Razzisti su Marte

venerdì 17 marzo 2023


Il mondo non è certo un ambiente ben frequentato: ci sono guerre, episodi di violenza, sfruttamento, prevaricazioni, ingiustizie, discriminazioni, ruberie, razzismo (di vario genere) e chi più ne ha più ne metta. Tutta una serie di porcherie di fronte alle quali ogni essere senziente dovrebbe ribellarsi. Poi ci sono le rivendicazioni di maniera, quella roba un po’ radical chic che sottende una certa qual ipocrisia derivante dal fatto di rivendicare a capocchia, solo per il gusto di fare opinione ovvero di riconoscersi in un certo entourage politico culturale specifico.

Una roba assolutamente di cattivo gusto che spiega implicitamente quanto delle rivendicazioni che fai non te ne impipi talmente nulla da usarle addirittura come piede di porco per accedere a quel salotto buono dell’establishment che tanto ti può dare.

Viene da pensare che il caso di Paola Egonu assomigli tanto a questo desiderio di schierarsi con la gente che conta sparando a cacchio sul razzismo che impesterebbe il nostro Paese.

Si badi bene, noi non abbiamo vissuto con la giovane pallavolista azzurra per cui prendiamo per buone le sue dichiarazioni fatte in più occasioni con le quali ha spiegato le difficoltà che ha dovuto patire per via di certi episodi di razzismo. A giudicare dal suo successo, però, prendiamo atto che le enormi sofferenze patite siano state ampiamente e brillantemente superate grazie all’enorme talento e grazie a un Paese che permette a fenomeni come la nostra Paola Egonu di emergere ai massimi livelli senza discriminazione alcuna.

Che sulla sua strada la nostra atleta abbia incontrato degli imbecilli, questo è ampiamente possibile. Ma che si generalizzi appiccicando il marchio dell’infamia razzista sul Paese che l’ha valorizzata è completamente ingeneroso.

Si dà il caso che la nostra Paola abbia recentemente giocato (dietro corresponsione di lauto e meritato compenso) nella “liberalissima” Turchia senza proferire verbo. E pare che adesso stia tornando a giocare nella “razzista” Italia (Volley Milano) per un compenso che si aggira intorno al milione di euro. Un compenso che vistosamente non si addice a un Paese razzista. A ben vedere, Wilfredo León, il fuoriclasse cubano-polacco del Perugia arriva a 1,2 milioni all’anno, Osmany Juantorena e Simone Giannelli incassano una cifra intorno ai 350mila mentre le pallavoliste donne appartenenti alla stessa categoria sono Kimberly Hill con 240mila euro e Lucia Bosetti, Malwina Smarzek, Joanna Wołosz e Myriam Sylla con 200mila euro. Più in basso Caterina Bosetti con 170mila euro, Robin de Kruijf (160mila euro) e poi Britt Herbots e Cristina Chirichella con compensi da 150mila euro a stagione.

A conti fatti non ci sembra che in Italia ci sia il Ku Klux Klan anche se, com’è naturale che sia, bisogna sempre vigilare perché le discriminazioni vengano sedate sul nascere. Tutte. E magari bisognerebbe esternare con più parsimonia evitando di drammatizzare inutilmente.


di Vito Massimano