In memoria delle Stelle comete, quando si spegne la coda

Quand’è che le stelle comete perdono la coda? Quando la loro materia si esaurisce, polverizzandosi in microscopiche particelle che si perdono nell’immenso vuoto stellare. Incredibile a dirsi, ma anche in politica il mondo reale funziona così. Ci si sarebbe aspettati, infatti molte cose e altrettante iniziative dall’universo in via di estinzione dei Cinque Stelle (comete). La prima tra tutte, sarebbe stata senz’altro quella di un intervento, per così dire, a gamba tesa sul prossimo candidato al Colle più alto di Roma Capitale. Che so: una provocazione geniale, come quella di lanciare pubblicamente, e sostenerla poi nei numeri, la candidatura prestigiosa di Liliana Segre, che avrebbe goduto di alcuni enormi vantaggi intrinseci. Ovvero: in primo luogo, l’essere la Segre molto anziana e, quindi, del tutto disponibile a farsi da parte nel 2013, lasciando così terminare a Mario Draghi l’attuale metà del percorso di risanamento post-pandemico del Nostro Paese, che tutti (a parole!) si auspicano, per poi favorirne la successiva ascesa al Quirinale, una volta dimessasi (per incontestabili motivi di salute) da presidente della Repubblica. Secondo: la quasi certezza di essere eletta all’unanimità, al primo scrutinio, come Prima donna presidente della Repubblica. Terzo: incarnare il monumento storico vivente alle vittime di persecuzione di tutti i tempi. Quarto: saper garantire, con l’esempio di tutta una vita e con le parole già dette, l’assoluta imparzialità del suo altissimo ufficio.

E invece no! Il 33 per cento dei parlamentari stellati hanno scavato profondissime trincee (attraverso il più assoluto, omertoso silenzio nei confronti dei temi politici più scottanti e compromettenti), per inchiodarsi alle poltrone fino a fine mandato, continuando senza meriti, in generale, a percepire 150mila euro/anno cadauno che, per degli spiantati incompetenti (si vedano i rispettivi curricula pubblicati online tre anni fa all’epoca delle “parlamentarie” su Rousseau), rappresentano una vera manna dal cielo! Altro aspetto devastante: la continua cancellazione dei principi “irrinunciabili” sulla base dei quali i grillini hanno ottenuto 11 milioni voti nel 2018. Si va, in tal senso, dalla rinuncia drastica e all'abiura dell’antieuropeismo (gettato subito alle ortiche, appena usciti dalla prima batosta elettorale, in occasione delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo), grazie all’inaugurazione del famigerato (e consociativo) “Metodo Ursula”. Scelta quest’ultima decisa a tavolino e in segreto da pochi capataz, aggirando proditoriamente la pronuncia degli iscritti, in merito a un tema che, assieme all’uscita dall’Euro, aveva costituito il nocciolo ideologico delle campagne elettorali del 2013 e del 2018.

L’elenco delle abiure prosegue con: l’abolizione del divieto del doppio mandato; l’accettazione dell’inserimento nell’elenco delle formazioni politiche ammesse a ricevere il finanziamento pubblico del 2 per mille; l’annacquamento delle clausole di dimissione/auto-sospensione degli eletti, in caso del ricevimento di un avviso di garanzia; l’abbandono, in pratica, della consultazione online degli iscritti su iniziative e materie strategiche relative alle scelte politiche di indirizzo generale; la mancata scelta univoca dell’alleanza con il Partito Democratico, grazie a mille furbizie e acrobazie dialettiche, che hanno drasticamente contribuito a ridurre al lumicino i voti del Movimento nelle ultime elezioni amministrative. In questo caso, infatti, si è assistito alla bocciatura sonora dei candidati-sindaco, laddove i Cinque Stelle si erano presentati con proprie liste autonome corredate dal simbolo storico. E che cosa dire, infine, del repentino, sconcertante abbandono dell’antiberlusconismo viscerale, per cui secondo alcuni il Cavaliere era il Male Assoluto, accomodandosi oggi, senza colpo ferire, al governo con Forza Italia e con la Lega con la quale, a dire dei loro massimi responsabili, i grillini non avrebbero formato mai più un’alleanza?

Ancora oggi, è praticamente impossibile capire chi comanda, tra Giuseppe Conte, Beppe Grillo e Luigi Di Maio, diventati un po’ tutti democristiani ad honorem. Per non parlare, poi, della misteriosa fine del loro più innovativo strumento di democrazia diretta: quella Piattaforma Rousseau, di cui nessuno sa bene se siano stati trasferiti in quella nuova tutti i dati sensibili degli iscritti contenuti nel database originario di Casaleggio; né è dato sapere come e con quali procedure e protocolli si decide oggi il ricorso alla consultazione online degli iscritti. E, poi, infine, quelli del Movimento ancora non si sono resi conto che l’unica cosa di cui si possano vantare è di aver favorito una pioggia di bonus e di prebende, come il reddito di cittadinanza dato a cani e porci, che non contribuiscono né a ridurre la povertà, né a dare lavoro alle giovani generazioni, come loro stessi avevano giurato e spergiurato di fare.

E che ne è stato della stra-declamata “Democrazia Diretta” quando oggi la loro leadership (che si voleva antileadership!) ha deciso di convertire il Movimento alla forma-partito, tanto vituperata e dissacrata dai grillini delle origini? Il problema vero dell’Italia è, però, che nessuno ha raccolto colpevolmente l’idea di Gianroberto Casaleggio, a proposito della votazione online, nonostante che oggi i referendum radicali sulla giustizia siano sottoscrivibili in remoto con la firma digitale, per farne un vero e proprio Moloch contro la corruzione e l’inefficienza dei Partiti. Come non dare ragione a Sabino Cassese (vedi “La Doppia crisi dei Partiti, Corriere della Sera) quando asserisce che, oggi, i Partiti non si chiamano (e non sono!) più tali, in mancanza di iscritti, surrogati dai profili e dagli umori dei follower sui social, i quali hanno le vele sempre gonfie di vento malpancista e di irresponsabilità politica. Ben altro poteva e doveva essere fatto in merito. Per una proposta pratica alternativa, si veda “Il Murrino: reinventare la democrazia nell’urna”, pubblicato da L’Opinione del 28 settembre 2020.

Vale però per tutta l’attuale classe politica il detto manzoniano di Don Abbondio: “Chi il Coraggio non c’è l’ha non se lo può dare!”. Non c’è che da rimpiangere Papa Wojtila che, con i suoi anatemi contro il comunismo, fece fondere la Cortina di Ferro, rimediando due colpi di pistola da Ali Agca, mentre oggi il Vaticano tace sulle nefandezze e sugli imperdonabili crimini delle leadership africane, responsabili di tutte le terribili sofferenze dei loro popoli, costretti a migrare malgrado le immense ricchezze contenute nel sottosuolo e sui suoli del Continente Nero! Ma tant’è. La dittatura del politicamente corretto, a quanto pare, impedisce ai responsabili Onu persino di pensare a fare giustizia in merito. Infatti, non risulta che qualcuno dei suoi dispendiosi organismi abbia mai avanzato l’ipotesi di interdire alle banche occidentali di ricevere un solo cent in deposito, versato dalle cricche di tiranni, politici ladri, corrotti e criminali di tutto il mondo, ai quali invece appartengono parecchi trilioni di dollari derubati ai loro popoli e imboscati in conti correnti occidentali! Facile fare la faccia feroce con i Talebani, quando ieri si è pienamente tollerato che i fondamentalisti islamici venissero armati e foraggiati per combattere le nostre guerre ideologiche! Ma, Di Maio, tutto questo lo sa?

Aggiornato il 06 dicembre 2021 alle ore 12:00