Moratti guarda a sinistra, il Pd la snobba

La Lega, al posto dei consueti “bacioni”, opta per un “auguroni”. Per tagliare i ponti con il passato basta poco. Se poi dentro al minestrone c’è un pizzico, anzi, più di un pizzico di personalismo spinto, il più è fatto. Letizia Moratti fa la sua scelta e vira verso il Terzo Polo. Un annuncio che segue un timing scientifico, dopo le dimissioni annunciate all’inizio di questo mese, con cui rimette le deleghe di vicepresidente e di assessore al Welfare di Regione Lombardia”, sulla scorta di “un forte segnale rispetto alle lentezze e alle difficoltà nell’azione di questa Amministrazione, che a mio avviso non risponde più all’interesse dei cittadini lombardi”.

Moratti, adesso, per la corsa al Pirellone guarda a sinistra. Che il suo d’addio fosse dovuto a una bega di condominio, era roba chiara pure a chi discerne di massimi sistemi al bar. Anche perché il centrodestra, salvo sorprese, ha ormai chiara la strategia: dopo la vittoria alle Regionali siciliane di Forza Italia (con il successo di Renato Schifani), bisognava capire cosa fare per la chiamata alle urne di Lazio e Lombardia. Nel primo caso, il candidato sarà indicato da Fratelli d’Italia. Nell’altro, l’identikit è in orbita della Lega, con il placet di FdI. Quindi i conti con l’oste sono presto fatti: riconferma per l’attuale governatore, Attilio Fontana. A Letizia Moratti, rimasta fuori da qualsiasi casella ministeriale sul fronte del Governo, e con un livello di rosicamento abbastanza alto, non rimangono che i saluti e una corsa frettolosa per salire sul carro del Terzo Polo.

“Agli amici del Pd dico solo questo: è cambiato lo scenario. Non c’è più il centrodestra, c’è una destra-destra al Governo del Paese e questo obbliga tutti noi, me stessa in primis ma anche loro, a una revisione del nostro posizionamento – confessa Letizia Moratti a Repubblica – e rivelo una cosa: in queste ore molti del Pd mi stanno chiamando, e non parlo solo di quelli che si immagina più facilmente… Stimo molto Cottarelli, sono in contatto con lui così come con tanti altri interlocutori. Ma sono scelte che non mi competono, si tratta di decisioni che deve prendere il Pd”. Così, tra un salto della fossa e l’altro, l’ex sindaco di Milano dice “questa è una destra che, a furia di alzare muri, ci chiude tutti in un recinto… Ci vuole un approccio nuovo, una sintesi innovativa tra riformismo e pragmatismo”.

Mentre per il Partito Democratico, difatti, si fa il nome di Carlo Cottarelli come candidato per lo scranno più alto del Pirellone (chissà che ne penseranno gli alleati di oggi e di domani, per dubbi chiedere al Movimento Cinque Stelle e sinistra varia), Vinicio Peluffo, segretario del Pd lombardo, confessa che la candidatura di Moratti “non è un’opzione e anche dall’assemblea è uscita questa indicazione. Non credo possa funzionare che c’è qualcuno che decide anche per gli altri. Siamo disponibili a confrontarci, ma non vogliamo imporre niente a nessuno, né farci imporre niente da nessuno… Noi Letizia Moratti non la sosteniamo”. Di contro Licia Ronzulli, presidente del Gruppo di Forza Italia al Senato, specifica: “Attilio Fontana sarà il candidato del centrodestra”. E su Moratti nota: “C’è abbastanza rammarico… per la scelta di candidarsi con uno schieramento che in questo momento è posizionato a sinistra con due leader che arrivano dal Pd”.

Qualcuno, in questo scenario, si domanda cosa farà Forza Italia. Gli Azzurri, a meno che non siano colti da quella sindrome di doloroso autolesionismo meglio noto come tafazzismo, rimarranno al loro posto, senza puntare a operazioni da figli dell’arcolabeno che potrebbero rappresentare delle vere e proprie mine kamikaze anche per proseguo nella coalizione di Governo. I sondaggi non sono benevoli: non ci vuole molto per perdere quota.

E Moratti? La sua decisione punta a togliere voti a Fontana, non correre per vincere. Ma così facendo non fa altro che spianargli la strada per raggiungere in solitaria il traguardo finale, visto che lo stesso centrosinistra non sa più che pesci prendere. E l’ex assessore regionale potrebbe abboccare con tutte le scarpe, dopo una inversione a U che di politica, con la “P” maiuscola, ha ben poco.

Aggiornato il 07 novembre 2022 alle ore 18:19