Csm, eletti 9 candidati su 10, ma scoppia il “caso Valentino”

mercoledì 18 gennaio 2023


Una nuova votazione per il decimo componente si terrà il 24 gennaio. Dei 10 candidati laici da mandare al Consiglio superiore della magistratura, il Parlamento convocato in seduta comune ne elegge solo 9. Il nome indicato da Fratelli d’Italia all’ultimo momento, cioè a metà elezione, quello di Felice Giuffrè non ottiene i numeri necessari. Gli altri che ce la fanno sono: Isabella Bertolini (521 voti), Daniela Bianchini e Rosanna Natoli (con 519 voti) in quota FdI; Roberto Romboli per il Pd, che risulta il più votato con 531 preferenze. Mentre quello che ne ottiene meno è Ernesto Carbone, indicato da Azione-Iv, con 399 consensi. Sul suo nome infatti non regge l’intesa con il M5s. Ma passano anche Claudia Eccher (519), Fabio Pinelli (516) per la Lega e Michele Papa (506) indicato dal Movimento 5 stelle. Le Camere dunque dovranno tornare a riunirsi per eleggere un solo componente laico.

La seduta è convocata, per l’appunto, martedì prossimo, alle 16. L’elezione dei 10 laici fa esplodere il caos nella maggioranza. E a scatenare le polemiche è la candidatura di Giuseppe Valentino, penalista calabrese già sottosegretario alla Giustizia. Fratelli d’Italia lo indica per giorni come nome sul quale puntare per la vicepresidenza dell’organo di autogoverno dei magistrati, senza che nessuno avesse nulla da ridire. Ma è quando i parlamentari cominciano a votare nell’Aula di Montecitorio, attrezzata per l’occasione, che ci si ricorda come Valentino risulti indagato in un processo di ‘ndrangheta, conosciuto come “Gotha”, tirato in ballo da un collaboratore di giustizia nel 2021. La notizia, pubblicata su alcuni siti durante la chiama e sottolineata dagli esponenti pentastellati che annunciano l’intenzione di non votarlo, sembra mandare per aria l’accordo raggiunto faticosamente dopo giorni di intensa trattativa all’interno della maggioranza e tra maggioranza e opposizione.

E all’indomani dell’arresto del boss Matteo Messina Denaro con la premier Giorgia Meloni volata a Palermo per dire che contro la criminalità organizzata sarà lotta senza quartiere, “Fratelli d’Italia questo cedimento non può proprio permetterselo”, si osserva da più parti nel centrodestra. E allora scatta lo stop al voto. I parlamentari di FdI vengono invitati a non rispondere alla prima chiama anche se per alcuni è troppo tardi. Nella maggioranza in molti si sono già espressi, ma si spera ancora di poter rimediare. Così si tratta ancora una volta tra tutti i protagonisti, presenti stavolta in Transatlantico, e alla fine sui telefonini di senatori e deputati del centrodestra compare un altro invito: votate per Felice Giuffrè, ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico a Catania, invece che per Valentino. Ma ormai è caos e alcuni parlamentari azzurri osservano che questo “con Niccolò non sarebbe mai successo”, sottolineando come nelle scorse legislature la partita delle scelte per il Csm la giocasse sempre Niccolò Ghedini con “ottimi risultati”.

Poi arriva la notizia della rinuncia di Valentino a candidarsi e le votazioni riprendono. Lui si difende da ogni sospetto e parla di “fango” che gli è stato gettato addosso, mentre i vertici di Fratelli d’Italia inviano note a sostegno del collega di partito, ex senatore, nonché presidente della Fondazione di Alleanza nazionale dal 2017. E mentre i parlamentari tornano in Aula a esprimere le proprie preferenze si fanno i conti: su Giuffrè non è facile raggiungere il quorum richiesto visto che quasi tutti i senatori e molti deputati avevano già votato per Valentino. Sugli altri 9 candidati, invece, l’intesa sembra reggere visto che si è riusciti anche a rispettare il dettato dell’ultima riforma del Csm per prevede il rispetto dell’equilibrio di genere. E a mettere in campo più donne alla fine è il partito della premier.


di Redazione