Sciogliere Forza Nuova: un atto di responsabilità

mercoledì 13 ottobre 2021


Quello a cui abbiamo assistito sabato scorso a Roma non è semplicemente un episodio di violenza contro le Forze dell’ordine o di guerriglia urbana scatenata da un gruppetto di facinorosi. È molto di più: si è trattato di un tentativo di eversione, di un attacco al cuore pulsante dell’ordine liberale, democratico e repubblicano e delle sue istituzioni. I fatti di sabato scorso a Roma non sono stati una “ragazzata” e quelli che vi hanno preso parte non erano dei “discolacci”: erano eversori violenti che dopo aver assaltato e devastato la sede di un’associazione sindacale (la Cgil) stavano per dirigersi verso Palazzo Chigi e Montecitorio con l’intenzione di occuparli. Hanno tentato un “colpo di Stato”, quegli energumeni. Hanno cercato di violentare la nostra democrazia liberale.

Quando a essere sotto attacco sono le istituzioni, tutti quanti ne siamo colpiti: perché è da quelle istituzioni che dipende la possibilità concreta, per tutti noi, di esercitare i nostri diritti di libertà. Essi preesistono alle istituzioni, ma il loro esercizio concreto è legato alle istituzioni stesse. Attentare alle istituzioni significa attentare alla libertà di tutti i cittadini. Ne consegue che bisogna rispondere in maniera commisurata e neutralizzare una minaccia nei confronti della quale si è usata fin troppa tolleranza. I provvedimenti che il Governo si accinge a prendere, sulla base di diverse mozioni parlamentari, avrebbero dovuto essere adottati molto tempo prima: Forza Nuova, come Casapound, come il Veneto Fronte Skinheads e simili, avrebbero dovuto essere sciolti sin dai loro esordi. Ora, ha ragione chi dice che l’antifascismo è un valore costituzionale e repubblicano e che, come tale, dovrebbe essere patrimonio comune e non solo di una certa parte politica. Certo, una parte della destra italiana non ha mai avuto il coraggio di fare i conti con questa oscura fase della storia del nostro Paese, e per quanto ci abbia provato ancora stenta a chiudere definitivamente quel capitolo e a prendere da esso le distanze. Ma è anche vero che la sinistra non ha mai fatto nulla per rendere questo valore più inclusivo e bipartisan: anzi, ha fatto del suo meglio per arrogarsi una sorta di “monopolio dell’antifascismo”.

L’Italia è nata dalla Resistenza, ma non furono solo i comunisti e i socialisti a resistere e a combattere per la liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo: c’erano anche i cosiddetti “partigiani bianchi”, vale a dire cattolici, liberali e monarchico-conservatori, troppo spesso ignorati dai libri di storia e dimenticati dalla coscienza collettiva. Questo dimostra che l’antifascismo è un valore tanto di sinistra quanto di destra, nel quale tutti dovrebbero riconoscersi e che dovrebbero rispettare in quanto fondamento dell’ordine democratico e della nostra “casa comune”: la Repubblica italiana.

Per favore, non definiamo Forza Nuova (o chi per essa) organizzazioni di destra, perché non lo sono. I valori della destra sono ben altri: ordine pubblico, libertà individuale, rispetto per la tradizione, meritocrazia, intraprendenza, proprietà privata. Nulla a che vedere con questi gruppuscoli formati da individui che cercano disperatamente di attribuire un significato alla loro vita rifugiandosi nell’appartenenza settaria a un gruppo di loro simili. Si tratta di falliti (sotto tutti i punti di vista) che sfogano le loro frustrazioni lanciando invettive e incolpando altri dei loro fallimenti (gli ebrei, gli immigrati, le donne, gli omosessuali, la borghesia, il capitalismo, la democrazia o chissà cos’altro); violenti che cercano una valida giustificazione per menare le mani; odiatori che cercano di legittimare politicamente e moralmente il loro disprezzo per gli altri; delinquenti che credono di potersi riscattare attraverso la militanza in questi gruppi.

C’è di tutto in Forza Nuova e nell’arcipelago dell’eversione nera, ma niente che sia di destra. E nemmeno di sinistra. Ma allora come definire Forza Nuova? Come classificarli? Semplicemente per quello che sono: esaltati, picchiatori e criminali fascisti. Proprio come i centri sociali non andrebbero etichettati come gruppi di sinistra radicale (cosa che difficilmente avviene), ma come gruppi di violenti anarco-comunisti. Fascismo e comunismo non sono sinonimi, rispettivamente, di destra e sinistra: o almeno non dovrebbero esserlo in un contesto di democrazia matura, dove destra e sinistra dovrebbero invece significare “conservatorismo liberale” e “socialdemocrazia” e dovrebbero, pertanto, ripudiare il fascismo e il comunismo come delle aberrazioni che ripugnano all’ordine e ai valori democratici. Certo, la sinistra non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione per ricominciare a parlare di “pericolo fascista” e per presentare delle mozioni parlamentari per impegnare il Governo a sciogliere Forza Nuova. Nulla di male, ma del tutto prevedibile e scontato.

A essere sconcertante è la reazione della destra, che come al solito balbetta, non condanna mai apertamente e con fermezza e non ritiene necessario adottare delle contromisure. Non si può mettere in dubbio la matrice fascista dell’attacco alla Cgil e alle sedi istituzionali: Forza Nuova si ispira a un certo modello, e quel modello non è certo quello delle democrazie liberali. Non si può condannare genericamente la violenza, se la violenza è stata commessa da un gruppo nello specifico. A volte, sembra di risentire i comunisti degli anni Settanta, che chiamavano “compagni che sbagliano” i brigatisti; sembra di sentire le comunità islamiche presenti in Europa, che non condannano e non si dissociano mai apertamente e in maniera chiara dagli attentati e dalle violenze commesse dai loro correligionari, cercando invece di giustificarli o di comprenderne le ragioni. Nemmeno si può dire che non sia necessario passare allo scioglimento di questo tipo di forze, perché hanno poco seguito e sono inoffensive.

Non vuol dire nulla il fatto che alle elezioni ottengano percentuali da prefisso telefonico, e che pertanto non costituiscano una minaccia. Vogliamo restare inerti davanti alla violenza? O vogliamo prendere provvedimenti prima che sia troppo tardi? Non li si può lasciare impuniti in nome della libertà d’associazione o d’opinione: come dicevano John Locke e Karl Popper, non si può essere tolleranti con gli intolleranti, né si può lasciare loro alcuna libertà, perché la userebbero per privare gli altri della loro. Il fatto che la teppaglia che si rifugia in Forza Nuova e affini si dedichi abitualmente alla violenza e alla diffusione di un verbo caratterizzato dall’odio e all’avversione nei confronti della democrazia liberale e delle sue istituzioni, è sufficiente a escluderli e a vietare le loro attività. Del resto, chi non crede nella democrazia e nelle libertà fondamentali non può invocare queste ultime in suo favore.

Una destra coerente con se stessa e con quelli che dovrebbero essere i suoi valori dovrebbe pensarla come Margaret Thatcher, la quale dichiarò di disprezzare il fascismo tanto quanto il comunismo, in quanto entrambe ideologie con l’obiettivo di stabilire il primato dello Stato sull’individuo e sulla sua libertà. Non è un caso che i militanti del National Front (organizzazione neo-fascista molto attiva nell’Inghilterra degli anni Settanta e Ottanta) odiassero molto più la Thatcher dei leader laburisti e la borghesia conservatrice più della “working class” di sinistra. La destra italiana è chiamata a un grande atto di responsabilità, che consiste nel dare una prova concreta del suo ripudiare la violenza e l’estremismo politico. È chiamata a dimostrare il suo grado di “destrismo” facendo quello che la destra ha sempre fatto: difendere le istituzioni dalle spinte sovversive e rivoluzionarie; porsi quale baluardo dell’ordine costituito rispetto a qualunque tentativo di destabilizzazione. La destra, dunque, faccia il suo lavoro e protegga la democrazia liberale.

La tendenza però sembrerebbe non essere questa: la Lega ha già detto che al Consiglio dei ministri voterà contro il decreto di scioglimento di Forza Nuova (alla faccia di Umberto Bossi e del vecchio Carroccio che malediva i fascisti, li denigrava e sosteneva fosse necessario andarli a cercare “casa per casa”); Fratelli d’Italia ha annunciato che sosterrà il provvedimento se, assieme a Forza Nuova, verranno sciolti anche i centri sociali. Proposta sensata e assolutamente condivisibile quest’ultima anche se, in questo contesto, suona più come una scusa per tirarsi indietro, dal momento che è Forza Nuova a essere sotto accusa stavolta, non i centri sociali. Di questi ci si occuperà a tempo debito, nel frattempo si mandi un segnale chiaro: chi non rispetta le regole – quelle della democrazia – è fuori dal gioco.

Probabilmente, la disposizione finale e transitoria della Costituzione che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto Partito Fascista, non è più sufficiente e andrebbe sicuramente ampliata: si dovrebbe vietare la creazione e l’attività di ogni movimento, gruppo o associazione che dimostri – anche e soprattutto coi fatti – di disprezzare la democrazia liberale, le sue logiche, le sue prassi, le sue istituzioni e i valori costituzionali. Per il momento, tuttavia, ci si occupi di Forza Nuova, per poi passare gradualmente a tutti gli altri. In una società civile, infatti, le regole e i divieti esistono anche e soprattutto a garanzia della libertà di tutti; o meglio, del fatto che la libertà di alcuni non diventi violenza, abuso, prevaricazione e schiavitù per altri. La coercizione si può e si deve usare se è per impedire una coercizione più grande. E questo sembra essere il caso.


di Gabriele Minotti