Quirinale, destra e sinistra si dividono su Berlusconi

L’esito della partita sul Quirinale dipende dai consensi che Silvio Berlusconi potrà ottenere. Il Pd, dal canto suo, fa sapere che non voterà il Cavaliere. Andrea Orlando, ministro del Lavoro dem, a Radio Capital, ricorda: “La storia ha sempre visto uscire nomi che non erano nei pronostici. Fare azzardi è complicato, quando entreremo nel vivo cominceremo a capire”. Un fatto è certo: “Penso che il Pd non voterà Berlusconi. Punto”, risponde Orlando. E sulla possibilità che invece arrivi una donna al Quirinale, “fare pronostici è difficile – rimarca – ma sarebbe molto auspicabile. Se ci saranno le condizioni, credo si debba lavorare su questo”.

A Orlando replica il centrista Gianfranco Rotondi. “Ieri con Letta, oggi con Orlando. Il Pd sente il bisogno di precisare che non voterà Berlusconi. Il che la dice lunga sulla serietà di questa ipotesi. Trovo legittimo che il Pd non voti per Silvio, ma il centrodestra ha il diritto costituzionale di candidarlo e di eleggerlo. Toccherà alla coscienza dei singoli parlamentari decidere se per la prima volta non è il caso di costituzionalizzare il centrodestra, mai investito della responsabilità della massima carica istituzionale”.

Anche per Luigi Brugnaro, Berlusconi presidente della Repubblica “è una persona votabilissima”. Il sindaco di Venezia e leader di Coraggio Italia, a Studio 24 su Rainews24, ammette che avrebbe “visto bene anche un proseguimento del presidente Mattarella. L’ho sempre stimato e ho continuato a dirlo, però è stanco, lo ha detto in tutte le salse. Non lo vuol fare e dobbiamo prenderne atto, però sarebbe stata la soluzione migliore. In seconda soluzione io vedo Draghi presidente della Repubblica per l’interesse degli italiani, a prescindere da quello che vogliono i vari partiti. In terza soluzione, se Mario Draghi non è disponibile si aprono i giochi su altri candidati, perché no Berlusconi? Ha comunque un ottimo standing internazionale, conosce tantissime persone, ha relazioni tutto il mondo, ha dimostrato di essere capace nel suo insieme, è una persona secondo me votabilissima”.

Carlo Calenda concorda “con Enrico Letta e tuttavia” crede che il segretario Pd sul Quirinale “si stia muovendo molto male”. Ai microfoni di Forrest, su Radio 1, il leader di Azione commenta le dichiarazioni di Letta. “Ci siamo incontrati – ricorda Calenda – l’altro giorno alla Festa del Foglio e lui sostiene che non si può parlare di presidente della Repubblica a due mesi dalle elezioni. Ma in questo caso se ne deve parlare, perché uno dei candidati è il presidente del Consiglio. Quel nodo è un nodo che va sciolto con grande anticipo. Io lo dico da due settimane: occorre a mio avviso chiedere a Mario Draghi di restare e lo devono fare tutti i leader politici ma lo devono fare firmando un patto di legislatura in modo che siamo sicuri che la mattina Salvini si sveglia europeista, il pomeriggio sovranista e il terzo anti vax. Io credo che vada fatto e su questo il Pd ancora non ha proferito parola”.

Per Calenda, “se non c’è Draghi noi a luglio del prossimo anno dobbiamo presentare i primi piani di spesa del Pnrr. E secondo voi è plausibile che succeda in mezzo a un casino politico con Draghi al Colle e un governo elettorale che deve portare il paese al voto? Io penso di no. Teniamoci buono Draghi a Palazzo Chigi, abbiamo tante figure di assoluto rilievo a partire della Cartabia”. Parlando dell’iniziativa del Fatto Quotidiano che invita a firmare contro la candidatura di Berlusconi al Colle, Calenda aggiunge: “Gli unici che mi potrebbero convincere a sostenere Berlusconi al Colle sono quelli del Fatto Quotidiano”.

Altre bordate a Enrico Letta arrivano dall’interno del partito. Per Andrea Marcucci, senatore dem, ma di fede renziana, “dopo la baraonda sul decreto fisco, Letta non può più stare a guardare. In vista della legge di bilancio e del voto sul Quirinale, il segretario del Pd deve uscire dal suo splendido isolamento e assumere una strategia parlamentare più efficace, ponendosi nei fatti come guida della maggioranza, dando delle risposte, e non limitandosi più ad emettere solo veti”. Secondo Marcucci, “Draghi deve restare a Palazzo Chigi? Letta lo dica con chiarezza. Quali devono essere le caratteristiche del prossimo capo dello Stato? Il Pd – continua il parlamentare – non può essere costantemente superato dagli eventi, credo che Letta debba anche iniziare a porsi il tema delle alleanze per la legge elettorale, dire che gli altri non la vogliono fare, non è un buon argomento”.

Frattanto, la stragrande maggioranza degli italiani (59,8 per cento) preferirebbe poter eleggere direttamente il nuovo capo dello Stato. Questo è il dato che emerge da un sondaggio svolto dalla società Izi Spa di Roma somministrato ad un campione rappresentativo della popolazione italiana tra il 19 e il 21 novembre. Il 28,3 per cento degli italiani preferirebbe l’attuale sistema con il presidente eletto dal Parlamento. L’11,8 per cento degli italiani dice di non sapere. Nel toto nomi al primo posto si attestata l’attuale premier Mario Draghi con il 23,4 per cento delle preferenze seguito da Silvio Berlusconi (20,6 per cento) e dal presidente in carica Sergio Mattarella con il 19,3 per cento delle preferenze. Segue Pier Luigi Bersani con il 12 per cento. Il primo nome femminile è quello di Emma Bonino che con il 10,1 per cento delle preferenze si attesta al quinto posto di questa classifica. Marta Cartabia si ferma al 5,2 per cento. Seguono Paolo Gentiloni (4,1 per cento), Pierderdinando Casini (2,4 per cento), Paola Severino (1,9 per cento). Chiude Giuliano Amato all’1,1 per cento.

Aggiornato il 02 dicembre 2021 alle ore 10:27