Quale via d’uscita dallo stallo sui balneari?

Il nodo da sciogliere in merito alle gare per le concessioni balneari è tutto politico. Sul piano giuridico non vi è alternativa all’avvio dei bandi. Per questo gli operatori del settore dovrebbero ragionare su come riorganizzarsi e confrontarsi seriamente col Governo circa le modalità di esecuzione delle gare, anziché avversarne la fattibilità. Lo sostiene l’avvocato Francesco Bruno nel Focus “Concessioni balneari: una possibile via di uscita dall’attuale incertezza politica”.

Bruno ricostruisce la giurisprudenza nazionale ed europea sul tema, con particolare riferimento ai pronunciamenti della Corte di giustizia europea del 2016 e quella del Consiglio di Stato del 2021, che ha fissato la scadenza automatica delle concessioni al 31 dicembre 2023 (poi prorogata, sotto alcune condizioni, al 31 dicembre 2024 dall’Esecutivo Draghi). Scrive Bruno: “Il punto oramai è meramente politico, perché a livello giuridico raramente si sono viste così tante Corti comunitarie e nazionali essere concordi su una determinata materia. Gli errori commessi sono stati innumerevoli negli anni, perché finalizzati solo a dare un calcio più in là a una lattina oramai ammaccata. Si è diffusa la convinzione che le gare segneranno inevitabilmente la morte imprenditoriale degli attuali concessionari, con gravi ripercussioni su lavoratori e turisti. Ma non ci sono ragionevoli argomenti che facciano propendere verso un tale scenario. Considerato che la politica non riesce ad accettare il quadro normativo – e le conseguenti pronunce giurisdizionali italiane ed europee – e continua a prendere tempo, è forse giunto il momento che siano gli operatori del settore a dimostrare la maturità necessaria ad affrontare la questione”.

Per esempio, “gli operatori possono unire le forze e partecipare sotto forma di raggruppamenti temporanei di imprese” per essere in grado di formulare offerte più competitive, oppure perseguire “forme più stabili nel tempo, come i consorzi con attività interna o esterna, i contratti di rete oppure dare vita a una fusione tra piccole società per crearne una più robusta”.

Aggiornato il 07 febbraio 2023 alle ore 10:43