Draghi e il suo concetto di democrazia

Un giorno Mario Draghi si sveglia e ci sbatte in faccia il suo personalissimo concetto di democrazia, che peraltro piace a non poche persone. Il premier dice questo: “L’azione del Governo non può seguire il calendario elettorale, perché noi dobbiamo seguire il calendario che è stato negoziato con la Commissione europea per il Pnrr, ma anche per le raccomandazioni che sono state date dalla Commissione all’Italia. Quindi questo è il calendario di riforme che il Governo si propone di seguire”.

Draghi è un banchiere – questo lo sapevamo – e non ha alcuna intenzione di dialogare in qualche modo con il popolo italiano. I suoi interlocutori sono altri e di maggior rilievo politico. È interessante come un presidente del Consiglio possa affermare ciò senza che i partiti alzino la mano per dire la propria e riportare l’attenzione sui propri elettori. Ma quello che appare evidente è che degli elettori non interessa niente a nessuno, probabilmente nemmeno agli elettori stessi, i quali fanno di tutto per lasciare il bottino nelle mani di Mario Draghi e aspettare che come Superman ci risolva tutti i nostri problemi. Giuseppe Conte era debole ma in qualche modo eravamo riusciti ad affidarci anche a lui, mentre da quando è arrivato Mario Draghi le cose sono cambiate. La gente non ha più alcun interesse a difendere la propria forza di cittadino appartenente a una Nazione. È arrivato l’uomo forte e a lui ci siamo affidati, fregandocene della democrazia, della partecipazione e di tante altre belle cose che dovrebbero animarci.

Siamo disposti a lasciare tutto nelle mani di un uomo al comando, che dichiara apertamente che di noi non può fregargliene di meno? Siamo disposti a farlo anche se quest’uomo si rivela il più abile nel suo mestiere e ci permette una crescita del Pil mai vista prima? Queste sono le domande da porci per capire in quale direzione vogliamo andare. Vogliamo difendere la democrazia, non solo da Forza Nuova ma anche da chi legalmente la aggira, oppure è più importante la crescita del Pil e di conseguenza il nostro benessere? Non sono dilemmi scontati, e anzi, sono al centro del romanzo di Aldous Huxley, “Il Mondo Nuovo”, opera nella quale i potenti dichiarano che ciò che interessa all’uomo, veramente, non è la libertà ma la felicità. E per raggiungere la felicità è necessario cedere un po’ di libertà.

Bisogna sperare che nel 2023, quando si tornerà al voto, non ci sarà una situazione in cui puoi votare chi vuoi ma alla fine tutti si mettono insieme e il nuovo premier è nuovamente Mario Draghi o chi per lui. La democrazia è un qualcosa di delicato e fragile, va difesa sempre, non solo dai facinorosi ma anche da chi senza dare troppo all’occhio ci porta verso cattive strade.

Aggiornato il 14 ottobre 2021 alle ore 09:24