“L’autonomia non è una bandierina elettorale”: intervista a Centinaio (Lega)

Consentire alle Regioni più in difficoltà di migliorare i servizi, mentre l’Italia è finalmente “centrale” nello scenario europeo. Gian Marco Centinaio (Lega) – vicepresidente del Senato – intervistato da L’Opinione parla di autonomia, presidenzialismo ma anche della questione dei balneari (“il Governo si è dato un po’ di tempo in più per mappare tutte le concessioni esistenti e verificare quanto incidono sul totale del litorale italiano”) e migranti (“ritengo che l’Italia abbia cambiato rotta”).

Presidenzialismo e autonomia: riuscirà la coalizione a non litigare?

Sia il presidenzialismo che il federalismo sono due punti del programma del centrodestra e siamo tutti d’accordo sulla necessità di realizzarli. L’autonomia richiede un percorso più breve, anche perché è in Costituzione da oltre vent’anni e almeno tre Regioni hanno già richiesto di vedersi attribuire alcune funzioni, quindi potrà scorgere prima il traguardo. Sul presidenzialismo, innanzitutto, bisognerà precisare meglio dove si vuole arrivare, confrontarsi con le opposizioni e gli esperti, scrivere il testo, approvare la riforma in quattro diversi passaggi parlamentari ed eventualmente con un referendum. La strada è più lunga, ma abbiamo cinque anni davanti e sono convinto che riusciremo a fare anche questo.

A tal proposito, la Lega spinge per l’autonomia: è solo un discorso elettorale, viste le imminenti regionali, o c’è altro?

L’autonomia è nel Dna della Lega dalla sua nascita, non è una bandierina da campagna elettorale. Siamo da sempre convinti che uno Stato federale possa funzionare meglio, perché consentirebbe alle Regioni di gestire risorse e funzioni in maniera più adeguata rispetto alle esigenze del proprio territorio. Non è vero che spaccherebbe in due il Paese, come paventa qualcuno. Se guardiamo in faccia la realtà, scopriamo che il Paese è spaccato in due già adesso ed è una situazione che si trascina da decenni. Con la proposta del ministro Roberto Calderoli potremo consentire alle Regioni più in difficoltà di migliorare i propri servizi, raggiungendo standard di qualità finalmente adeguati, e alle altre di gestire meglio i servizi già offerti.

In questo quadro, sul tema dei poteri speciali per la città di Roma… Sì o no? E perché?

Vale lo stesso discorso che abbiamo fatto per il presidenzialismo. Sì, ma poiché serve una legge costituzionale che richiede più tempo, non possiamo fermare l’autonomia nell’attesa di rafforzare i poteri della Capitale.

Da uno degli ultimi vertici di maggioranza è stato invocato l’equilibrio. Come si riuscirà a mantenere tranquille le frange più “calde”?

Non esistono frange “calde” o “fredde”. Siamo tutti convinti di ciò che va fatto. Questo Governo si sta muovendo molto bene in diverse direzioni. In campagna elettorale, la sinistra dipingeva scenari terrificanti se avessimo vinto le elezioni. Oggi ci ritroviamo con un’Italia centrale nello scenario europeo, tutt’altro che isolata, e con un Esecutivo che sta iniziando a fare quello che aveva promesso, senza per questo abbandonare percorsi già tracciati, come il Pnrr, gli aiuti contro il caro-energia, il sostegno all’Ucraina legato ad azioni diplomatiche per giungere alla pace. Allo stesso modo, la proposta del ministro Roberto Calderoli sull’autonomia si è evoluta, sulla base dei suggerimenti che sono stati raccolti all’interno della maggioranza e tra le Regioni, e la discussione proseguirà dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri, ancora con le Regioni e in Parlamento. Sul presidenzialismo, il ministro Maria Elisabetta Alberti Casellati ha già incontrato tutti i gruppi parlamentari per provare a tracciare un percorso condiviso. Come si può vedere, siamo tutti ben disposti al dialogo. Quello che non possiamo accettare – e lo dico come esponente della Lega – è di perdere più tempo del necessario, senza arrivare mai a una decisione o allontanandoci troppo da quanto detto in campagna elettorale. Gli elettori che hanno dato la loro fiducia a questa maggioranza non ce lo perdonerebbero.

In questa lotta di pesi e contrappesi, chi ha più da perdere tra le forze di Governo?

Se facciamo tutto bene, ci guadagnerà l’Italia e non solo questa maggioranza.

Passiamo ora a uno dei temi da lei molto sentito, quello dei balneari. Recentemente ha detto che serve una riforma. Su cosa, nello specifico? Come si salvaguarda il settore?

Il punto dirimente è capire se effettivamente le concessioni balneari rientrano nella direttiva europea conosciuta come “Bolkestein”. Questa cosa finora è stata data per scontata, ma non è detto che sia così. Possiamo riconoscere 8mila chilometri di costa italiana come “bene limitato”, tanto da essere necessaria una norma sulla concorrenza per assegnare gli spazi? Io non ne sarei così sicuro. Per questo il Governo si è dato un po’ di tempo in più per mappare tutte le concessioni esistenti e verificare quanto incidono sul totale del litorale italiano. Se ci dovessimo accorgere che lo spazio che rimane è effettivamente limitato, allora procederemo con le gare. Ma, se così non fosse, dovremo andare a spiegare agli uffici di Bruxelles che non possono applicare la “Bolkestein” in questo settore in Italia, perché – pur tutelando il patrimonio naturale costiero e marittimo – c’è ancora tanto spazio per chi vuole investire.

Infine, la questione migranti: ritiene che l’Ue abbia cambiato rotta?

Ritengo che l’Italia abbia cambiato rotta. Questo Governo sta assumendo un ruolo più attivo rispetto al passato nel provare a coinvolgere l’Unione europea nella gestione dei migranti. Sul rafforzamento delle frontiere esterne, tra le quali dobbiamo considerare anche quelle marittime e non solo quelle terrestri, su un più efficace meccanismo dei rimpatri, sulla gestione degli accordi con i Paesi di partenza e di transito, oggi a Bruxelles e in molte capitali europee troviamo più attenzione, grazie soprattutto alla determinazione del ministro Matteo Piantedosi. Anche in questo caso stiamo dimostrando serietà, coerenza (ricordo il decreto sulle Ong) e capacità diplomatica (in Europa, ma anche in Africa). È un piccolo patrimonio di credibilità che il Governo ha iniziato a costruire e che darà presto i suoi frutti.

Aggiornato il 01 febbraio 2023 alle ore 10:41