Ci sarà un clima da Vietnam

giovedì 4 febbraio 2021


Tanto per chiarire ai lettori che nell’articolo di ieri, sulla strada tardiva e difficile in merito all’incarico a Mario Draghi, hanno e non si sa come ravvisato quasi ostilità nei confronti di Super Mario, confermiamo che non solo Draghi sia uno Special One, ma visto che lo conosciamo molto di più di quanto non si pensi, è uno Special One super. Al netto, dunque, del giudizio sull’ex presidente della Banca centrale europea (Bce) che non si discute, restano intere le perplessità per averlo chiamato con ritardo e a titolo di extrema ratio, pur di evitare il voto. Perché il nodo è tutto qui: l’assurdità di un Paese che sembra abbia dimenticato il diritto al voto. Insomma, ci chiediamo come mai spunti ovunque tutta questa paura del voto, una paura poco giustificata, perché pensare di non poter votare per via del Covid sarebbe come dare degli incoscienti ad una quantità di grandi Paesi democratici, che hanno votato e stanno votando in piena pandemia. Per non dire che noi stessi abbiamo votato nel 2020 per le amministrative e il virus c’era. Dunque, l’esistenza del Covid per non votare almeno per noi tiene poco e genera il sospetto che ci sia un veto, così potente, da spingerci a tentarle tutte pur di non mandare gli italiani alle urne. Perché diciamo “tentarle tutte”? Qui si aggancia l’analisi di ieri sulla tardività dell’incarico, perché se fosse stato considerato anziché l’ultima spiaggia, una risorsa eccezionale per il bene nazionale, Draghi sarebbe dovuto arrivare molto prima, come abbiamo più volte auspicato a viva voce.

Insomma, era ovvio che i giallorossi nel 2019 non avrebbero offerto al Paese alcuna garanzia di capacità, coesione, preparazione. Suvvia, vorrete mica farci credere il contrario, soprattutto dopo l’esperienza negativa gialloverde che aveva manifestato l’assoluta incapacità e pericolosità grillina a stare nei posti di comando. Così come l’esperienza gialloverde aveva dimostrato che le unioni innaturali non possono funzionare. E c’è voluta tutta la scelleratezza politica di Matteo Salvini per abboccare all’amo dei grillini e dimostrare al Paese quello che i costituenti avevano capito bene. L’armonia, la coesione, l’affinità: insomma, una maggioranza per fare bene deve avere molto di più che solamente i numeri. Eppure, nonostante un’esperienza finita molto male, compreso il dileggio disdicevole su Salvini che Giuseppe Conte fece in Senato dopo la rottura fra Lega e grillini, si è voluto fare il bis addirittura in peggio. Perché tra Matteo Renzi, Partito Democratico, grillini, se ne erano dette di tutti i colori. Parliamo di accuse, offese, insolenze. Insomma cose gravi, anche personali. Eppure? Eppure a quel punto, anziché chiamare Draghi per coinvolgerlo, visto che tra i grillini, il Pd e Italia Viva c’erano il più acuto antagonismo, la peggiore disistima, il più forte disprezzo politico testimoniato da giuramenti, parole d’onore veementi contro quelli di Bibbiano e via dicendo, al posto di Super Mario è stato confermato Giuseppi. Ma vi pare normale? Non solo non si è coinvolto Draghi allora, ma non si è nemmeno portato il Paese al voto. Insomma, si è consegnata l’Italia al rischio giallorosso, tanto è vero che a distanza di un anno e mezzo siamo allo sfascio, al lumicino, al limite del precipizio economico e sociale.

Ecco perché tardiva, ma se non bastasse parliamo del clima generale di allora e di ora, nel Paese e nel Parlamento. Ebbene, la situazione nel 2019 era certamente diversa, anche perché il Covid ancora non c’era ed era migliore in Parlamento. Insomma, Draghi se fosse stato coinvolto avrebbe trovato un clima politico meno incandescente e un Paese non ancora sul precipizio. Oggi invece che succede? È questo il senso delle preoccupazioni. Ebbene oggi in Parlamento, dopo la rottura di Renzi, c’è una situazione da tutti contro tutti. E sulla scelta di Draghi, infatti, si è aperta una guerra politica interna agli schieramenti e interna ai partiti stessi. Non solo c’è chi non condivide – parliamo nel centrodestra di Fratelli d’Italia e pezzi della Lega, nei giallorossi dei grillini e di Liberi e Uguali – ma si preparano le rese dei conti tra tutti quelli che hanno creato le condizioni della rottura del Conte bis. E le vendette in politica sono micidiali, non guardano in faccia nessuno. Dunque, il clima che troverà Draghi, indipendentemente dai sostegni al Governo, sarà infernale: un Vietnam. Figuriamoci quando dovrà fare scelte, molto pesanti per addrizzare la baracca, magari non sarà una patrimoniale strutturale ma una tantum, non rimetterà l’Imu sulla prima casa perché sarebbe una rivolta, si limiterà agli aumenti catastali che incideranno sulle seconde case. Certamente chiederà sacrifici grandi, anche perché la scelleratezza giallorossa ha bruciato quasi 200 miliardi al vento. E allora ci chiediamo: che accadrà in Parlamento con i provvedimenti draconiani? Come reagiranno i partiti fra transfughi, contrari, voltagabbana, ripicche, risentimenti? E poi chi sa di non tornare, rivendicazioni e antagonismi mai sopiti. Insomma, basterà il richiamo alla unità e solidarietà per ottenere il “volemose bene” e il “tutti per uno, uno per tutti”? Noi crediamo di no, questo è il motivo per cui chiediamo il voto.

Quel voto che non si capisce perché metta terrore, perché venga considerato una iattura, un pericolo. Insomma, siamo all’inverosimile: il voto, che è l’essenza della democrazia, è stato trasformato nel suo contrario. E da chi? Dal centrosinistra ovviamente, perché sa che perderebbe a vantaggio del centrodestra, siamo alla democrazia sospesa. Noi, al contrario, vorremmo che la democrazia fiorisse col voto, con la scelta libera della maggioranza e del Governo conseguente. Col libero plebiscito a vantaggio di chi sia, destra o sinistra, con il Paese in mano alla volontà popolare sovrana per Costituzione. Questo è quel che vorremmo, pensate voi che pericolosi che siamo. Chiediamo il voto e nulla più, l’unica scelta che per noi riporterebbe a zero le pagine di un libro della politica fin qui scritto molto male, con forzature, sbagli e storture, che hanno creato un clima infame. Sappiamo, comunque, che non si voterà e rispetteremo questa scelta, che pure non condividiamo. Rispettare non vuol dire condividere. Porgiamo a Draghi i migliori auspici, affinché per il Paese vada tutto bene: si era già detto col Covid, speriamo stavolta sia diverso. Evviva l’Italia, la libertà, il pluralismo, il libero pensiero, la democrazia. Abbasso il fascismo e il comunismo.


di Alfredo Mosca