Pd, Bonaccini: “Mai più sei mesi per fare le primarie”

Stefano Bonaccini torna a criticare i vertici del Partito democratico. L’oggetto della polemica riguarda le primarie. “Se divento segretario – attacca – una cosa la cambiamo: sei mesi per fare le primarie mai più. Sto girando come tutti gli altri, stiamo cercando di fare in modo di coinvolgere più gente possibile sperando che sia, e lo sarà, una festa della democrazia”. Il presidente dell’Emilia-Romagna e candidato alla segreteria del Pd, parla a margine di un convegno. “Verrà a votare quanta gente verrà – dice Bonaccini – ma noi ci stiamo dando da fare perché ne venga il più possibile. Se però lo chiedete agli altri partiti loro non sanno che rispondere: noi siamo oggettivamente gli unici che chiamano tanta gente a scegliere chi li guiderà, non mi permetto di giudicare quello che fanno gli altri in casa loro, ci mancherebbe, dico solo che vado orgoglioso di stare in un partito che ancora una volta chiama a scegliere chi dovrà guidare il Pd”. Nel corso di Omnibus, su La7, Bonaccini invita gli altri tre candidati alla collaborazione. “Se dovessi arrivare primo nella corsa alla segreteria e fare il segretario – chiarisce – chiederei a tutti e tre gli altri candidati se vogliono dare una mano. Ho guidato per sei anni il Pd in Emilia-Romagna, prima di fare il presidente e per sei anni ho guidato il partito unitariamente, con i miei due sfidanti alle primarie del 2009 che dal giorno dopo entrarono in segreteria e condividemmo insieme la gestione del partito”. Allo stesso modo “se diventano segretario Elly Schlein, Gianni Cuperlo o Paola De Micheli, io, se vogliono, darei una mano e lavorerei per il partito come e più di prima”.

Secondo Bonaccini, “la disoccupazione è una delle prime fonti di ingiustizia. Colpisce in particolare le categorie socialmente più fragili: i giovani e le donne. Se il Reddito di cittadinanza ha risposto al bisogno di una misura universale di contrasto alla povertà, non ha però risposto a quello altrettanto cruciale di aumentare l’occupabilità delle persone, a partire da chi è disoccupato o in cerca di una prima occupazione”. Lo scrive su Facebook il governatore. “Esiste uno strumento essenziale – aggiunge – per prevenire e contrastare la disoccupazione: la formazione. Le persone formate sono più attrezzate per entrare e rimanere nel mercato del lavoro, con una migliore occupazione”. “Per questo motivo, se sarò eletto segretario il Pd si impegnerà per: realizzare un grande piano di formazione di massa, continua e personalizzata; riformare e non cancellare il Reddito di cittadinanza, per affiancare alla misura di contrasto alla povertà il sostegno effettivo ed efficace all’occupabilità delle persone; istituire il Reddito di formazione: garanzia di un reddito equo durante i percorsi di formazione”. Bonaccini affronta la questione relativa ai rientri cosiddetti “eccellenti”. Il riferimento è in particolare, a Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema. “Io – spiega – non ho detto a nessuno di tornare. Io non impedisco a nessuno di venire, se vuole entrare nella grande famiglia del Pd, perché abbiamo perso troppa gente, ma non mi interessa il tema degli ex dirigenti, mi interessano milioni di italiani che non votano più il Pd”. 

Intanto, un altro candidato, Gianni Cuperlo, bacchetta Enrico Letta. “Il congresso – dice – così non va, è evidente. Ma noi non abbiamo necessità di scrivere un nuovo programma di governo ora. Dobbiamo avere finalmente una discussione di verità rinviata per troppi anni sulle ragioni per cui abbiamo perso sei milioni di voti. In gioco c’è la collocazione di questo partito nella politica dei prossimi anni. Serve chiarezza di posizioni e proposte”. In un’intervista al Fatto Quotidiano, Cuperlo critica aspramente lo statuto del Pd: “Sembra che l’abbia scritto il dottor Stranamore, per quanto è barocco. Va cambiato in fretta, e in profondità”. In merito alla votazione sulla Carta dei Valori del partito: “Noto che il 2007, ossia l’anno di fondazione del Pd, è lontano. Nel frattempo, abbiamo avuto una crisi finanziaria nel 2008, la pandemia e una guerra nel cuore dell’Europa. Il punto non è mettere in discussione valori fondanti, ma ammettere che spesso non siamo stati all’altezza di quei valori. Dobbiamo discuterne senza maschere, trasformismi e caricature”.

Aggiornato il 18 gennaio 2023 alle ore 17:08