Cospito, Palazzo Chigi: “Lo Stato non scende a patti con chi minaccia”

Desta apprensione la pericolosa mobilitazione degli anarchici a sostegno di Alfredo Cospito. Il risultato è stato allarmante: una molotov è stata lanciata contro un distretto di polizia a Roma. L’ultima di una serie di azioni contro le sedi diplomatiche italiane di Berlino e Barcellona, un ripetitore incendiato a Torino, i disordini per le strade del quartiere romano di Trastevere, con 41 denunciati. Davanti al carcere di Bancali, a Sassari, è andato in scena il sit-in di un centinaio di anarchici con un impianto stereo che ha trasmesso musica a tutto volume, “perché Alfredo senta che siamo qui per lui”. Le formazioni legate alla A cerchiata si sono fatte vive anche per corrispondenza, come da tradizione. Una lettera è stata indirizzata al direttore del Tirreno Luciano Tancredi: dentro un proiettile e un foglietto con la frase: “Se Alfredo Cospito muore i giudici sono tutti obiettivi. Due mesi senza cibo fuoco alle galere”.

Ma la linea di Palazzo Chigi non cambia. “Lo Stato non scende a patti con chi minaccia”. Viene considerata improbabile la strada che porta alla clemenza per il 55enne detenuto col 41 bis nel carcere di Sassari. “Azioni del genere – assicura la Presidenza del Consiglio – non intimidiranno le istituzioni. Tanto meno se l’obiettivo è quello di far allentare il regime detentivo più duro per i responsabili di atti terroristici”. Non ci sta il legale dell’anarchico, Flavio Rossi Albertini, che evoca il dibattito sulla linea della fermezza per il sequestro di Aldo Moro: “L’esecutivo sembra fermo al marzo del 1978. Qui non si discute se cedere alle pressioni ma se ricorrono le condizioni per mantenere il mio assistito al 41 bis”. Cospito è arrivato al 102° giorno di sciopero della fame: ha perso 40 chili, è anche caduto fratturandosi il setto nasale e le sue condizioni di salute, ha riferito il Garante nazionale per le persone private della libertà, Mauro Palma, sono “in progressivo deterioramento”. Da qui la richiesta di trasferirlo “in tempi rapidi” in un altro carcere, dotato di una struttura “in grado di garantire un immediato intervento” sanitario se la situazione dovesse peggiorare. Angelica Milia, il medico di fiducia dell’uomo, ha rilanciato l’allarme: “ha valori di potassio molto bassi e ha perso un ulteriore chilo, ora pesa 73 chili. Abbiamo aumentato la terapia per evitare aritmia e fibrillazione cardiaca che potrebbero essergli fatali. Va trasferito in una struttura adeguata”. In effetti, una delle possibilità in campo è proprio il trasferimento.

Si tratta di un atto amministrativo disposto dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, sulla base di un parere medico. Non si toccherebbe la pena, che resta il carcere duro. Il legale ha presentato un ricorso in Cassazione contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma che ha respinto un reclamo contro l’applicazione del 41 bis per 4 anni. L’udienza sul caso è stata anticipata al 7 marzo per l’anarchico che sta scontando condanne per la gambizzazione nel 2012 del dirigente di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi e per l’attentato del 2006 alla Scuola allievi Carabinieri di Fossano. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, domani in commissione Giustizia della Camera risponderà a interrogazioni parlamentari sul caso. Il Guardasigilli ha assicurato che segue “con la massima attenzione” la vicenda, ricordando come spetti all’autorità giudiziaria poter disporre di una sospensione della pena o chiedere al ministro una revoca del regime speciale. E dai magistrati – al momento – non sono arrivati segnali. L’escalation di azioni anarchiche ha però ulteriormente irrigidito il Governo di centrodestra.

Nel corso della settimana il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il capo della Polizia, Lamberto Giannini e i vertici degli apparati di sicurezza faranno il punto. Ci sarà un innalzamento della tutela per gli obiettivi sensibili, oggetto della campagna di attacchi degli anarchici. Già da tempo è proprio da questa galassia che arrivano le maggiori insidie all’ordine pubblico: attentati, incendi, sabotaggi. Il monitoraggio del web e dei canali social usati per comunicare è costante. I legami con gruppi di analogo orientamento in Grecia, Spagna, Germania, Francia e Sudamerica sono consolidati e platealmente emersi in queste settimane. “Lo Stato – ha detto Piantedosi – non si lascerà mai intimidire e condizionare da queste azioni del tutto inaccettabili, nella convinzione che nessuna rivendicazione o proposta possa essere presa in considerazione se viene portata avanti con questi metodi, ancor più se rivolti contro le forze dell’ordine”. Per il capo della Polizia Lamberto Giannini, “queste violenze e queste proteste si stanno ripetendo ed è una situazione che dovrà essere esaminata con la massima attenzione. Il fenomeno è seguito molto attentamente su tutto il territorio nazionale”.

“Da parte del Governo – ha rilevato il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida – c’è la massima fermezza a respingere ogni tentativo di intimidazione e violenza, e attenzione a non sottovalutare alcun episodio violento”. Per il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, gli attentati di questi giorni “sono la prova più evidente della necessità del mantenimento del 41 bis. Lo Stato non si minaccia e in ogni caso lo Stato non arretra e non si piega”. Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa verde, si dice favorevole alla revisione della pena. “Invito il Governo – spiega – a riflettere e a trasferire Cospito in un centro clinico, valutando l’uscita dal 41 bis non trattandosi di un mafioso e non avendo commesso omicidi”.

Secondo il senatore dem Walter Verini, bisogna “evitare da parte dello Stato che un carcerato come Cospito muoia in carcere. Trasferirlo in un carcere con un centro clinico attrezzato, come chiede il Garante dei detenuti, è giusto”. Per il legale Rossi Albertini, “non è una questione di muscoli ma di diritto, di interpretazione estensiva di una norma eccezionale. Il 41 bis dovrebbe essere applicato nei casi tassativi previsti dalla legge, è una norma di stretta interpretazione”.

Revoca 41bis e istanza a Nordio, chi decide e i tempi

Il 12 febbraio e il 7 marzo: sono due le date da segnare sul calendario che decideranno il destino di Alfredo Cospito.

La prima indica la scadenza del mese di tempo che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha per rispondere all’istanza di revoca del 41 bis presentata dal legale dell’anarchico abruzzese. Il 7 marzo, invece, i giudici della Cassazione dovranno decidere sul ricorso presentato sempre dalla difesa di Cospito contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma che ha confermato il regime del “carcere duro” per quattro anni. Si muove dunque su due piani, quello politico-amministrativo e quello giudiziario, la strategia dell’avvocato di Cospito, Flavio Rossi Albertini. L’istanza di revoca è sul tavolo del Guardasigilli dal 12 gennaio. Il 41bis era stato firmato il 4 maggio scorso dall’allora ministro Marta Cartabia su richiesta concorde della Direzione distrettuale antimafia di Torino e della Direzione nazionale antimafia, dopo che Cospito aveva fatto pervenire dal carcere “documenti di esortazione alla prosecuzione della lotta armata di matrice anarco-insurrezionalista”.

Ora Nordio a sua volta non può decidere senza un parere dei magistrati competenti. E a questo proposito, nei giorni scorsi si è svolto un incontro alla Dna a cui hanno preso parte anche le autorità giudiziarie che si sono occupate di vicende relative all’anarchico. Nell’istanza presentata al ministro, l’avvocato di Cospito fa riferimento a “fatti nuovi” non “sottoposti alla cognizione del Tribunale di Sorveglianza di Roma”, e in particolare le motivazioni di una sentenza con la quale la Corte d’Assise di Roma ha assolto dall’accusa di associazione con finalità di terrorismo tutti gli imputati appartenenti a un centro sociale di Roma, e con cui Cospito aveva avuto “confronti epistolari”. Dal momento che scopo del 41bis non è infliggere una punizione aggiuntiva ma fare in modo che il detenuto non possa impartire ordini all’esterno, l’assoluzione - nel ragionamento della difesa – suffragherebbe il fatto quelle comunicazioni non servivano manipolare una cellula esterna. “Bisogna domandarci – ha osservato il Garante nazionale Mauro Palma - se per Cospito serve il 41 bis o se per esempio non può bastare una censura rispetto ad eventuali scritti o forme di comunicazione, credo che ci siano elementi per analizzare questo ulteriore passo”.

Quanto all’altra strada, quella del ricorso in Cassazione, i tempi sono più lunghi. La Suprema Corte aveva inizialmente fissato l’udienza al 20 aprile, per poi anticiparla al 7 marzo in ragione dello stato di salute di Cospito. Se i giudici accogliessero il ricorso, annullando l’ordinanza, sarebbe probabilmente necessaria una nuova decisione del tribunale di Sorveglianza.

Aggiornato il 30 gennaio 2023 alle ore 17:59