Pd: salva con nome

giovedì 1 dicembre 2022


Già è stravagante che il dibattito pre-congressuale del Partito Democratico non si svolga nelle sezioni (pardon: nei circoli), ma dalle pagine del quotidiano “la Repubblica”, e su qualche altro giornale. Poi, l’occhio cade su un’”idea” del sindaco di Bologna, Matteo Lepore: “Compagni, chiamiamolo partito del lavoro”.

Ideona. Si potrebbe sospettare che sia colpa della sintesi forzata di un titolo. Invece no. Tre, quattro cartelle proprio per questo. Il finale è perfino lirico: “Ci servono coraggio e idee chiare da cui partire. Oggi, io ne propongo una, sperando possa fare discutere dentro e fuori. Aggiungiamo al nome Pd la parola ‘lavoro’, per affermare chi siamo e dove vogliamo andare. Ritorniamo alla terra e alla vita reale. Inauguriamo un tempo nuovo, ci farà bene. Per le persone, per l’Italia e il suo futuro”.

C’è però una intuizione: la necessità di tornare “alla terra, alla vita reale”. Terra magari anche in senso letterale: quella di zapparla. E la conferma di un “veto” togliattesco: Emiliani, ottimi amministratori, ma mai dar loro le redini del Partito. Cronaca e storia dicono quanto ci abbia visto giusto, in questo.


di Valter Vecellio