Coprifuoco: tortura morale delle persone libere

venerdì 23 aprile 2021


Urge una lega politica liberalfree

L’irrazionalità – per di più disempirica – è al potere? Dopo la scelta governativa, inetta e sostanzialmente illiberale, di lasciare il coprifuoco alle ore 22, anche i più moderati cittadini se lo stanno chiedendo. Gli italiani meno timorosi poi, nelle libere autodeterminazioni del proprio pensiero, a questa domanda hanno già risposto di sì. E hanno fatto bene. L’irrazionalità disempirica, incurante verso la salute psicofisica omnicomprensiva dei cittadini, ha dato un proprio “saggio” di potere, che senza dubbio si pone in una situazione d’incoerenza e d’attrito rispetto alle dinamiche, eterogenee, dolenti esigenze della realtà sociale.

A cosa serve il coprifuoco – per di più ad oltranza – proprio alle 22? Ha un effetto di mera deterrenza che gli italiani, dopo molto più di un anno di privazioni, non meritano affatto. Questo coprifuoco è irrazionale, per di più se destinato a coprire periodi dell’anno in cui le temperature sono gradevoli e si può stare all’aria aperta, in modo civile. Andare a cena fuori la sera quali sforzi implicherà, per chi va a cena e per chi con quelle cene ci lavora per tirare a vivere? Sforzi eccessivi, incomprensibili e sproporzionati.

Lo sa il governo, lo sa il ministro Roberto Speranza che nelle grandi città la gente spesso con le proprie automobili, o con i mezzi pubblici, impiega molto tempo per arrivare alle proprie abitazioni? Lo sanno che anche nei paesi e nelle città piccole ci si sposta tra località limitrofe e non limitrofe rientrando a casa la sera, dopo cena, con i tempi tecnici del rientro? Una persona finisce di lavorare o di studiare e che cosa fa? Deve affrettarsi per uscire, per poi non aver tempo nemmeno di stare mezz’ora – se va bene – con i propri amici? Quartierizzare la vita degli italiani, relegandoli a rimanere nei propri “feudi” per cenare o bere un bel drink  tra amici, fidanzate, fidanzati, frequentanti stabili o occasionali, colleghi, contatti di cortesia e amanti, è una mossa che si paga in termini di qualità peggiorativa dell’esistenza.

Ciascuno di noi ha soltanto una vita, con un tempo che fugge e che nella sua unicità è irripetibile, senza direzioni di ritorno, senza reset. L’illiberalità, quando si tinge di falsi e deboli razionalismi, rischia di scadere in una nuova egemonia ideologica (pericolosissima!), incapace di promuovere lo spessore e il coraggio dei cittadini liberi, autoresponsabili, dinamici, socievoli. Gli individui dovrebbero essere considerati persone, non elementi a compartimenti stagni. Le persone esercitano le proprie libertà, rette appunto dall’autoresponsabilità, negli equilibri di una socialità che non può essere privata aprioristicamente da sovrastrutture che decretano sproporzionate deterrenze. Il coprifuoco alle ore 22 non ha senso, e non tiene conto delle differenziazioni tra gli stili di vita, tra gli spazi, tra le esigenze; non tiene conto dei tempi tecnici di movimento e rientro nelle proprie abitazioni per chi esce la sera. E la sera si esce, viva la vita! Tutto questo è oppressivo. Tutto questo rappresenta la morte del cuore civile, nello Stato di diritto liberal-garantista. Dove sono i classici paladini dei diritti civili ed esistenziali?

Il pensiero pragmatico nella tradizione razionalista si forma attraverso la mente. La mente, proprio perché umana, non si aliena dal corpo, anzi attraverso il corpo esprime insieme agli altri individui la propria realizzazione socializzante, non solo di giorno durante il dar far dei negotia, ma anche negli otia, diurni o notturni che siano. Chi pensa che lo svago e la socialità tardo-serale siano dei meri orpelli, ha sbagliato epoca: siamo in uno stadio di liberalismo che ha superato da parecchio il bigottismo rigido dei regimi liberticidi, o almeno così pare. Un Paese che ha per lo più politicanti incapaci di assumere decisioni coerenti con queste considerazioni di vita pragmatica in libertà, socialità e sviluppo, è un Paese che utilizza la deterrenza del coprifuoco alle ore 22, anche durante la bella stagione, dopo più di un anno di sacrifici comuni da parte dei cittadini, sacrifici a cui gli italiani hanno risposto con onore, forza e pazienza.

Non esiste alcun fondamento scientifico ed empirico, che faccia sentire un ente pubblico come un ente sovrano autorizzato ad imporre ad un popolo intero una vita ai domiciliari di sera, dopo le ore 22, durante la bella stagione. Non esiste alcun fondamento idoneo ad autorizzare qualcuno ad oltrepassare la soglia delle libertà individuali di ciascun cittadino in tal modo, senza cura per le vite concrete, in carne ed ossa, negli spazi extracasalinghi. La Lega, ormai da tempo nazional-popolare e non più settentrionalista-secessionista, ha voluto dare qualche segnale a favore delle libertà degli individui: questo è passato agli occhi di molti italiani. Ad ogni azione corrisponde una reazione? Se così fosse anche per queste dinamiche socio-esistenziali, attinenti al nocciolo duro delle libertà umane, la Lega avrà più simpatizzanti e magari più iscritti.

La libertà non può accettare una lunghissima ed incisiva compressione, quando questa compressione non ha validi fondamenti: perpetuare il coprifuoco delle ore 22 non ha validi fondamenti. Ha però delle certe ripercussioni tragiche nella psiche, nel corpo, nella vita degli italiani, e nel turismo nonché nell’economia di libero mercato in concorrenza. Se si opprimono turismo ed economia di libero mercato concorrenziale, senza dubbio, si ricade ancora nella tragicità per la psiche, il corpo, la vita degli italiani. È un circolo vizioso che non potrà mai trovare virtuosi fondamenti, se non nel campo delle scelte inette, che divengono illiberali.

Henry David Thoreau nella “Disobbedienza civile” ha scritto che “sulla mia persona e proprietà il governo ha i diritti che gli concedo e nulla più”. Ha poi aggiunto che: “Non ci sarà uno Stato veramente libero e illuminato, finché lo Stato stesso non riconoscerà l’individuo come una forza più alta e indipendente, dalla quale la forza e l’autorità di esso Stato derivano, e non giungerà a trattarlo di conseguenza”. Finché i governi non interiorizzeranno questi princìpi all’interno di tutti i propri circuiti istituzionali, nonché nelle proprie pratiche decisionali, non ci sarà il rispetto pieno ed effettivo della persona; e le libertà individuali continueranno ad essere lo zimbello di ondivaghi poteri inetti. Le libertà, ove (tras)curate dalle inettitudini politiche senza adeguati, coerenti, pertinenti e proporzionati fondamenti di pragmatica onestà intellettuale, restano represse e depresse. Le libertà così inspiegabilmente represse non sono semplicemente anestetizzate: sono proprio morte, uccise, poiché ogni attimo unico ed irripetibile di questa esistenza ha la sua libertà, e se questa libertà passa senz’essere esercitata, quella singola libertà – che scorre con gli attimi della nostra vita – muore.

La libertà di vivere non è libertà di sopravvivere all’interno di uno Stato di oppressione e sproporzionata deterrenza, anticamera della morte sociale, nell’Occidente demo-giuridicizzato in senso liberale. Il liberalismo è un’arte, politica e culturale; un’arte seria che non può essere lasciata sola, soltanto nelle mani di quei pochi secchioni a cui basta leggerla e ripassarla sui libri di teoria, senza poi metterla in pratica di giorno, di sera, di notte. Il coprifuoco ad oltranza è una tortura morale che altera il contemporaneo modello occidentale, mobile e progressivo, di persona libera alla ricerca incessante della propria autogestita felicità, nel rispetto di tutti e di ciascuno, di giorno, di sera, di notte.

La politica deve capire che deve governare nelle strutture di uno Stato non statolatrico ma liberal-garantista ed empiricamente razionale, non illiberale e non illibertario. Non bastano i proclami di liberalismo, quando quest’ultimo risulta svuotato nel suo pragmatico senso primario. Non serve un’azione politica che si accontenti di essere liberale da bomboniera o di maniera. S’è così bassa la filastrocca della nuova civiltà, non attrezzata per vivere ai tempi ad oltranza del Covid, occorre qualcosa di più pregnante. Serve subito una lega politica free, libera, liberata e liberante rispetto agli orpelli delle incoerenti definizioni di bandiera; serve una politica che sia liberale seria, liberale libera, liberata dalle tradizionali prigioni mentali e cultuali secondo cui Tizio e Caio sono illiberali a prescindere, mentre Sempronio è sempre e comunque quello ch’è liberale per definizione. Urge una politica liberale libera dalle retoriche: una politica così – forte, decisa, amante e fiduciosa – verso i cittadini, una politica liberalfree.

Per contenere i contagi servono delle abitudini di vita all’insegna delle opportune nonché idonee attenzioni, non servono gli illiberali coprifuoco. Lo Stato dovrebbe aumentare e migliorare i sistemi di controllo, e procedere a buone esortazioni autoresponsabilizzanti tra i cittadini, monitorando senza terrore psicologico il rispetto delle attenzioni anti-contagio. Il terrorismo psicologico è inadeguato a governare le evoluzioni delle società libere. Intanto una domanda pervade l’animo degli italiani: di sera dopo le 22 ci si contagia di più? La risposta certa è no. Secondo quale ipotetico criterio scientifico? Nessuno ce lo spiega. Serve cambiare lo spessore della politica. Urge un cambiamento di mentalità gestionale nella cosa pubblica, un cambiamento effettivo che, senza autoproclamarsi formalmente, si diriga materialmente verso un’idea di civiltà nuova, liberalfree.


di Luigi Trisolino