Chi vogliamo essere?

La vittoria elettorale del centrodestra è indicativa per l’Europa oltre che per il nostro Paese. Di che? Di un risveglio nazionalista. Hanno compreso benissimo gli avversari del centrodestra. Si tratta della nazione. Perfino del nazionalismo. Esattamente del famigerato e basilare “interesse nazionale” e della famigeratissima “sovranità”. I tentativi di sporcare la sovranità definendola sovranismo stanno fallendo quantunque si acutizzino, direi: stanno fallendo perché si acutizzano. Quanto massimamente si opprime la sovranità nazionale essa si ribella e tenta di sopravvivere. Chi sono gli immiseriti perdenti di queste rilevanti contese elettorali: gli antinazionali, gli europeisti atlantisti passivi. Dico “passivi” giacché non si tratta di non essere europeisti ed atlantisti, si tratta di non esserlo da cani addomesticati quasi che ogni decisione purché venga dall’unione europea o da oltre atlantico debba essere accolta. Ma quando mai è accaduto un asservimento del genere se non negli Imperi e nel colonialismo!

Deve sussistere un margine di sovranità nazionale per il semplice fatto che una nazione sa meglio che dall’esterno in che risiede il proprio interesse. Diceva Adam Smith che l’impresa privata ha questa connotazione: l’imprenditore sa meglio provvedere al suo vantaggio dell’intervento estraneo. Ciò non significa essere contro organismi sovranazionali, significa non accettare organismi antinazionali. È il punto essenziale di quanto sta accadendo.

Il popolo avverte che gli organismi sovranazionali non necessariamente fanno il bene per la sua nazione. Esiste una ventata di sovranità, bisogna coglierla, moderarla, non renderla “autarchica” ma non vaneggiarla. Occorre essere europeisti il che non equivale essere unioneeuropeisti. Unione europea ed Europa non sono il medesimo. Significa? Riprendere la civiltà europea. Significa? Cultura umanistica, civiltà classica, valore estetico. Ritorno alla natura naturale. Comprensione della civiltà robotica ma all’interno dell’umanesimo non sostitutiva dell’uomo. Ci stiamo volgendo ad una protesi disumanizzata dell’uomo, una entità esterna all’uomo, quasi che la società potesse fare a meno dell’uomo e sostituirlo o con un uomo eterodiretto o con mezzi tecnici robotico artificialmente intelligenti nanotecnologizzati.

Se il centrodestra comprende che si tratta non di una semplice vittoria ma di una lotta per riumanizzare l’uomo sarà un compito storico, di civiltà. Ovviamente ciascuno di noi deve spendere l’anima, perderla, donarla per questo scopo: impedire la perdita del valore umanistico dell’individuo come entità senziente in prima persona appartenente alla natura naturale, ad una civiltà storicamente riconoscibile. A continuare come negli anni passati avremmo finito con non sapere chi eravamo, che mangiamo, a che civiltà apparteniamo, che colore abbiamo, se siamo a Canicattì o in ombra a Vienna, trisessuali.

Calma, calma, io sono io. Dunque, per il momento, felicissimi della vittoria. E da questo momento, Europa umanistica, riumanizzazione dell’Europa, nazione per nazione. Individuo per individuo. Cominciando dalla scuola. Rimessa in circuito della cultura umanistica. Siamo in una fase di espansione mondiale dei mezzi produttivi, inarrestabile. Ciò non deve trascinare al soccombere delle specificità e dell’uomo “naturalestorico” sostituito dall’entità “innaturaleastorica”! Basilare la chiarezza dei fini. Chi vogliamo essere?

Aggiornato il 27 settembre 2022 alle ore 16:42