Non chiamiamola più Unione europea

Il Trattato di Roma che istituiva la Comunità economica europea ebbe a determinare uno straordinario sviluppo economico dei paesi fondatori ovvero l’Italia, la Francia, la Germania, i Paesi Bassi, il Belgio e il Lussemburgo. Venne concepita come un’area di libero scambio tra le nazioni fondatrici alla quale successivamente aderirono molti altri Paesi europei per la bontà del modello di libertà degli scambi commerciali tra i Paesi membri. L’esperienza positiva della Comunità europea fu mutuata da altre aree del mondo che la attuarono in contrapposizione al modello autarchico che fu tra le cause scatenanti della Seconda guerra mondiale. “Dove non passano le merci, passano gli eserciti”. L’Unione europea nacque il 1° novembre del 1993 con il Trattato di Maastricht sottoscritto nei Paesi Bassi. Da mero accordo di libero scambio di merci e fattori produttivi la Ue in forza del trattato ambisce a diventare una vera e propria Unione di Stati.

A Maastricht, semplici funzionari della comunità stabilirono dei parametri ai quali dovevano attenersi i Paesi membri: un deficit di bilancio non superiore al 3 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) e un debito pubblico complessivo non superiore al 60 per cento del Pil. Per l’Italia e il Belgio fu riconosciuta una deroga in quanto il debito dei due Paesi superava già il 100 per cento del reddito nazionale lordo. I vincoli stabiliti non avevano alcun fondamento scientifico ma diventarono uno strumento di controllo delle finanze dei Paesi aderenti al trattato. Tuttavia, gli stessi Paesi dovevano attuare politiche di bilancio che dovevano convergere verso il contenimento di un debito pubblico non superiore al 60 per cento. Le nazioni che avevano aderito al trattato, di fatto rinunciavano alla possibilità di sviluppare autonome scelte di politiche fiscali ed economiche.

In realtà, non è l’entità del debito che dev’essere preso in considerazione ma la sua sostenibilità. Conseguire una riduzione del debito pubblico entro i parametri stabiliti avrebbe dovuto comportare politiche molto restrittive nella gestione delle finanze pubbliche. Un’altra tappa fondamentale che ci ha portato all’attuale crisi è stata l’adozione dell’euro come moneta unica e la nascita della Bce (Banca centrale europea). Per la prima volta nella storia nasce prima la moneta unica di conto senza l’unità politica dell’Europa.  Le crisi finanziarie di alcuni Paesi aderenti al sistema della moneta unica, che si sono manifestate dopo l’introduzione dell’euro, sono da addebitare al fatto che la Bce non assume più la funzione di creditrice di ultima istanza attività tipica della banche centrali nazionali preesistenti alla nascita della Banca centrale europea. L’Europa post Maastricht diventa germano-centrica e a trazione franco-tedesca e perde la funzione di solidarietà trasversale che aveva determinato il successo del mercato unico europeo. Nelle condizioni attuali o l’Unione europea, con le prossime elezioni del 2024, viene riformata oppure è destinata al definitivo fallimento!

Aggiornato il 28 marzo 2023 alle ore 11:01