Da una parte il pressing di Giorgia Meloni, dall’altra l’ipotesi di mediazione. Al centro la questione dei balneari e delle concessioni, mentre è prevista sul Ddl Concorrenza una riunione di maggioranza in Senato. La leader di Fratelli d’Italia, nel corso di un comizio a Frosinone, mostra i muscoli: “Ci vuole un Governo che abbia voglia di difendere gli interessi degli italiani. Se Mario Draghi recupera l’autorevolezza, la spolvera e la porta in Europa per porre un paio di questioni, ci aiuta. Perché non abbiamo visto grandi cambi di passo”. Allo stesso tempo, ecco la proposta dell’Esecutivo inviata ai gruppi parlamentari, con la possibilità di gare fino al 31 dicembre 2024 e l’indennizzo per la perdita dell’avviamento, calcolato con riferimento alle scritture contabili e a una perizia giurata.

“Perché non facciamo come Spagna o Portogallo?”

“A me non torna, perché il Governo non fa come sta facendo la Spagna o il Portogallo, che hanno prorogato le concessioni”. Insiste su questo tasto Giorgia Meloni. E aggiunge: “Imporre a noi di mettere all’asta gli stabilimenti, quando la Spagna e il Portogallo, che sono i nostri diretti competitori, prorogano le loro concessioni in Italia è incostituzionale”. Con una precisazione: “La Costituzione italiana dice, all’articolo 11, che l’Italia cede la propria sovranità in condizione di parità con gli altri Stati. Io posso seguire una direttiva europea se vale per tutti, non se a me ricattate e gli spagnoli e i portoghesi fanno come vogliono”.

No alla liquidazione delle concessioni

Sul medesimo punto fa leva Riccardo Zucconi, deputato di FdI che, nel corso della trasmissione televisiva Agorà, evidenzia: “Dopo dieci anni di governi di centrosinistra che hanno svenduto i più importanti marchi italiani – dagli alberghi alla moda fino alla gastronomia – ora vogliono finire l’opera, liquidando le concessioni balneari e mettendo a rischio i porti turistici, il commercio ambulante, le guide turistiche. L’intero sistema nazionale del turismo è stato smantellato in favore di multinazionali straniere, lasciando il monopolio delle prenotazioni on-line a Booking e Expedia, che peraltro hanno sedi in paradisi fiscali. Una proposta di Fratelli d’Italia del 2018, firmata e voluta anche dal presidente Giorgia Meloni – ricorda – prevedeva un doppio canale secondo cui le concessioni in essere, al momento dell’adozione della direttiva Bolkestein nel 2009, dovevano essere prorogate sulla base del legittimo affidamento, mentre quelle dal 2009 in poi si sarebbero dovute mettere a gara. Purtroppo, questo Governo non riesce a mettersi d’accordo su nulla, neanche su una tematica facilmente risolvibile e continua nella logica dell’esproprio di 30mila aziende italiane della balneazione”.

Salvaguardare famiglie e imprese

Sempre sul tema dei balneari dice la sua anche Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio: “Noi siamo a favore della concorrenza, ma va salvaguardato il contributo che queste imprese hanno finora assicurato a una esperienza turistica di successo”. E poi “va definita una norma-quadro che valorizzi il lavoro di tante famiglie, tante donne e tanti giovani che chiedono soltanto un giusto indennizzo e un congruo periodo transitorio, così come sostiene il nostro Antonio Capacchione, presidente nazionale dei balneari”.

La mediazione

All’esame dei gruppi, adesso, la proposta del Governo sul Ddl Concorrenza elaborata da Gilberto Pichetto, viceministro al Mise (Ministero dello Sviluppo economico). In sostanza, l’indennizzo per le aziende balneari che non riescono a ottenere il rinnovo della concessione si calcola “sulla base delle scritture contabili” o “di perizia giurata redatta da un professionista abilitato, che ne attesta la consistenza”. L’indennizzo, peraltro, è “a carico del concessionario subentrante” per “la perdita dell’avviamento connesso ad attività commerciali o di interesse turistico, del valore residuo dei beni immobili oggetto di investimenti per l’esercizio dell’impresa”. Sono esclusi dal calcolo i beni abusivi.

Aggiornato il 24 maggio 2022 alle ore 12:11