Iscrizioni sospette a Caserta: annullato tesseramento Pd

Qualcuno nel Partito Democratico avrà gridato al miracolo. Altri, più terra-terra, si saranno grattati la testa, frastornati dal sospetto di un tesseramento gonfiato registrato nella zona di Caserta. Il tutto avviene nel quadro della corsa che porta al congresso dem e alla scelta del prossimo segretario, o della prossima segretaria, che sostituirà Enrico Letta. La gara al momento si gioca nei circoli, che devono indicare il nominativo preferito da una griglia che vede in lizza Stefano Bonaccini, Elly Schlein, Paola De Micheli e Gianni Cuperlo (non un parterre de roi, verrebbe da aggiungere). Il voto, per chi fosse interessato alle dinamiche piddine, andrà avanti sino a domenica 12 febbraio, giorno in cui quando si conosceranno i risultati. I due più votati, a seguire, andranno al ballottaggio il 26 febbraio (manca solo il voto da casa, come i quiz di una volta).

Chiusa la premessa sulle sinistre istruzioni per l’uso, torniamo a Caserta dove il dubbio è se ridere o piangere. La commissione provinciale del Pd, per via di alcune anomalie, decide di non certificare la platea del tesseramento locale, rinviando di conseguenza il congresso dei circoli a dopo il congresso nazionale. E visto che ogni azione ha una reazione uguale ma anche contraria, cade a fagiolo l’intervento di Francesco Boccia, parlamentare e coordinatore nazionale della mozione Schlein, commissario dimissionario dei dem in Campania, che dice: “Sono indignato da quello che sta succedendo a Caserta, dove in alcuni casi non c’è praticabilità di campo”. Parole, queste, a margine dello stop del tesseramento. Un “fermi tutti” che trova la sua essenza a seguito di alcuni episodi che potrebbero essere definiti singolari. Per esempio, a Sessa Aurunca si registra un boom di richieste di tessere online – quasi 1.050 – a fronte di 1.200 voti ottenuti dal Pd alle ultime Politiche. Stessa musica a Casal di Principe con oltre 100 iscritti, un terzo dei 363 voti presi alle politiche. In sostanza, in alcuni Comuni il rapporto di incidenza percentuale tra i voti per il Pd alle ultime elezioni politiche e le recenti richieste di iscrizione va dal 20 per cento a oltre il 50 per cento (fino anche al 60 per cento). “A Caserta – spiega Boccia – ci sono i commissari da 15 anni in una provincia importante, una terra che ha tanta voglia di fare, tanti giovani che vogliono partecipare e si sono rotti le scatole del modus vivendi”.

Un Boccia furiosoOmero non si rivolti nella tomba, è solo su un escamotage giornalistico – che, alla fine, fa pure i conti in tasca: “I dipendenti dei partiti sono testimonianza del nostro lavoro quotidiano e grazie a loro organizziamo il Congresso. Per questo serve il contributo degli eletti, che in Campania la maggior parte non versa. In questo lavoro da commissario, ho verificato che la maggior parte degli eletti, circa il 70-80 per cento non versano contributi al partito – racconta – i parlamentari lo fanno, parlo dei consiglieri. Non dico i nomi, ma ho allegato una lista nella relazione alla segreteria nazionale, che ho inviato insieme alle mie dimissioni da commissario, per poter agire normalmente nella mozione della candidata Schlein. Io pago 1500 euro al mese al Pd, 500 al Pd della mia Regione Puglia e contributi vari che in anno diventano altri 7-10.000 euro. In Campania – termina – la maggior parte degli eletti non versa, ci sono delle transazioni pubbliche fatte. Alcuni hanno versato, molti altri non l’hanno fatto e abbiamo mandato delle notifiche sul pagamento da fare, come si fa in tutti i partiti. Io non darei la tessera a chi non paga”.

Bene ma non Bonaccini. E nemmeno benissimo.

Aggiornato il 07 febbraio 2023 alle ore 17:09