Giorgia Meloni per i trentenni come Jacopo

La nomina di Giorgia Meloni come presidente del Consiglio e la formazione del governo di destra hanno avuto l’effetto di scoperchiare il verminaio della corruzione, malapolitica e disfacimento che attanaglia l’Italia. Gli scandali si susseguono e, forse, neppure riusciamo ad averne l’esatta percezione, poiché in questi anni hanno funzionato la manipolazione e il bavaglio, per cui nessuno protesta e pochi si ribellano mentre le notizie, le inchieste e i fatti criminosi si susseguono. Vige una sorta di assuefatta accettazione, un ineludibile decadimento dei valori e della storia italiana imposto dalle politiche immigratorie, falsamente solidali e sessiste liberiste della sinistra allargata a quel Parlamento che anche laddove non sostiene non si oppone. Giorgia Meloni contro tutti?

Certa è la risposta che la prima premier donna diede proprio al leader della coalizione, Silvio Berlusconi, quando il presidente azzurro fu sorpreso in aula con un foglietto in cui aveva appuntato le spigolosità del carattere di Giorgia. E lei, incalzata dalla stampa, replicò: “Però non sono ricattabile”. C’è da pensare che la coincidenza della sua nomina con il venire a galla di una quantità enorme di malefatte, ingiustizie e iniquità dipenda proprio dalla “non ricattabilità” del neo primo ministro, che si può permettere di far circolare fatti e inchieste senza temere per sé, per la sua posizione e per il partito. Anzi, Giorgia cresce in consenso e stabilità.

Non sono affatto d’accordo con chi di centrodestra considera la manovra al vaglio tiepida e in continuità con il governo Draghi. Si poteva fare di più, ovvio, ma in un mese ribaltare l’impostazione avrebbe voluto dire scatenare l’opposizione con l’effetto di regalare la protesta e la piazza all’avversario, che invece Giorgia tiene per il collo. Niente male. Unica critica meritevole è semmai quel concetto di “ricchi” e “poveri”, ossia la manovra Meloni è nel solco delle ottuse politiche solidali incentrate su una solidarietà e povertà che ha determinato il più vile e canceroso assistenzialismo, mentre a soffrire sono proprio i ceti medi, i definiti “ricchi” – non i ricchissimi – di quella parte della società smantellata, silenziata e travolta di tasse e inflazione. E qui Giorgia Meloni dovrà fare molta attenzione in futuro, perché quello è proprio il suo elettorato, non solo di destra, ma di quel ceto medio-borghese che l’ha votata togliendo voti a Forza Italia e Lega e scavando persino nel centrosinistra. Seguire questo consenso, oltretutto, significa per la giovane leader spostarsi al centro, dove già si registrano manovre.

Quello, dunque, che preoccupa è la crescita di un legame stabile e un’alleanza forte tra Giorgia Meloni e il ceto medio, che deve risorgere per far risorgere l’Italia e spazzare via il marciume che ha divorato il paese senza affrontare singolarmente i capitoli della devastazione. Non immigrazione, reddito di cittadinanza, speculazione, malaffare, ma un cambio di guida e di mentalità che riguardi la futura classe dirigente puntando ai giovani e ai non corrotti. Insomma tanti e tante Giorgia Meloni, abbastanza giovani, non invischiati, determinati, non ricattabili e con idee chiare rispetto al passato conservatore e al presente liberticida con il Gender progressista che ha travolto il mondo.

Non sarà facile. Ma la leader di Fratelli d’Italia ha chiaro il concetto ed è sulla strada giusta. Il caso Aboubakar Soumahoro, il sindacalista etiope che si piccava di non avere ricevuto dalle neo premier il “lei”, dimostra il livello di cancrena parlamentare. Perché Soumahoro era lì, trapres gli scranni, dettava legge, accusava mentre le aziende in capo alla moglie e alla suocera intascavano milioni di euro oltretutto per tenere i poveri lavoratori migranti nell’indigenza più dequalificante. E chiunque osasse reagire a questa pericolosissima “mafia istituzionale” veniva accusato di razzismo. Facile trucchetto. Poiché in Italia finora due truffe hanno funzionato: l’accusa di fascismo e di autoritarismo. E Aboubakar Soumahoro si è solo sospeso. Benissimo ha fatto Giorgia Meloni a far parlare i fatti e tenere alta la testa e ferme le idee, ma attenzione. Perché se pensiamo che i vari Aboubakar si sentano colpiti cadiamo nella loro rete. Intanto con l’esagerata scusa dello sfruttamento puntano a politiche e investimenti che aumentino ancora di più il flusso di denaro, di investimenti, di sostegni e altre cooperative sono pronte ai rifinanziamenti e alla raccolta di fondi. Con Mafia Capitale sappiamo che sono disseminate ovunque. Come la rete dei Caf per i Redditi di Cittadinanza, come tutto. Allora qual è il problema?

Il problema di Giorgia Meloni è trovare una classe dirigente valida al suo fianco. Il governo c’è, ma ora chi porta avanti le sue politiche? E questa rete non si crea dall’oggi al domani. Significa dare valore, merito e ruolo a chi in questi anni è stato straziato, esiliato e accusato e anche di favorire una nuova Italia istituzionale, dirigente, professionale, che nulla abbia a che vedere con chi fin qui ha divorato la fama e il benessere. Quelli che la sinistra e i 5 Stelle chiamano “i poveri” sono i loro “fannulloni sostenuti” pronti a scattare come in Ucraina e a mettere a ferro e a fuoco il paese. Senza nessun riguardo per la storia e le vite per difendere “la libertà bolscevica”. Nel mio libro (Jacopo Fanfani. L’ultimo nipote, Gruppo A.V.Italia Srl) spiego ogni passaggio. Perché “è un progetto” che viene da lontano.

Mio figlio Jacopo ieri avrebbe compiuto trent’anni. Mancano tanti giovani sani, forti, talentuosi, “uccidere un avversario non è reato”. Uccidere nei modi che abbiamo visto anche ieri sera a “Fuori dal coro”, la trasmissione di Mario Giordano che ha mostrato il livello di diffusione di alcol, droga, comportamenti a rischio, violenza, rabbia e decadimento di giovani travolti e svuotati. Il compito del governo è fermare questa mattanza, restituire alla giustizia la sua verità, liberare i perseguitati e consentire a chi valori e identità di vivere e operare secondo modelli sani e moderni.

Quando andai alla Procura di Roma a ritirare il fascicolo sulla vicenda di mio figlio il pomeriggio stesso mi recai a un convegno in cui la giovane Giorgia Meloni scalava i primi passi. Le chiesi di difendere la memoria di Jacopo. Si mise una mano sul cuore, da patriota, e disse: “È un onore”. Non ci siamo più viste, ma dove è arrivata ha questo segno. Ora deve difendere tanti altri ragazzi come Jacopo, che non devono morire accusati, offesi e calunniati, ma devono rappresentare la classe nuova italiana. Con il cuore, il talento e la fiera bellezza dei loro ideali. In nome e in memoria dei “cavalieri del cielo”, i tanti giovani uccisi negli incidenti, nelle risse, negli agguati, nelle notti rotte, sudice e pagane. Infine, sul Circeo e tanti altri casi? Ho ragione. Anzi, ragionissima. Come spiego in quattrocento pagine.

Jacopo Fanfani. L’ultimo nipote – Storie, fatti e personaggi di cinquant’anni di Repubblica di Donatella Papi, Gruppo A.V.Italia Srl

Aggiornato il 01 dicembre 2022 alle ore 15:22