Con il Ddl Zan non si potrà più dire “famiglia”

martedì 11 maggio 2021


Cosa accadrebbe se il Ddl Zan fosse approvato al Senato e diventasse legge? Tra le polemiche dei sostenitori, dal firmatario del Partito Democratico, Alessandro Zan passando per Fedez e per gli Lgbt fino ai tanti scettici e contrari, abbiamo avuto una prova concretissima. È accaduto che Antonio Tajani, vicepresidente e coordinatore di Forza Italia ed ex presidente del Parlamento europeo, cioè un numero uno del centrodestra, abbia proferito il seguente commento: “La famiglia è per noi il nucleo fondamentale della società e va difesa, ma senza figli non esiste. Le nostre politiche sono sempre state a sostegno della maternità, ad esempio nel Recovery plan presentato dal governo italiano a Bruxelles c’è una parte consistente sugli asili nido. Noi continuiamo ad andare in quella direzione”.

Ora, siamo seri, vi sembra di leggere nella dichiarazione un qualche attacco omofobo, una discriminazione, un’intolleranza, un’offesa alla comunità Lgbt, una riduzione dei diritti e delle libertà di gay, lesbiche, gender e transgender? Non vi sembra che Tajani abbia detto la cosa più antica e normale? Ma è già scandalo, già “reato d’opinione”, perché ne è scaturito un diluvio di attacchi solo per aver ricordato che “la famiglia è il nucleo fondamentale, va difesa e senza figli non può dirsi tale”. Io avrei aggiunto “senza figli naturali”, cioè nati da madre e padre naturali, visto che il Ddl Zan apre alla possibilità della maternità surrogata, ma l’azzurro oggi come oggi se ne sarà guardato bene.

Dunque, cari amici, qualcosa di fondante è già saltato. Sappiate: la famiglia naturale è già morta. Non una sovrastruttura sociale, ma “la sacra famiglia” di tanta cultura, religione e arte. Pensate a tutta la produzione giottesca e leonardesca delle sacre rappresentazioni del nostro più fulgido made in Italy, quella triade dell’eterno virtuoso, dell’etica biologica, della morale che ha ispirato la costruzione famigliare nei secoli. Il più forte istituto sociale è stato dissolto. E lo vediamo negli esiti della cronaca nera, nella violenza scomposta e nelle derive pedofile, nella misoginia dei femminicidi, nelle sparizioni e nei reati contro i minori, nella devianza giovanile, perfino nella crisi economica che la “famiglia tradizionale” non esiste più.

Antonio Tajani nella sua funzione politica ha difeso il concetto di famiglia con figli ed è stato attaccato su tutti i fronti. Non solo da Alessandro Zan e dai sinistri: “Le parole di Tajani sulla famiglia si commentano da sole. Come si può pensare oggi, in una società moderna e contemporanea, che la famiglia sia solo quella in cui ci sono figli?”. Si sono scandalizzati tanti anche nel centrodestra. Dalla stessa Forza Italia è insorta Michaela Biancofiore: “Non posso avere figli, Tajani mi vuole negare una famiglia?”. Infuriata Francesca Pascale, la ex di Silvio Berlusconi schierata coi Lgbt e che dopo la relazione con il leader di Forza Italia non ha esitato a farsi fotografare con l’amica gay Paola Turci: “Se è così io non voto più Forza Italia”.

Sapete che tutte queste persone sbagliano di grosso e sbagliano sull’etimologia della parola più semplice? Perché “famiglia” viene dal latino e vuol dire “familia” cioè pater, moglie e figli compresi servi e schiavi considerati parte del nucleo. Apriti cielo! La lotta è entrata nel lessico atavico per strappare quel concetto radicato e sostituirlo con comunità di omosessuali maritati, di lesbiche in coppia, di gender e transgender con minori, con persone che si definiranno uomo e donna in base “al genere percepito”. Come se ai tempi dei Romani non fossero esistiti questi accoppiamenti e come se già la storia non abbia fatto giustizia delle minacce al genere umano.

Pensavo che dopo l’omicidio mostruoso di Luca Varani, quella creatura straziata da Marco Prato e Manuel Foffo dopo una notte di eccessi per aver pubblicato sulla sua pagina una immagine di Adamo ed Eva con la frase “Dio non ha creato Adama e Evo”, non se ne sarebbe parlato più. Invece il caos “a” e “o”, la più stupida delle rivendicazioni, è diventata la battaglia di alcune istituzioni ed è esplosa la “cancel culture”, l’aberrazione della censura omofoba. Come è possibile?

Le famiglie italiane sono circa 25 milioni, ma solo il 34 per cento e composto da coppie con figli, un altro 34 per cento da single, un 21 per cento da senza figli e l’11 per cento da monogenitori. Così siamo cambiati. Ora ci attende l’ultimo colpo se non ci sarà il più rapido e incisivo dei risvegli, mentre anche il Recovery plan per salvarci punta a rinsaldare l’economia famigliare incentivando la maternità sotto i colpi delle immigrazioni dalle fecondissime proli.

Il Ddl Zan è un gigantesco pericolo. Lo hanno scoperto femministe, progressisti e intellettuali. “Io sono assolutamente contraria che le donne entrino in questo disegno di legge, perché qui si tutelano particolari categorie e gruppi sociali. Le donne non sono una categoria sociale, sono la metà dell’umanità”, hanno criticato da Arcilesbica e le due Pd, Valeria Valente e Valeria Fedeli, rispettivamente presidente della commissione parlamentare sui femminicidi e l’ex ministra della Scuola. Le spagnole sono sul piede di guerra, in Inghilterra si è sollevato un fronte dopo i licenziamenti eccellenti di donne famose contro il reato di misoginia, mentre Joanne Kathleen Rowling, la creatrice di Harry Potter, ha dovuto pubblicare l’ultimo libro “Troubled Blood” con lo pseudonimo di Robert Galbraith per evitare altre accuse poiché il protagonista è un serial killer che uccide le sue vittime travestendosi da donna. Quali libertà? Ci pensano i gay ai processi che dovranno affrontare e i tribunali non sono la peggiore delle soluzioni?

Ecco, le prove le abbiamo tutte. La prima: “non si potrà dire più famiglia”. Venticinque milioni di famiglie si sveglino, perché questa battaglia merita tutto. Non Tajani in solitudine. Il Ddl Zan mostra le contraddizioni moderate, la pigrizia liberale e le cadute di troppi conservatori. Omertà e indifferenza. Si gioca una partita grossa per gli assetti futuri e non deve passare l’ipocrisia di chi va in chiesa e sta zitto. Al costo di rovesciare l’Italia come un calzino.


di Donatella Papi