Pd, Antonio Decaro “vota” Bonaccini

Antonio Decaro pronuncia il proprio endorsement in favore di Stefano Bonaccini. Il sindaco di Bari usa parole come “rottamare”, care al primo Matteo Renzi e sostiene che sia arrivato il tempo in cui “un governatore o un primo cittadino a prendano le redini del Partito democratico”. Dimenticando, con tutta evidenza, che entrambi i profili hanno già guidato il partito. Le esperienze di Nicola Zinagretti e dello stesso senatore di Rignano sull’Arno lo dimostrano chiaramente. In un’intervista a Repubblica sulla corsa alla segreteria Pd, Decaro punta sugli amministratori. “C’è una classe dirigente – afferma – nata e cresciuta nei territori che ha già dimostrato di saper battere le destre, che guida da anni regioni e comuni, dove si vince, al contrario di quanto accade alle elezioni politiche”.

Il primo cittadino barese immagina un “trittico” con Bonaccini (unico finora ufficialmente sceso in campo con Paola De Micheli) e i sindaci Dario Nardella e Matteo Ricci. I sindaci, afferma, “devono fare sintesi e convergere tutti su un amministratore locale, non ha senso che il fronte si divida. Sono settimane che sto provando a convincere i tre di noi scesi più o meno in campo – Bonaccini, Nardella e Ricci – a unire le forze per dare maggiore vigore alla nostra battaglia. Ufficialmente, a oggi – aggiunge – è candidato solo Bonaccini, ma sono validi tutti e tre e se tutti gli amministratori si unissero intorno a uno si potrebbe fare ciò che doveva esser fatto già tanto tempo fa, ossia azzerare le correnti”.

Il messaggio è evidente: unirsi intorno al nome del governatore dell’Emilia-Romagna. Il passaggio successivo è ancora più palese. Suona come un altolà all’unica competitor in grado di impensierire Bonaccini: Elly Schlein. “Bisogna fare – aggiunge Decaro – una rivoluzione gentile. Rottamare le correnti, non gli esponenti politici”. Parlando di Schlein, dice: “Io Elly l’ho vista crescere, ho con lei un rapporto personale e spero che si candidi perché è un valore aggiunto. Ma sono un amministratore e penso che ora tocchi agli amministratori prendere il partito per mano perché sanno parlare al Paese”.

Irene Tinagli non condivide l’approccio di Decaro. Per la vicesegretaria uscente del partito prima vengono i programmi. I nomi devono arrivare solo dopo. “Questa – sottolinea – è la fase costituente, significa che si parla dei temi. È quello di cui io sento il bisogno e penso anche tanti elettori. Mi sembra che il dibattito sulle idee sia forse un po’ mancato in generale, non nel Partito democratico. Basta guardare l’Italia, nella politica italiana. Credo che dovremmo tornare a parlare un po’ di più di idee, di politica economica, di politica sociale. In un momento così difficile e delicato ne abbiamo veramente bisogno perché sta cambiando completamente il paradigma”.

Irene Tinagli, presidente della commissione Econ al Parlamento europeo, ritiene prematuro l’appoggio a uno o l’altro candidato. “È ancora presto, prestissimo. Le candidature si chiudono a fine gennaio. Ben vengano tante candidature perché sono un segno di vitalità di questo partito, ci sono tante personalità bravissime straordinarie che possono dare un bel contributo a rendere questo congresso interessante e appassionante”. Ora è il “momento di fare una rielaborazione delle nostre strategie di crescita, di crescita economica, di come affrontiamo i problemi sociali. Quindi io sono contenta che il Partito democratico abbia adesso questi due-tre mesi di riflessione. Mi auguro che siano fruttuosi. Noi ci impegniamo perché ci sia questo stimolo a portare avanti delle idee nuove, poi sui nomi ragioneremo dopo quando sarà il momento”.

Aggiornato il 01 dicembre 2022 alle ore 13:33