Non è un virus (precisiamo, visti i tempi) ma è come se politicamente lo fosse. Soprattutto è un libro di Gianfranco Rotondi (parlamentare di tradizione democristiana) che ripercorre la parabola Diccì sino al tramonto della Prima Repubblica, spiegando anche che fine abbiano fatto i patrimoni immobiliari e, soprattutto, i vincoli sull’uso del simbolo. Gianfranco Rotondi racconta a “L’Opinione” le varie luci ed ombre della Democrazia Cristiana, spiegando che in quest’epoca di precarietà tutti tentano di carpire l’elettorato promettendo una sorta di “pax democristiana” che possa italianamente mediare sugli impegni fiscali, bancari, amministrativi, tributari e giudiziari che assillano il popolo tutto. Rotondi rammenta a “Buona parola a tutti” che da destra a sinistra, passando per la Leopolda di Matteo Renzi, in troppi promettono una sana gestione democristiana della cosa pubblica (parafrasando Rocco Buttiglione) ed una “pax democristiana”. Ma oggi il mondo è cambiato, ci ricorda Rotondi, e garantismo, perdonismo e solidarietà sociale hanno, dal 1992, lasciato spazio a giustizialismo e odio sociale. L’autore del libro augura si possa riavviare una degasperiana politica di riappacificazione nazionale, ricordando che rigore e tecnicismi non possono prescindere dalla sintesi, e dal primato filosofico, dell’arte politica (e questo lo diceva un pensatore greco qualche millennio prima di Buttiglione).

Aggiornato il 08 dicembre 2021 alle ore 12:27