Caro Mario, adesso tocca a te

venerdì 19 febbraio 2021


Diciamoci la verità, ci torniamo perché non possiamo farne a meno. La via maestra, quella migliore, sarebbe stata rappresentata dal voto: non avercelo concesso resterà un grave errore che, prima o poi, la storia si incaricherà di giudicare. Sia come sia, a questo punto il Governo con la fiducia delle Camere è nella pienezza dei suoi poteri e adesso tocca a Mario Draghi mettere in campo quel profilo straordinario, che sarà messo a dura prova non dalle sfide economico sanitarie e sociali che Super Mario conosce bene, ma dalla maggioranza che lo sostiene. Se Draghi non avesse avuto alcuna palla al piede, avrebbe già tracciato tutto il percorso per filo e per segno. La sua capacità di analisi e di sintesi, il suo decisionismo, il suo riflettere su ogni variabile per poi partire a razzo, rappresentano il fulcro della sua specialità, soprattutto nei momenti difficili. Purtroppo, ed è ciò che ci preoccupa, dovrà fare i conti con il diavolo e la croce messi insieme. Tanto è vero che è bastato il suo arrivo per scatenare quello che noi, semplificando, abbiamo chiamato il Vietnam. Del resto, il centrodestra si è diviso seppure in modo concordato, il centrosinistra pure e nei grillini non ne parliamo: si è aperta la guerriglia più spietata.

Per carità, i numeri sulla fiducia sono notevoli, ma sotto-sotto c’è brace accesa e i cannoni sempre puntati fra centrosinistra e centrodestra. Immaginare il mulino “pace e bene” sarebbe ingenuo, per non dire che coll’arrivo del semestre bianco ripicche e vendette potrebbero scatenarsi in libertà. Sia come sia, dai passaggi alle Camere si è capito l’enorme distacco di stile, competenza, sobria eleganza e riguardo per il Parlamento e per gli italiani, rispetto a Giuseppe Conte. Amici cari, non dimentichiamo che non vedremo più, è già un miracolo, quei tormentoni da Beautiful in diretta. Non vedremo Rocco Casalino, le passerelle, gli show teatrali delle conferenze stampa concordate e sigillate ad hoc. Con Draghi siamo sicuri che non vedremo il Parlamento scavalcato, Dpcm a ripetizione, autocertificazioni a go-go una diversa dall’altra, provvedimenti nati per semplificare e scritti in 400 pagine di articoli, commi e capitoli. Non vedremo decreti a ripetizione per successiva approssimazione (tipo ristori 1,2,3,4) e non vedremo più tante scelleratezze. Sarà un secondo miracolo. Con Super Mario non ascolteremo cifre annunciate a vanvera, la pioggia di centinaia di miliardi che passerà alla storia, non vedremo forzature della Costituzione, delle nostre libertà, dei nostri diritti fondamentali. Soprattutto, non vedremo bruciare al vento centinaia di miliardi come hanno fatto Conte e i giallorossi. Terzo miracolo: detto fra noi, basta e avanza.

Tutto ciò non succederà più, perché siamo sicuri che sulla linea di politica economica non ci saranno condizionamenti politici in grado di far cambiare atteggiamento a Draghi. Pensate solo al Mes che era un tormentone, adesso è scomparso dai radar e ci fa piacere immaginare che sul tema Draghi la pensi come noi. È sul resto che ci preoccupiamo. Ci preoccupa la sanità con il ministro Roberto Speranza, con il commissario Domenico Arcuri, con i consulenti “chiudi-tutto”. Ci preoccupa la giustizia e la prescrizione grillina, ci preoccupa l’attivismo di Beppe Grillo dietro le quinte, ci preoccupano gli sbarchi e lo ius soli che torna a girare. Ci preoccupa l’Inps con Pasquale Tridico e i click day.

Ecco perché scriviamo che adesso tocca a Mario Draghi mettere in campo tutta la capacità e determinazione contro distinguo, preferenze, necessità elettorali di una maggioranza contrapposta che gli tirerà la giacca da tutte le parti. Fossimo in lui, anziché risolvere tutto, penseremmo solo al Recovery e a cambiare, indirizzare e velocizzare gli interventi di politica economica, orientando diversamente quella sanitaria e vaccinale. Già questo sarebbe un enorme passo avanti rispetto allo sfascio giallorosso ereditato, pensare di inerpicarsi altrove sui temi che pure affliggono l’Italia e che andrebbero risolti ma con una maggioranza di opposti, significherebbe infilarsi in un campo minato pericolosissimo, anche per uno special one come Draghi. E il Paese non può permettersi passi falsi, meno che mai con lui alla guida.

Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Visto che di recente ne abbiamo viste di tutti i colori, di parole rinnegate, promesse sbugiardate, impegni disattesi, meglio evitare di mettere alla prova l’amor di Patria e il supremo interesse collettivo dichiarato da tutti. Insomma, di sicuro il Recovery val bene una messa. Sul resto, contentiamoci di un più modesto io speriamo che me la cavo.


di Alfredo Mosca