Quirinale, Fontana (Lega): “Renzi primo con cui ci confronteremo”

Lorenzo Fontana, vicesegretario della Lega, intervistato da Repubblica parla della partita del Quirinale. “Il centrodestra – sostiene – si presenterà unito, ma per eleggere un presidente servono consensi più ampi. Bisogna trovare i numeri che non abbiamo. E non abbiamo preclusioni, nel dialogo, nei confronti di nessuno, Renzi e un’eventuale aggregazione di centro sono i più vicini a noi, dunque saranno i primi con i quali ci confronteremo”, afferma. Secondo Fontana “in questo momento ci troviamo in una condizione particolare, proprio per quello che ci attende a gennaio. E Berlusconi fa il suo gioco. Potrebbe essere un buon candidato. Sui cinque stelle dico che un partito che ha preso oltre il 30 per cento alle ultime Politiche merita rispetto. Ma sui risultati che ha ottenuto e su un certo modo di fare ho molte più riserve”.

In merito alla posizione del coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani, secondo cui con Draghi al Colle si va al voto, Fontana risponde: “Il futuro, per quanto vicino, è nebuloso. Alla Lega, più dei nomi di possibili futuri premier, interessa la possibilità di incidere sulle scelte. Se potremo farlo, bene. Ma se entrassimo in un limbo, o ci fosse un presidente espressione del Partito democratico, certo sarebbe impossibile la nostra partecipazione. La Lega è pronta alle elezioni, sapendo però che non tutti i partiti lo sono altrettanto”. “La sinistra fa il proprio gioco: è brava ad elogiarti perché le fa comodo un fronte avverso diviso. Sta alla nostra intelligenza non spaccarsi. In Italia e in Europa”. Un messaggio rivolto anche a Meloni? “Chi ha orecchie per intendere, intenda”, ribatte il vicesegretario leghista.

Al Quirinale, secondo Romano Prodi, ci vorrebbe un volto femminile. “Dappertutto ci vogliono volti femminili. Dobbiamo ancora completare il grande equilibrio e bilanciamento tra uomini e donne che è indispensabile nell’epoca moderna in ogni Paese e in ogni funzione. Adagio adagio sta arrivando, speriamo che vada più in fretta”.

Il presidente di Italia viva, Ettore Rosato, a Skytg24, afferma: “Vogliamo evitare che ci sia uno scontro tra centrodestra e centrosinistra per la scelta del capo dello Stato. Faremo questo sforzo per trovare un terreno comune di dialogo tra tutte le parti, essendoci tra l’altro in Parlamento una maggioranza consistente”. Per Rosato “Mattarella non è stato solo un grande presidente, ma un grande politico, uomo delle istituzioni, che ha fatto un pezzo della storia di questo Paese, mi unisco sentitamente ai lunghissimi applausi di ieri alla Scala”.

Con un’analisi in prima pagina, il Financial Times entra nel vivo della corsa al Quirinale. “Mario Draghi – scrive il quotidiano economico – emerge come favorito per la presidenza. La prospettiva che l’ex capo della Bce si faccia da parte come primo ministro fa rischiare il ritorno dell’instabilità politica”. Secondo il Financial Times “la prospettiva che Mario Draghi si dimetta da primo ministro italiano per assumere il ruolo di presidente minaccia di far piombare il paese nell’instabilità politica proprio mentre il governo intraprende ambiziose riforme strutturali e un piano di ripresa dal coronavirus sostenuto da quasi 200 miliardi di euro di fondi Ue”.

Il quotidiano riferisce anche del lungo applauso di ieri della platea della prima della Scala a Sergio Mattarella, giudicando la richiesta corale di un suo bis alla Presidenza come un “segno di preoccupazione dell’establishment italiano”.

L’analisi ricorda che Draghi era già considerato un possibile successore di Mattarella, ma la sua chiamata alla guida del governo ha reso “più complicata una possibile transizione” perché se è vero che le elezioni anticipate non sarebbero necessariamente l’esito dell’elezione di Draghi al Quirinale, è vero che “funzionari e analisti ritengono che senza Draghi, è improbabile che il governo sopravviva nella sua forma attuale”. L’anno che arriva ha importanti scogli che potrebbero far litigare i partiti, a cominciare dalla riforma fiscale, senza dimenticare la riforma del mercato del lavoro e delle pensioni, e secondo un ministro “Draghi è l’unico che può tenere a freno questa situazione”. Intanto comunque il lavoro dell’esecutivo è volto a mettere in sicurezza il Pnrr anche in caso di cambiamenti nell’esecutivo.

In realtà, spiega il FT, “entrambe le potenziali coalizioni”, centrodestra e centrosinistra, “hanno la possibilità di superare la soglia del 40 per cento richiesta per formare un governo, secondo i dati di YouTrend. Ciò aumenta l’attrattiva delle elezioni anticipate per entrambi i campi”. Dopo aver ricordato che Silvio Berlusconi è in campo mentre la Lega potrebbe avere interesse ad avere Draghi al Quirinale, nell’analisi si sottolinea che “a parte Draghi, ci sono pochi potenziali candidati in grado di ottenere il necessario sostegno di due terzi in Parlamento”. E che una elezione a maggioranza, da parte del centrodestra o del centrosinistra, potrebbe “provocare disordini politici anche se Draghi rimanesse primo ministro”. Ma fonti del quotidiano finanziario britannico fanno notare che a un certo punto l’Italia dovrà comunque fare a meno di Draghi alla guida del governo. “Alla fine i partiti dovranno assumere la gestione del piano Next Generation Eu, che hanno votato in parlamento” e “anche se Draghi resta presidente del Consiglio, è solo per un altro anno, non per sempre”.

Aggiornato il 08 dicembre 2021 alle ore 13:16