Pd, tra il nodo delle tessere e il caso Delmastro

I candidati alla segreteria del Partito democratico sono impegnati in una guerra di cifre. L’obiettivo è rappresentato dalle Primarie del 26 febbraio, quando toccherà agli elettori dire la loro nei gazebo. Secondo il sindaco di Firenze, Dario Nardella, nella zona del capoluogo toscano sarebbe in testa Stefano Bonaccini, mentre i sostenitori di Elly Schlein danno in vantaggio la candidata in una serie di città del Nord, da Trieste a Treviso. In attesa dei dati definitivi che in tutta Italia si conosceranno il 12 febbraio, mentre nel Lazio e in Lombardia il 19 (la consultazione dem slitta per via delle elezioni che si tengono nelle due regioni), ad agitare le acque in casa democratica ci si mette anche la storia delle “tessere fantasma”. Il caso più eclatante si registra in Campania, nella zona di Caserta, dove la Commissione provinciale del Pd decide di non certificare la platea del tesseramento locale, rinviando il congresso dei circoli a dopo il congresso nazionale. La decisione, si spiega, viene presa “per la necessità di fare ulteriori verifiche sulle anomalie riscontrate finora” con il consenso di tutte le mozioni per la segreteria nazionale. Contrari solo in 2 su 13. E questo mentre il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, scrive una lettera aperta per chiedere che il Pd non diventi ciò che era la Dc, cioè il “partito delle tessere”. Irregolarità si riscontrano anche in Sardegna tanto che, sulle 150 adesioni risultate fasulle, Piero Comandini, consigliere regionale e candidato alle primarie dem nell’isola, non ha dubbi: se ci sono anomalie “dovranno venire cancellate senza tentennamenti”.

Dibattito aperto anche sul fronte delle alleanze del nuovo Pd. La candidata Paola De Micheli dice che per delinearle “ci vorrà ancora molto tempo”, mentre Berlusconi attacca accusando i dem di essere “ostaggio delle demagogie grilline”. Esplicito il leader M5s Giuseppe Conte che invita il Pd a esprimere “un’identità e una visione chiara” perché non si può chiudere il congresso “pensando di poter dialogare con tutti, con il Terzo, o meglio Sesto polo, col M5s e con chiunque ci sta”. Meglio puntare su un solo alleato e mettere in campo una politica coerente. Il paragone fatto da Renzi sulla scia di Shakira tra lui e Calenda che sarebbero una Ferrari e Roberto Speranza e l’Avs che sarebbero la Twingo, continua a scatenare l’ironia delle opposizioni. Conte osserva che forse Renzi “intendeva dire che prima di entrare in politica poteva permettersi una Twingo, adesso coi soldi dei sauditi la Ferrari”. E duro è anche Speranza: “Renzi era una Ferrari di cartone che viaggiava a destra, e infatti ci ha portato a sbattere”.

Intanto, le opposizioni puntano dritto ad Andrea Delmastro Delle Vedove. Le sue dimissioni da sottosegretario alla Giustizia, o quanto meno la revoca delle deleghe al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, sono l’obiettivo di una mozione unitaria che sta prendendo forma e che, comunque, solo dopo le regionali potrebbe essere votata (a scrutinio palese) in Aula. Un appuntamento che rischia di creare qualche imbarazzo nel centrodestra, vista la freddezza con cui finora Lega e Forza Italia si sono espressi sul comportamento dell’esponente di FdI. Anche se Silvio Berlusconi nega “inesistenti divisioni” e Matteo Salvini assicura che “la maggioranza è compatta con Giorgia Meloni” e “non si tocca” il 41 bis “sotto ricatto o sotto violenza”. “C’è una spaccatura fortissima nella maggioranza, perché FdI ha un atteggiamento bullesco, di quelli che arrivano e dicono ‘ora comandiamo noi’. Evito di parlare di fascismo. Ma nel loro caso è così”, torna alla carica il leader di Azione, Carlo Calenda, 24 ore dopo aver dato della “nazionalista semifascista” alla premier e aver appoggiato l’idea di una mozione di censura: non solo nei confronti di Delmastro ma anche per Giovanni Donzelli, che dal collega di partito ha ricevuto le informazioni sul caso Cospito, su cui ha basato l’attacco contro i dem, al centro delle tensioni di questi giorni.

Per ora ci sono due mozioni presentate alla Camera. Una di Pd-Avs per impegnare il governo a “invitare” Delmastro “a rassegnare le dimissioni da sottosegretario”. L’altra del M5s per impegnarlo “ad avviare immediatamente le procedure di revoca” della nomina. I gruppi di opposizione lavorano a un testo unitario, che poi la Conferenza dei capigruppo dovrebbe calendarizzare alla ripresa dei lavori dopo la sospensione per le Regionali e, probabilmente, dopo la nuova informativa del ministro Carlo Nordio del 15 febbraio alla Camera. A differenza dei ministri, i sottosegretari non possono essere sfiduciati direttamente. Sono nominati con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del premier, sentita la Consiglio dei ministri, e così la revoca deve passare in Cdm, e poi essere decretata dal Capo dello Stato. Ci sono vari precedenti, da Vittorio Sgarbi ad Armando Siri, e in Parlamento in questi giorni c’è chi richiama alla memoria il caso di Vincenzo Visco, viceministro dell’Economia che nel 2007 rimise la delega sulla Guardia di finanza prima che venissero messe ai voti (e bocciate di misura) le mozioni del centrodestra contro di lui. Finora Meloni ha blindato Delmastro e Donzelli, e nella maggioranza sembra chiara l’intenzione di mantenere toni bassi su questa vicenda nel rush finale verso le Regionali. Il centrosinistra, invece, prepara l’offensiva. Vari esponenti, come Angelo Bonelli (Avs) e Riccardo Magi (+Europa) hanno fatto richiesta al ministero della Giustizia per l’accesso agli atti, per avere i documenti relativi alle informazioni sui dialoghi in carcere fra Alfredo Cospito e alcuni boss (come lui al 41 bis) che Delmastro ha passato a Donzelli. “Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha dichiarato che si tratta di una scheda di sintesi del Nic (Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria) non coperta da segreto”, sottolinea Bonelli, che quindi si attende di potervi accedere quando domani si presenterà alle 11 al Ministero della Giustizia. Bonelli è anche autore dell’esposto da cui è partita l’indagine della Procura di Roma per rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio.

Aggiornato il 07 febbraio 2023 alle ore 10:28