Ballottaggi di fuoco e scioglimenti necessari

Come non sottolineare il fair play con cui l’editorialista de L’Opinione Luca Crisci ha definito il sabato degli scontri a Roma nella piazza No Green Pass e davanti alla Cgil? “Cronaca di un sabato agitato”, ha scritto. E non ha forse ragione? O si doveva fingere di perdere la testa di fronte a quello che è accaduto mille altre volte coi centri sociali, noto a tutti da anni, senza che nessuno abbia mosso un dito? Quando lo fanno a sinistra è la sana piazza del dissenso, quando avviene a destra è squadrismo. Lo ha detto subito il numero due di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa che si tratta dell’arcinota “strategia della tensione. E a “Quarta RepubblicaNicola Porro ha mostrato un frammento in cui si sente urlare dal palco Giuliano Castellino di Forza Nuova “andiamoci a riprendere la Cgil”. Quindi si conoscevano le intenzioni, ma non sono stati fermati, detto a sinistre e destre ma anche al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.

Non riesco a contare le volte che Roberto Fiore, numero uno di Forza Nuova, ha avuto problemi con la giustizia e le volte che sigle estremiste siano state nel mirino della Digos e del Viminale. Dice bene Daniele Capezzone che a sette giorni dal voto è scoppiato “il pericolo fascista” con cui la sinistra inquina la campagna elettorale. In tv e sui media in questi giorni si sentono a iosa termini dell’armamentario ideologico con cui si tenta di accreditare lo scontro dualista sui cui si regge una partitocrazia sfiduciata dal non voto. Ma non cambiano paradigma, anzi l’oggetto del dibattito invece del futuro e dei problemi diventa lo scioglimento di Forza Nuova, tra chi lo pretende e chi fa in modo di non sentire.

Voglio mettere in fila alcune considerazioni. La prima. Quando nel 1952 fu introdotta la Legge Scelba, che vieta la ricostituzione del partito fascista e introduce il reato di apologia, furono chiusi movimenti come Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale, non senza spargimento di sangue. Era all’epoca ministro dell’Interno il democristiano Paolo Emilio Taviani e il processo, che comportò condanne ai dirigenti, costò la vita al giudice Vittorio Occorsio, in un agguato addebitato a Pierluigi Concutelli e a Ordine Nuovo. Bisogna arrivare al 1993 con Nicola Mancino al Viminale per avere una ulteriore stretta contro gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista con lo scopo di incitare alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi e nazionali.

Insomma, chi ha fatto veramente qualcosa sono stati i democristiani, i quali tuttavia erano saggi al punto di capire che gli scioglimenti andavano fatti con metodo e non sull’onda della propaganda di rossi e neri, se si voleva evitare di fomentare altre sacche di extraparlamentari di qua e di là annidati nella Costituzione. Il problema non è solo chiudere”, ma che fare? E vengo alla seconda considerazione. Non è che a sinistra non ci siano problema simili, perché anche la sinistra è stata ampiamente attraversata dalla piaga del terrorismo e dall’estremismo. Ma lì, da quelle parti, i responsabili pur con anni di galera sono stati messi in cattedra e cioè sono diventati “ideologi”. Quello che è mancata a destra son state la de-estremizzazione e l’integrazione. Riflettiamoci. A parti invertite, la sinistra ha offerto ai suoi “monelli” editoria, giornali, libri, film, palcoscenici, teatro e tutta quella stagione di sangue e lotta è confluita nella società. Sono stati integrati, riveriti ed elevati. A destra è accaduto l’esatto contrario e cioè nessuno dell’oligarchica ribalta si è mai occupato di dare una svolta a questa compagine, che non è “fascista” come dicono a sinistra, e cioè una valanga di mostri violenti e sanguinari, ma è prima di tutto anticomunista di ferro. E contro il comunismo ha combattuto. Quando si dice di sciogliere Casapound, per esempio, si commette un torto, perché tra quei militanti c’è anche inventiva, sperimentazione, non omologazione e un “no” secco al partito unico delle poltrone e degli stipendi. Sarà questo che li rende invisi?

La terza considerazione riguarda il tono con cui i leader della Lega e di Fratelli d’Italia dall’inizio del Covid hanno fomentato la ribellione. Responsabilità ne hanno anche loro che, all’invito del capo dello Stato all’unità nazionale, hanno risposto divergendo e innescando la guerra al Green Pass, finendo per “legittimare” posizioni complottiste che invece andavano stroncate.

Infine, ultima constatazione: perché la Cgil? Ho il sospetto che i sindacati abbiano responsabilità che la partitocrazia sta nascondendo. Nei giorni scorsi la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto l’Amministrazione giudiziaria per un anno a un colosso dell’ortofrutta da 350 milioni di fatturato all’anno, a seguito di un’inchiesta per caporalato sui lavoratori. Roba da poco? Dalle indagini sarebbe emerso uno schema di caporalato col reclutamento e lo sfruttamento di manodopera di origine straniera in stato di bisogno, priva di specializzazione e sottopagata, con evasione delle tasse mediante l’emissione e annotazione di fatture false, con benefici fiscali sia per l’azienda e sia per le cooperative che si alternavano nel tempo, creando il cosiddetto “fenomeno della transumanza dei lavoratori”. Di fronte a ciò non è forse lecito sospettare che in quella piazza ci fosse chi inquina i fatti? Perché una vera destra non fa questa battaglia unendo e legittimando? Il fascio-comunismo: non è questo che va sciolto e liquefatto perché non serve al futuro? O c’è ancora chi tifa?

Aggiornato il 12 ottobre 2021 alle ore 11:34