L’ambientalismo è il nuovo comunismo

lunedì 22 febbraio 2021


Credevate che l’egualitarismo marxista fosse stato sconfitto dalla Storia? E invece no: come un fiume carsico, riaffiora in altra forma, più subdolo. Il nemico è lo stesso: l’economia di mercato e l’individuale libertà. Ogni, vero o presunto male, è riconducibile ad essi. Dissentire è blasfemo, i miscredenti sono negazionisti. Così, con tortuosi ragionamenti, si argomenta che la pandemia che ci ha colpiti sarebbe il frutto dei danni inferti dal nostro modello di sviluppo alla natura. Lo ha detto anche Mario Draghi al suo insediamento! Niente sarà come prima.

Dagli anni Ottanta del secolo scorso inizia in sordina, negli, Usa la narrazione della “ingiustizia ambientale”. Movimenti, progenitori del “Black Lives Matter”, cominciano a propagandare il mantra che l’inquinamento colpisca, sproporzionalmente, le comunità di colore. Secondo il padre della teoria del “razzismo ambientale”, il professor Robert Bullard, questo sarebbe visibile nel degrado delle periferie spopolate dai bianchi. Non gli viene in mente che potrebbe essere la classe media, di qualunque colore, che abbandona i sobborghi degradati da illegalità e traffici alimentati dai suoi stessi abitanti.

La nuova religione ambientalista, in nome di equità e giustizia, vagheggia un mondo vegano, anodino e a bassa energia. Nel quale tutto sarà dosato, controllato, regolato. Dalla culla alla tomba. Tutto sarà vietato tranne ciò che è esplicitamente permesso. Da ciò che si mette in tavola alla mobilità, al vocabolario e alla latitudine delle opinioni consentiti. Disegna un orizzonte di povertà sostenibile, non solo economica. Non diverso da quello realizzato, ovunque, nei Paesi a economia pianificata. Dovremmo aver imparato qualcosa.


di Raffaello Savarese