Ma l’omosessualità non è una malattia

Martedì 21 marzo è stato pubblicato un articolo a firma dell’ottimo Riccarda Scarpa che, confesso, mi ha particolarmente infastidito. L’attacco era il seguente: “Non ho nulla contro gli omosessuali. Ogni malato merita rispetto”.

Necessito di urlare il mio più strenuo dissenso per questa affermazione. No, le persone omosessuali non sono malate. E non credo sia questo il giusto approccio per parlare di un tema tanto delicato come quello dell’utero in affitto. Anche perché la mercificazione che è alla base di questo procedimento si consuma, guarda caso, sul corpo delle donne. Omosessuali o eterosessuali che siano.

No, non c’è nulla di malato nell’essere omosessuale. Il dibattito dovrebbe essere scevro da posizioni di parte denigranti o giudicanti. Personalmente sono totalmente d’accordo con l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso, esattamente come sono favorevole all’adozione da parte di persone single (che oggi invece, possono solo prendere in affidamento dei minori senza la possibilità di adottarli… e qualcuno dovrebbe avere la compiacenza di spiegarmi che senso abbia questa limitazione). Credo anche che le procedure per l’adozione andrebbero snellite nei tempi, pur garantendo un’attenta selezione dei potenziali genitori, omosessuali o eterosessuali che siano.

Il discorso sull’utero in affitto è un altro e nulla ha a che vedere con i gusti sessuali degli esseri umani.

Il primo punto da chiarire credo che sia il finto aspetto della solidarietà che si prova a far passare con il nome volutamente fuorviante di “gestazione per altri”. Se ci fosse un aspetto solidale puro, non esisterebbe alla base una transazione economica. Se decido, per esempio, di volermi far impiantare l’ovulo già fecondato di mia sorella (o una mia amica, o persona con cui ho un profondo legame di affetto), perché lei per qualsivoglia ragione non può portare a termine una gravidanza, sicuramente non mi verrebbe mai in mente di farmi pagare. La solidarietà è sempre gratuita. Se invece sottoscrivo un contratto che viene suggellato da un pagamento, entro in un ambito di contrattazione economica. “Business is business”.

Il secondo aspetto che mi perplime è l’ambiguità e l’incongruenza nell’affrontare qualsiasi questione inerente il corpo femminile, perché oggi a tentare di parlare di biologia si viene tacciati di omofobia o transfobia. Eppure il corpo di una donna incinta produce una serie di ormoni necessari a creare sin dall’inizio della gestazione un legame profondo tra la madre ed il futuro nascituro, volto a garantire la sopravvivenza dello stesso. La violenza alla base dell’idea che il corpo di una donna incinta sia come un forno dal quale togliere una pietanza quando è pronta, senza nessuna conseguenza psicologica, mi rattrista profondamente. Soprattutto perché svaluta chi esprime un’opinione così tanto slegata dalla realtà.

Il terzo nodo da sciogliere è quello puramente economico: oggi un contratto di utero in affitto arriva fino a 100mila euro, di cui dai 10 ai 20mila vanno alla gestante (contratti che variano a seconda dello Stato dove vengono stipulati). Stiamo parlando di cifre che una esigua minoranza della popolazione mondiale potrebbe permettersi di sborsare. Esattamente come la cifra corrisposta alle madri-forni è terribilmente bassa rispetto al sacrificio che 9 mesi di gravidanza richiedono. Quali ragazze potrebbero prestarsi a questa pratica se non quelle in particolari difficoltà economiche? Davvero è progresso consentire che i più ricchi possano pagare i più poveri in una forma legalizzata di schiavitù a termine?

Non credo che l’argomento possa essere affrontato né con superficialità e meno che mai in base allo schema ideologico oppositivo destra/sinistra. Servirebbe un dibattito, serio ed onesto. L’autocritica serve a garantire l’onestà intellettuale. E non è etichettando come malati le persone omosessuali che si gettano le basi per un confronto produttivo. E che, soprattutto, tenga in considerazione la questione principale: la tutela dei minori e non la realizzazione dei desideri degli adulti.

Aggiornato il 22 marzo 2023 alle ore 16:27