall’inizio che sarebbe finita con qualche posto in più, con qualche ministero da cambiare, col Mes da sottoscrivere e qualche posta del Recovery da sostituire. Questo il motivo della forzatura di Renzi insieme all’ambizione di diventare segretario Nato. Nulla di più, insomma: una vergogna. Come vergogna è il mercato dei parlamentari cercato da Conte e offerto sulla piazza dai peones e da quelli che vivono da sempre cambiando bandiera e campo. Ci riferiamo, soprattutto, ai cosiddetti centristi, che in quanto tali si spostano a sinistra oppure a destra, a seconda di quel che gli conviene. È una delle ragioni per cui non ci siamo mai fidati dei centristi moderati, che sfruttano l’aggettivo solo per saltare il fosso a piacimento e mantenersi a galla sia col centrosinistra che col centrodestra. Ecco perché il vincolo di mandato da noi più che utile sarebbe necessario. Del resto, se ci fosse questo teatrino indecoroso non ci sarebbe. Non ci sarebbe il gruppo misto che, nel tempo, purtroppo è diventato una sorta di “Refugium peccatorum” dove appozzare nei momenti di necessità, non ci sarebbero queste sceneggiate indecorose verso il Paese che sta vivendo una crisi drammatica e profonda. Non ci sarebbero questi Governi e non ci sarebbero nemmeno quei ribaltoni, tanto cari agli eredi di Palmiro Togliatti e ai cattocomunisti. Perché sia chiaro: Silvio Berlusconi e il centrodestra solo una volta sono ricorsi alla campagna acquisti nel 2011 e mal gliene incolse perché la sinistra, con l’arma dello spread studiata ad hoc dalla Banca centrale europea e dalla Ue, fece saltare baracca e burattini per mettere Mario Monti, che ovviamente anziché salvare l’Italia finì per dissanguarla e impoverirla. Del resto, per chiarire il dubbio, lo spread con Berlusconi fu fatto schizzare alle stelle ad hoc, agendo sulla vendita dei titoli sovrani. La stessa ragione per cui al contrario, oggi, è così basso solo perché la Bce li acquista, visto che i fondamentali del Paese nel 2011 erano enormemente migliori di quelli di oggi con Giuseppe Conte.

Insomma, la realtà è che quando la sinistra vuole cacciare un Governo non gradito, impedire che vinca l’antagonista, è capace di ogni sotterfugio: dal ribaltone, alla conventio ad excludendum, ai Governi di minoranza, o come sembra possibile adesso con la maggioranza di un solo voto in più. Roba che, a parti invertite, sarebbero arrivati i soldati dell’Armata rossa e i carri armati d’Ungheria. Ecco perché scriviamo “per non sapere né leggere né scrivere”, insomma si apparecchia di tutto e preventivamente, pur che non si voti e ogni via d’uscita per la sinistra diventa costituzionale e la migliore per il bene collettivo. Come se il bene collettivo fosse assistere a questa vergogna, a questo scempio della logica e del buon senso, a queste manifestazioni di opportunismo e ipocrisia al posto della democrazia. Del resto, quale comandante saggio manderebbe le sue truppe allo sbaraglio con la certezza di non avere munizioni, di essere fragile e di non avere riserve a sufficienza, di rischiare la sconfitta a ogni piè sospinto? Nessuno, soprattutto avendo a disposizione l’alternativa.

Perché sia chiaro l’alternativa esiste e c’è sempre stata, la più democratica sarebbe il voto, o un governo istituzionale a guida Maria Elisabetta Alberti Casellati che portasse l’Italia fuori dalle sabbie mobili, oppure un Governo tecnico in mano a un fuoriclasse tipo Mario Draghi. Insomma, le alternative al teatrino giallorosso ci sarebbero se solamente si volesse. Ma la realtà è che qualcuno ha deciso di condannarci a Conte mutuando Giuseppe Garibaldi, “o Conte o morte”. Roba da non credere.

Per farla breve, viene da chiedersi quale bene per il Paese ci sia nell’insistere a consegnarlo a chi lo abbia sprofondato, portato sull’orlo della rivolta sbagliando tutto. Perché a guardarsi in giro, dai commercianti ai ristoratori, dagli artigiani alle partite Iva, dalle imprese ai professionisti, tira giustamente una ariaccia. Del resto, come non chiedersi perché mandare l’Italia allo sfascio pur di mantenere i giallorossi? Altro che il bene del Paese, qui c’è solo ipocrisia. C’è la conferma di come la politica e i politici siano scesi in basso, di come pensino a tutto fuorché al rispetto della libertà, dello spirito vero della carta, della volontà popolare, del servizio spassionato, dell’interesse collettivo e della democrazia.

Aggiornato il 18 gennaio 2021 alle ore 09:26