Lo scopriremo solo vivendo

Sarebbe troppo semplice arguire che il M5S, nata come forza politica autoreferenziale e qualunquistica, possa essere un approdo del tutto accessibile per il liberale, che trae dal dialogo con gli altri e dal confronto anche acceso la propria linfa vitale. Sarebbe altresì assai facile affermare che l’esperienza nuova, che il virus dell’antipolitica ha creato nel Paese, sia del tutto coerente con il pratico isolamento in sé stessi verso cui la reale attività di prevenzione pandemica sta trascinando – a fasce colorate, talvolta chiuse in se stesse – l’Italia intera. Quasi che la traduzione politico-parlamentare fosse oggi la miglior espressione di una Italia che, dal 2018, vive pure con la mascherina targata “M5S” sopra il naso e la bocca.

Ne deriva che non si riesce a comprendere proprio la ragione per cui tutti protestino per come stiano andando le cose, avendo democraticamente opzionato in larga misura proprio per quella mascherina: del tutto sordi alle avvertenze di cautela, che da più parti moderate provenivano. Ma tant’è. Ci hanno catapultati, tutti, diritti dentro il collo di quell’imbuto di cui non si riesce ancora a vedere la fine. Finendo così, uno alla volta, dentro il bidone, ricolmo di quale materia chimica non ci è dato di sapere. Lo scopriremo solo vivendo.

“Situazione ideale”, diranno molti, per il liberale che è ego-centrista e a-sociale, del tutto un perfetto individualista. In parole più semplici, un puro egoista. Non è proprio così. Perché un liberale sa bene fino a dove si può arrivare per la comune espressione di volontà civile. In senso più pragmatico che cosa implichi il civismo comunitario, che non potrà mai essere tradotto in chiave assolutistica, poggiata tanto sulla riva sinistra (socialista o comunista), ovvero su quella destra (antieuropea o sovranista) del fiume.

Però ci pare sia ora giunto il momento di opzionare da quale parte stare. La crisi molto probabilmente sfocerà in un Conte-ter: uno sfogo del tutto naturale per quel vasto estuario di corsi d’acqua in cui tutti i politici italiani di sinistra, sempre più scontenti, stanno per sedersi. Fare una riforma elettorale “di stampo proporzionale”, ha scritto Giuseppe Conte “con la sfiducia costruttiva” garantirà “il pluralismo della rappresentanza unitamente a una maggiore stabilità del sistema politico”. È questa pure una scelta liberale a tutto tondo: peccato che essa sia stata tardivamente riconosciuta dal novello Leopoldo Fregoli solo per ragioni di sopravvivenza, “in limine mortis” direbbero i latini, dopo quasi tre anni di potere quasi-oligarchico.

Aggiornato il 28 gennaio 2021 alle ore 10:19