La comunicazione versione Palazzo Chigi

Martedì 5 ottobre, mentre il Viminale continuava a sfornare i dati elettorali parziali delle Amministrative, nel pomeriggio si è riunito a Palazzo Chigi il Consiglio dei ministri. In 50 minuti, dalle ore 15.25 alle 16.15, il corposo provvedimento chiamato delega fiscale è stato approvato sotto la presidenza del premier Mario Draghi, del ministro dell’Economia Daniele Franco e del sottosegretario Roberto Garofoli. La delega fiscale che contiene molte promesse sulla riduzione graduale dell’Irpef e dell’Irap, sugli affitti, i nuovi scaglioni dell’Iva, sul sistema gestito dalle Entrate di riscossione, sulle addizionali degli enti locali e dei nuovi strumenti per la revisione del catasto entro il 2026 è uno dei tasselli base del Pnrr chiesto all’Italia da Bruxelles per erogare i miliardi del fondo Ue. Dal comunicato emesso a fine seduta non si parla dell’assenza dei ministri della Lega. Lo fa prima il capodelegazione del Pd Andrea Orlando e poi lo stesso Draghi in conferenza stampa che gelidamente osserva “ce lo spiegherà Matteo Salvini. È un gesto serio”.

L’azione di governo nonostante lo “strappo” va avanti ma come stabiliscono le norme parlamentari una volta che la legge delega sarà approvata il governo avrà 18 mesi per attuare il contenuto emanando i decreti attuativi. Al di là della questione politica si pone il problema della comunicazione delle decisioni di Palazzo Chigi. C’è necessita di recuperare il tempo perduto anche per discutere di concorrenza e di istruzione. La sensazione è che Draghi voglia fare presto molte cose e si è circondato a livello di comunicazione di personaggi che rispondano più al suo modo di agire di ex Governatore della Banca europea che non come capo di una maggioranza composita. Ha nominato come sua portavoce ufficiale e di Palazzo Chigi Paola Ansuini che viene dall’Ufficio comunicazione della Banca d’Italia.

I rapporti con i media italiani e stranieri li tiene lei e il passo è sempre soft. Nuovo consulente per i media con rapporti con l’estero è Ferdinando Giugliano che negli ultimi 4 anni ha lavorato a Bloomberg e prima ancora al Financial Times e opinionista di Repubblica. Il braccio destro di Giugliano è Nicola Lillo che viene dall’ufficio comunicazione della Cassa Depositi e prestiti, l’agenzia che dipendente quasi completamente dal ministero del Tesoro di cui è ministro Daniele Franco che viene dalla Banca d’Italia. Un reticolo di sicura affidabilità in grado di tenere sotto controllo tutte quelle decisioni che Palazzo Chigi chiama “salvo intese” per cui i testi definitivi escono dopo molti giorni o scritti in modo tale che necessitano di essere interpretati. Uno dei casi più ingarbugliati è stata la notizia data più volte del divieto del transito delle grandi navi lungo il bacino di San Marco a Venezia.

La comunicazione di Palazzo Chigi non ha mai brillato di chiarezza e trasparenza. Gli esempi vanno dai “contorcimenti” di Filippo Sensi, portavoce dell’ex premier Matteo Renzi. Ma i cronisti parlamentari ricordano i tentativi di svicolare di Pio Mastrobuoni, l’addetto stampa di Giulio Andreotti che era largo di notizie soltanto per gli incontri del premier con i leader di altri paesi. Restano negli annali le convocazioni del Consiglio dei ministri di Aldo Moro dopo le ore 20, con i salti mortali di Beppe Sangiorgi giornalista del Popolo per avvisare i notisti politici di non andare a cena, perché a tarda sera ci sarebbe stato “il comunicato”. Più di recente si sono susseguiti come portavoce di Palazzo Chigi Betty Ulivi con Mario Monti, Paolo Gentiloni e Rocco Casalino con Giuseppe Conte.

Aggiornato il 07 ottobre 2021 alle ore 10:53